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Romani: cautela sugli introiti dell'asta digitale

Secondo il ministro Romani, le risorse derivanti dall'asta per il digitale dovranno andare a finanziare in parte anche lo stesso settore delle telecomunicazioni. Secondo indiscrezioni, il governo si aspetta di ricavare fra i due e i tre miliardi di Euro.

Tecnologie
Si è parlato spesso, ultimamente, della possibilità di utilizzare le risorse economiche derivanti dall'asta per le frequenze digitali per finanziare lo sviluppo nel nostro paese. A sostenere questa ipotesi soprattutto il ministro dell'economia Giulio Tremonti.
Ma una parziale frenata in questo senso, o almeno un invito a maggiore cautela, è arrivato da Paolo Romani, neo ministro dello sviluppo economico.
Romani, presente al convegno di Asstel a Roma, ha affermato "spero che sia un'asta con risorse per lo Stato, le più alte possibili", ma che il percorso sarà in salita. Le risorse, infatti, "dovrebbero andare non solo a finanziare ciò che il governo può immaginare utile in altri campi, una parte infatti andrebbe reimpiegata proprio per il settore delle telecomunicazioni che è chiamato ad investire".
Inoltre, ha proseguito il ministro, occorre "ricordare che ad oggi le frequenze non sono disponibili e bisogna tenere conto dei diritti di chi le possiede".
Secondo indiscrezioni riportate da Reuters, il governo conterebbe di ricavare dall'asta fra i 2 e i 3 miliardi di Euro il prossimo anno. Romani invece non si sbilancia e ricorda che "è difficile fare cifre": "in Germania  - spiega - hanno ricavato oltre 4 miliardi, ma l'Italia è un'altra realtà, perché bisogna tenere conto del fatto che non c'è solo il problema delle risorse per partecipare all'asta, ma anche quello delle risorse per fare investimenti nelle telecomunicazioni".
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