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Vicenda Unicredit, Alessandro Profumo si è dimesso. Buonuscita da 40 milioni di euro

Alla fine il Cda sfiducia Profumo e gli propone un'uscita da 40 milioni di euro. Da oggi, al posto dell'ex AD, subrentra il tedesco Dieter Rampl, che assume tutte le delege conferitegli dal consiglio di amministrazione straordinario.

Tecnologie
Alla fine di una giornata ricca di tensione Alessandro Profumo ''si e' dimesso'' dalla carica di amministratore delegato di Unicredit. Lo ha annunciato la moglie, Sabina Ratti. ''C'e' stata una richiesta del consiglio d'amministrazione e ha firmato'', ha spiegato la Ratti. Una parte della buonuscita di Profumo ''sarà data in beneficenza a don Virgino Colmegna'', ha sottolineato la moglie del banchiere, indicando in ''due milioni'' di euro la cifra destinata alla Casa della Carità.
Si conclude così la vicenda "Profumo", l'amministratore delegato di Unicredit che, dopo quindici anni passati nel gruppo bancario, è stato alla fine sfiduciato dal board, al termine di una giornata snervante, fitta di notizie e smentite sulle sue dimissioni, circolate prima del Consiglio di amministrazione straordinario fissato nel tardo pomeriggio di ieri.
Contrariamente alle previsioni e indiscrezioni di stampa circolate nella vigilia, si è dunque arrivati alla "conta". Secondo le indiscrezioni trapelate, durante la riunione durata quasi cinque ore, alcuni consiglieri avrebbero manifestato contrarietà all'uscita di Profumo dal gruppo bancario, anche per motivi legati alla stabilità della banca. Alla fine però, hanno nettamente prevalso i favorevoli alla sfiducia. Il Cda ha attribuito ad interim le deleghe che erano di Profumo al presidente Dieter Rampl, la cui figura esce a questo punto a testa alta dal confronto-scontro con l'amministratore delegato sulla mancata comunicazione dell'incremento della presenza della compagine libica nell'azionariato.
Del drappello di "difensori" dell'ex amministratore delegato risulterebbero far parte Salvatore Ligresti e il vice presidente Farhat Bengdara, numero uno della Banca Centrale della Libia, che detiene il 4,988% di Unicredit.
Nelle stanze di Piazza Cordusio non c'è stato solamente lo scontro sulla questione libica, ovvero il ruolo della Banca centrale libica - che oggi detiene il 4,99% di Unicredit - e quello del fondo Libyan Authority Investment (Lia), che ha ufficializzato alla Consob di essere salito al 2,594 per cento. Alcuni azionisti - in primis i cosiddetti "falchi" Luigi Maramotti e Fondazione Cariverona - erano critici da tempo sul ruolo dell'ex amministratore delegato, nel mirino anche per il progetto "One4C", il cosiddetto "bancone". Sulla questione libica è intervenuto anche l'imprenditore franco-tunisino, e membro del patto di sindacato di Unicredit, Tarak Ben Ammar che ha detto di non credere che i soci di Tripoli siano irritati per la vicenda Profumo.

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