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L'industria alimentare traina il made in Italy nel mondo

Secondo dati di Federalimentare, vola l'export dell'industria alimentare: +11,9% nel primo trimestre 2011.

Tecnologie
Dopo il calo del 2009, l'export del made in Italy alimentare riconquista i suoi presidi storici - Usa, Germania, Francia e Regno Unito - e guarda con interesse a mercati emergenti come Cina e Brasile. E' la situazione che emerge da una recente indagine di Federalimentare
Primo elemento d''interesse, il fatto che il made in Italy si identifichi sempre più con i prodotti dell'industria alimentare nazionale. Nel decennio intercorrente tra il 2000 e il 2010, le esportazioni dell'industria alimentare hanno messo a segno una crescita del +66,9%, con quasi 40 punti di vantaggio rispetto al +28,5% registrato in parallelo dall'export totale del Paese. 
"Nel 2010 l'export dell'industria alimentare ha sfiorato i 21 miliardi di euro, con una crescita del +10,5% sull'anno precedente", ricorda il Presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua. "Un dato ancora più promettente se si considera che il primo trimestre 2011 ha segnato un +11,9%". 
Colpisce, in particolare, la ripresa dei mercati di maggior peso, che coprono praticamente la metà (49,6%) dell'intero export dell'industria alimentare: la Germania, che segna una spinta del +6,7%, dopo il -3,4% del 2009; la Francia, con un +7,4%, dopo il -2,1% dell'anno precedente; e, soprattutto, gli Usa, con un eloquente +11,8%, dopo il -9,1% del 2009. Il quarto mercato, rappresentato dal Regno Unito, ha recuperato con un +6,4%, dopo il -6,5% del 2009. 
Tra le new entry, si segnala la ricettività di "mercati del futuro" come la Cina (+55,9%), il Brasile (+31,7%), l'Arabia Saudita (+31,6%) e la Turchia (+44,4%): ancora al di sotto delle loro potenzialità, ma con quote sempre meno simboliche, attestate tra i 100 e i 200 milioni di euro.
Ma con i tagli al programma promozionale ICE, lamenta Federalimentare, il Paese non sostiene adeguatamente gli sforzi delle aziende alimentari italiane: competiamo con l'87% di aiuti in meno della Germania e con il 70% di sostegni in meno rispetto a Francia e Regno Unito. 
Sul mercato interno, l''impennata delle quotazioni delle commodity agricole (+50% ad aprile 2011) e dei combustibili rimbalza sui prezzi alimentari al consumo (+2,2%) e mette a dura prova l'effetto calmieratore del settore alimentare in un periodo di stagnazione dei consumi. 
Di fronte a uno scenario inedito e complesso, Federalimentare teme che l'aumento delle aliquote IVA sui prodotti alimentari possa generare inflazione e penalizzare ulteriormente i consumi.
E sottolinea la necessità di riannodare un dialogo costruttivo con la GDO per creare un nuovo equilibrio nella filiera agro-alimentare e recuperare margine ed efficienza nella formazione del valore. Salvaguardando così la competitività del sistema italiano per continuare ad offrire prodotti di elevata qualità ai consumatori.
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