Botta e risposta al Workshop Ambrosetti in corso a Cernobbio, tra Nouriel Roubini, economista americano, e Corrado Passera, numero uno della principale banca italiana.
"Draghi ha ragione, bisogna seguire l'esempio della Germania e moderare i salari per contenere il costo del lavoro". "Il sistema tedesco è molto di più della sola moderazione dei salari". Botta e risposta tra Nouriel Roubini, economista americano, consigliere della Casa Bianca per le materie economiche, professore universitario alla New York University e fondatore di uno dei maggiori centri di studio ed analisi delle politiche economiche, e Corrado Passera, numero uno della principale banca italiana. Lo scambio, amichevole, è avvenuto a Cernobbio, durante il workshop annuale della The European House - Ambrosetti in corso sulle dolci e romantiche rive del Lario, ed è indicativo del dibattito (o scontro?) tra le due anime dell'economia mondiale, quella per così dire, ottimista e l'altra, invece, che vuole stringere ulteriormente i cordoni della spesa pubblica e del fisco. Non c'è niente di romantico in questo scontro, perché alla base di tutte le parole, le prese di posizione, le scaramucce semantiche c'è una domanda molto semplice: chi pagherà i costi della revisione degli equilibri politici ed economici in atto con l'attuale crisi finanziaria? La posizione impersonificata da Nouriel Roubini è di un grande pessimismo (più volte, nel corso della prima giornata del workshop, l'economista americano ha ricordato che "la ripresa è molto fragile e il secondo semestre del 2010 sarà in discesa ed il 2011 andrà ancora peggio"), mentre il banchiere italiano porta avanti una visione decisamente meno "nera" (non si può dire rosea, peraltro). E soprattutto, la differenza tra le due posizioni risiede nel soggetto a cui presentare il conto della crisi: Roubini vuole far scendere i salari e quindi addebitare i costi alle famiglie ed alle piccole e medie imprese, mentre Passera preferisce una soluzione più solidale, in cui tutti- banche comprese - fanno la loro parte e, per conseguenza, rinunciano a qualcosa per il bene comune
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