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Facebook e la privacy, parla Mark Zuckerberg

Il giovane Ceo di Facebook risponde agli utenti preoccupati per la gestione della privacy sul social network: "abbiamo sbagliato, ma introdurremo presto impostazioni più semplici".

Tecnologie
Mark Zuckerberg, Ceo di Facebook, ha deciso di dire la sua in merito alle recenti polemiche sulla privacy che hanno coinvolto il social network. E lo ha fatto in grande stile, con una lettera aperta pubblicata sul Washington Post.
Tra gli iscritti alla piattaforma (che sono ormai più di 400 milioni) serpeggia infatti da tempo l'insoddisfazione riguardo alla gestione delle informazioni personali: il team è accusato di non fornire chiarezza in merito all'utilizzo dei dati o, ancora peggio, di renderli accessibili a terze parti a fini commerciali.
Alcuni utenti, stufi del comportamento di Zuckerberg e soci, sono arrivati addirittura ad organizzare il "Quit Facebook Day", una campagna online che invita a cancellarsi in massa dal sito il prossimo 31 maggio.
Nella sua lettera, il giovane fondatore si rivolge direttamente agli utenti recitando un "mea culpa" virtuale: "la più grande lezione che abbiamo imparato negli ultimi tempi è il fatto che la gente vuole più controllo sulle proprie informazioni. La nostra intenzione era di offrirvi molti mezzi di controllo granulare: ma questo, probabilmente, non era quello che voi desideravate. Abbiamo sbagliato".
Un'ammissione di colpa in piena regola, che però presenta anche delle attenuanti: "è difficile soddisfare un così grande numero di utenti, la sfida per noi sta nella capacità di offrire controllo e scelta e di rendere questa esperienza facile per chiunque". Un compito arduo.
Cosa succederà, quindi, in futuro? Zuckerberg assicura: "abbiamo capito la vostra reazione: volete dei mezzi più semplici per controllare le vostre informazioni. Nelle prossime settimane, introdurremo impostazioni sulla privacy molto più semplici da utilizzare".
Uno dei primi cambiamenti, a detta del Ceo, sarà la possibilità di disattivare completamente i servizi di terze parti.
Basteranno queste promesse a recuperare la fiducia degli utenti?
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