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Unioncamere, neoimprenditori per scelta più che per necessità

Il 34% dei neoimprenditori del 2010 si è messo in proprio per trovare o ritrovare lavoro ma il 52% per fiducia nelle proprie capacità e volontà di affermazione. Lo rivela uno studio Unioncamere.

Tecnologie
Ha tra i 31 e i 40 anni; è maschio e diplomato. In più della metà dei casi, è certo di poter contare sulle proprie capacità e sull'esperienza già acquisita per fare il grande "salto" affrontando il rischio di aprire un'impresa, lasciando magari un lavoro che non lo soddisfa. Ma un altro terzo dei neoimprenditori è stato indotto a mettersi in proprio perché ha perso o ha difficoltà a trovare un lavoro alle dipendenze.  
Questo il profilo dei capitani d'impresa del 2010, ovvero di coloro che  hanno deciso di fondare, da titolari o da soci di maggioranza, una nuova azienda, rischiando in prima persona anche investendo proprie risorse economiche. Le difficoltà a trovare un lavoro alle dipendenze oppure l'instabilità di un precedente contesto occupazionale sono state invece la motivazione principale per il 34% dei neo capitani d'azienda.  
Il ritratto emerge dall'indagine condotta dal Centro studi di Unioncamere su un campione di 5.200 imprese attive nate nel 2010 e per le quali è possibile identificare il settore di appartenenza, rappresentativo di quelle oltre 213mila "vere" nuove imprese iscritte nel corso dell'anno.  
I 31-40enni costituiscono la quota più consistente dei  fondatori di una "vera" nuova impresa nel 2010 (41,3%). Il 24,4% ha invece come fondatore un giovane meno che trentenne, il 23,4% una persona di 41-50 anni e solo il 9,7% dei neoimprenditori è un over 50.
L'iniziativa delle donne resta minoritaria, visto che solo il 26,6% delle nuove imprese è riconducibile alle rappresentanti del gentil sesso, a fronte di un 73,4% legato all'iniziativa di uomini.
La grande maggioranza dei neomprenditori ha un titolo di studio elevato: quasi il 45% è in possesso di un diploma di scuola superiore e oltre il 17% del titolo di laurea. L'elevata quota di imprenditori con titolo di studio secondario o universitario è indicativo dell'innalzamento della cultura imprenditoriale nel nostro Paese, fattore primario per la diffusione dell'innovazione nell'offerta di prodotti e servizi, anche in settori come il turismo, i servizi alle persone e il commercio. Circa il 16% dei neoimprenditori ha invece una qualifica professionale, mentre un 22,5% non va oltre la scuola dell'obbligo.
Ma cosa incide sulla scelta del mettersi in proprio? Innanzitutto la scelta di assumere su di sé il rischio d'impresa e la volontà di (ri)mettersi in gioco.
Per quasi il 27% dei neo imprenditori prevalgono fattori come l'esperienza acquisita, la consapevolezza delle proprie capacità e la convinzione di avere una idea di business innovativa. Un ulteriore 25% di persone mostra di aver deciso di mettersi in proprio spinto dall'insoddisfazione per l'attività svolta e dal desiderio di affermarsi sotto il profilo personale e professionale.  
Ma non tutti sono imprenditori per scelta. La necessità di trovare uno sbocco lavorativo, magari anche per le difficoltà incontrate nel cercare un lavoro alle dipendenze, ha infatti guidato la decisione del 24,7% dei neoimprenditori.
A questi si va ad aggiungere un ulteriore 9,3% mosso non solo da motivazioni occupazionali ma anche dalla voglia di cogliere alcune opportunità come, ad esempio, quella di lavorare in proprio per l'impresa presso la quale era precedentemente occupato ovvero di valorizzare la propria esperienza professionale in un momento in cui il lavoro alle dipendenze presenta alcune criticità.  
Un ulteriore 14,3% degli imprenditori del 2010 ha scelto di avviare l'impresa per altre motivazioni, quali, ad esempio, la tradizione familiare o la possibilità di accedere ad agevolazioni fiscali e creditizie.
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