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Tremonti raccoglie l'allarme di Confartigianato

Tremonti fa sua la preoccupazione di Confartigianato rispetto alle professioni trascurate dagli italiani. Soddisfatto il segretario dell'associazione, Cesare Fumagalli: "Bisogna ristabilire pari dignità tra cultura classica e cultura manuale, tecnica, scientifica, imprenditoriale".

Tecnologie
"Ci sono 400.000 posti di lavoro nel settore artigianale che sono rimasti vuoti e che non vengono accettati''. Queste le parole di Giulio Tremonti, ministro dell'economia, intervenuto all'86esima edizione della Giornata mondiale del Risparmio.
Il Ministro ha fatto sue le preoccupazioni segnalate da Confartigianato negli scorsi giorni: se è vero che in Italia la disoccupazione è alta, è vero anche che determinate categorie di occupazioni non vengono prese in considerazione dagli italiani.
"C'è un'offerta di 400.000 posti di lavoro – ha sottolineato il ministro - che non vengono accettati. Certo se la prospettiva è quella di un posto fisso nelle Fondazioni bancarie, la chance di salire nella scala della disoccupazione è alta''. Il problema è che alcuni mestieri - come quello di sarto, fornaio, pasticciere, marmista – non sono ben considerati. "Ma forse – ha aggiunto Tremonti - le categorie devono essere rappresentate in maniera un po' diversa''.
Soddisfatto il Segretario Generale di Confartigianato, Cesare Fumagalli, che ha affermato: "anche il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha riconosciuto quanto Confartigianato sottolinea da tempo: il problema della disoccupazione va affrontato valorizzando le professionalità di cui oggi le imprese hanno maggiore necessità".
"Oggi in Italia – ha proseguito Fumagalli - domina un modello culturale che contrappone il sapere al saper fare, la conoscenza teorica alle competenze tecniche e pratiche. Con il risultato che i giovani non trovano lavoro e le aziende non riescono ad assumere lavoratori. La situazione è addirittura paradossale: da un lato gli imprenditori non riescono a trovare manodopera qualificata, dall'altro abbiamo 2 milioni di giovani tra 15 e 29 anni disoccupati. Bisogna ristabilire pari dignità tra cultura classica e cultura manuale, tecnica, scientifica, imprenditoriale, creare un rapporto più stretto tra scuola e aziende, rilanciare la formazione professionale e l'apprendistato, orientare i giovani nella scelta della scuola in base alle richieste del mercato del lavoro".
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