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Unioncamere, imprese italiane sempre più rosa

Le imprese guidate da donne crescono più di quelle maschili e resistono meglio alla crisi. Unioncamere propone nuovo protocollo d'intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico ed il Dipartimento per le Pari Opportunità.

Tecnologie
Ha un'età media di 54 anni ed ha forti aspettative professionali. E' scesa in campo da pochi anni ed è più presente nel meridione. Sempre più spesso si mette in gioco per scelta e non per necessità. Resiste più della media alle ‘intemperie' del mercato mentre la sua dimensione ideale si conferma preferibilmente quella ‘micro'.
E' questo l'identikit della donna imprenditrice a capo di una delle 1,4 milioni di aziende 'in rosa' presenti in Italia che emerge dal 2° Rapporto Nazionale sull'Imprenditoria Femminile, realizzato da Unioncamere con la collaborazione del Ministero dello Sviluppo Economico e del Dipartimento per le Pari Opportunità, presentato oggi a Roma.
A metà dello scorso anno, le imprese femminili erano 1.421.085, il 2,1% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il rapporto mette in evidenza come, in tempi di crisi, le imprese femminili si siano comportate in maniera nettamente migliore di quelle maschili. Nei dodici mesi analizzati, le prime sono infatti cresciute del 2,1% (pari ad un saldo di 29.040 unità) a fronte di una crescita negativa (-0,4%) di quelle maschili che hanno perso, nello stesso periodo, 17.072 unità.
A livello settoriale, i progressi maggiori si registrano nelle attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+4.346 il saldo del periodo), del commercio (+4.129) e delle costruzioni (+4.016). In termini relativi, l'impulso più forte alla crescita dell'imprenditoria rosa nell'ultimo anno è venuto dalla componente più innovativa, quella delle società di capitale, cresciute nei 12 mesi  del 18%. In lieve riduzione, invece, la componente più tradizionale delle imprese individuali (-0,48%).
In termini quantitativi, l'imprenditoria femminile è più concentrata nelle regioni del Meridione dove, al netto delle isole, alla fine di giugno del 2010 si registra un tasso di femminilizzazione del tessuto imprenditoriale del 26,1%. A quella data, nelle sei regioni continentali risiedevano 355.754 imprese, pari al 25% di tutto l'universo imprenditoriale femminile. Includendo Sicilia e Sardegna, questa quota sale addirittura al 36%, per un totale di 512.620 unità.
A pochissima distanza segue il Nord-Ovest, dove ha sede il 24,5% delle aziende guidate da donne (348.346 unità). Il Centro Italia si ferma al 21,5% del totale, mentre il Nord-Est appare la circoscrizione in cui la donna è meno rappresentata nell'universo imprenditoriale. Qui, infatti, è rosa solo il 17,9% di tutte le imprese.
Tra le regioni, quella che ospita il maggior numero assoluto di imprese femminili è la Lombardia, dove hanno sede 191.944 aziende con a capo una donna. Curiosamente, la regione è però ultima se si guarda al peso relativo delle aziende rosa sul totale: solo il 20%. In termini assoluti, la Lombardia è seguita dalla Campania (148.803 imprese), dal Lazio (140.225) e dal Piemonte (111.705). La palma di regione a più alto tasso di femminilizzazione delle imprese va al Molise, dove sono rosa il 30,2% delle aziende. Seguono la Basilicata (27,9%) e l'Abruzzo (27,7%).
"Per rilanciare l'Italia – ha detto il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello - c'è un bisogno estremo di forze nuove e dinamiche, capaci di guardare la realtà con occhi diversi, più coraggiosi e determinati, come sono le imprenditrici che vengono fuori da questo rapporto. Le donne sono una risorsa che ancora non riusciamo a valorizzare come dovremmo e che, invece, può rivelarsi uno dei driver vincenti per il nostro sviluppo nei prossimi decenni".
"In passato – ha aggiunto Dardanello - con le politiche di sostegno e incentivazione dell'imprenditoria è stato fatto molto, anche grazie al lavoro dei Comitati per l'imprenditoria femminile istituiti in ogni provincia presso le Camere di commercio. E' tempo di rilanciare quell'impegno su frontiere nuove, con la sottoscrizione di un nuovo protocollo d'intesa tra Unioncamere e il Ministero dello Sviluppo Economico e il Dipartimento per le Pari Opportunità".
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