Guglielmo Epifani, segretario Cgil, ritiene i licenziamenti di Fiat un mezzo per "intimorire o colpire lavoratori e delegati". Sacconi gli risponde: "non siamo negli anni ‘70".
I licenziamenti operati da Fiat in questo periodo rappresentano uno "stillicidio di atti contro il buon senso e contro ogni misura" che rende difficile "non pensare ad un atto di ritorsione". Questa l'opinione di Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, intervenuto ieri a commento dell'ennesimo licenziamento di un dipendente dell'azienda, nel caso specifico dello stabilimento di Termoli. Accuse dure quelle di Epifani: "la mia impressione è che adesso la Fiat usi qualsiasi pretesto pur di provare ad intimorire o colpire lavoratori e delegati. E questo mi sembra inaccettabile nell'Italia e nell'Europa di oggi". Il sindacato non può stare a guardare: ''dovremmo ricorrere alla magistratura – ha proseguito il segretario - perchè si tratta di casi che non giustificano provvedimenti così forti''. Alla sua posizione ha risposto prontamente Maurizio Sacconi, ministro del lavoro, che rifiuta una tale lettura dei fatti: "non siamo più negli anni '70, una persona ha il diritto di scioperare ma non di impedire agli altri di lavorare. Non si può impedire la libera circolazione delle merci e bloccare le linee di produzione".
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