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Istat, 111 mila gli occupati a chiamata nel 2009

Secondo dati Istat, nel 2009 le posizioni lavorative chiamata hanno raggiunto le 111 mila unità, il 75% in più rispetto al 2007. Il 60% dei lavoratori intermittenti si concentra nel settore degli alberghi e ristoranti.

Tecnologie
Nel 2009 le posizioni lavorative a chiamata hanno raggiunto le 111 mila unità, facendo registrare un incremento del 75% circa rispetto al 2007. Ad affermarlo è l'Istat, che ha diffuso per la prima volta i dati analitici sulla domanda di lavoro delle imprese italiane relativa alle posizioni con contratto di lavoro a chiamata (o lavoro intermittente o job-on-call) per gli anni dal 2006 al 2009.
Questa tipologia contrattuale è stata introdotta in Italia nel 2003, con la riforma del mercato del lavoro prevista nella legge 30, allo scopo di fornire un'adeguata disciplina giuridica alle prestazioni di lavoro dipendente discontinue e intermittenti. Con questo contratto il lavoratore si pone a disposizione di un datore di lavoro che può richiedere la prestazione lavorativa, nei limiti stabiliti dalla legge, anche in momenti successivi alla stipula del contratto. 
Tra il 2006 e il 2009, le posizioni lavorative a chiamata hanno registrato una progressiva crescita, interrotta temporaneamente dalla breve discesa dovuta ai cambiamenti normativi che hanno limitato la possibilità di stipulare nuovi contratti nella prima metà del 2008.
Il dettaglio per attività economica mostra che nel settore degli alberghi e ristoranti si concentra circa il 60% del totale dei lavoratori intermittenti. La restante quota è occupata prevalentemente nei settori dell'istruzione, sanità, servizi sociali e personali (12% circa) e del commercio (intorno al 10%). Il job-on-call non risulta affatto utilizzato, invece, nel settore dell'intermediazione monetaria e finanziaria.
Le imprese ricorrono al contratto di lavoro intermittente quasi esclusivamente per coprire posizioni lavorative con qualifica operaia, che rappresentano il 90% circa del totale, con un massimo di oltre il 98% nel settore degli alberghi e ristoranti.
I dipendenti a chiamata inquadrati come impiegati costituiscono una quota significativa solo nel settore del commercio (36% circa nel 2007 e 30% nel 2009).
Con riferimento alla durata, le imprese utilizzano contratti a tempo indeterminato in misura leggermente prevalente rispetto a quelli a termine. Nel 2007 il 55% delle posizioni lavorative sono a tempo indeterminato e la quota aumenta di oltre 10 punti percentuali nel 2008 per effetto dei cambiamenti normativi. L'industria in senso stretto, le costruzioni e i trasporti e magazzinaggio sono i settori in cui la quota dei job-on-call a tempo indeterminato risulta più elevata.
Analizzando i dati da un punto di vista geografico, la regione in cui si concentra il maggior numero di contratti a chiamata è il Veneto (intorno al 20%), che contribuisce a fare del Nord-est la ripartizione in cui il ricorso al job-on-call è più elevato (circa 41%). Il Nord-ovest è caratterizzato da un'alta concentrazione di lavoratori a chiamata in Lombardia (intorno al 17%), mentre il Centro presenta una maggiore dispersione tra le diverse regioni. Generalmente basso è il ricorso al lavoro a chiamata nel Sud e ancor di più nelle Isole (rispettivamente 9 e 2% circa).
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