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Marchionne: se vincono i no, produzione all'estero

L'ad di Fiat pronto a trasferire la produzione in Canada o Michigan se il referendum dovesse avere esito negativo. Il presidente Elkann: "internalizzazione è necessità e sfida".

Tecnologie
Cresce l'attesa per il referendum sullo stabilimento Fiat di Mirafiori. E Sergio Marchionne, amministratore delegato del Lingotto, ha le idee chiare: se nella votazione dovessero vincere i no, la Fiat deciderà di investire le proprie risorse altrove.
La produzione, cioè potrebbe essere spostata all'estero, in Canada o in Michigan ad esempio.
L'annuncio arriva direttamente da Detroit, dove l'ad ha visitato ieri il Salone dell'auto. E lodato l'attitudine al lavoro del popolo canadese: "venerdì scorso – ha raccontato Marchionne - ero in Canada a Brampton per lanciare il charger della Chrysler. Ci hanno invitato a investire e aumentare la capacità produttiva. C'è un grande senso di riconoscimento per gli investimenti che abbiamo fatto là. Stanno aspettando di mettere il terzo turno, trovo geniale che la gente voglia lavorare, fare anche il terzo turno".
La visita è stata anche l'occasione per annunciare l'aumento al 25% della quota di Fiat all'interno di Chrysler, e per dichiarare che "ci sono le condizioni per portarla al 51% già entro quest'anno perchè le risorse ci sono".
La Fiat guarda sempre più all'estero, dunque. Lo confermano anche le parole del presidente John Elkann in una intervista al Corriere della Sera, in cui afferma: "internazionalizzare sempre di più la Fiat è una necessità e una sfida esaltante, soprattutto per me che ho fatto esperienze professionali e di vita in vari Paesi: È la realtà del mondo d'oggi". "Qual è l'alternativa?" si chiede Elkann.
Ma intanto, la Fiom continua a ribadire il suo no all'accordo e si dice convinta di poter "vincere la partita".
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