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Assinform, i tempi bui dell’Ict. Primo semestre 2009 IT a -9%

Presentati i dati dei primi sei mesi del 2009; Ict a -4,5%, Tlc: -2,5%; IT -9%.Sono a rischio 20 mila posti di lavoro. A picco la domanda per tutti i comparti: hw –15,7%, sw a -4,1%, servizi informatici -7,3%. Le misure proposte da Assinform per affrontare la crisi.

Tecnologie
I dati Assinform relativi al primo semestre 2009 parlano chiaro: un semestre così disastroso si è registrato solo nel 1991. In questo periodo il mercato dell’Ict (Informatica + Telecomunicazioni) , che ha raggiunto un valore pari a 30.347 milioni di euro, è calato del -4,5%, risultato di gran lunga più marcato di quello registrato nel primo semestre del 2008 (quando, dopo anni di crescita si era contratto del -0,6%). Le Tlc sono scese di - 2,5% rispetto al semestre corrispondente dell’anno prima, ma è l’informatica ad avere avuto la peggio,  con un decremento del 9%. E’ l’hardware la voce che al suo interno è calata di più con un  -15,7% (per la prima volta dopo trenta anni i Pc hanno invertito la marcia in salita). Il software soffre anch’esso, scendendo del 4,1%, e i servizi informatici, continuano nella loro inesorabile decrescita, riportando un calo di - 7,3%. 
Occorrono misure urgenti. Il presidente di Assinform Paolo Angelucci chiede di: “finanziare le imprese che investono in IT, accelerare sulla spesa pubblica già stanziata; migliorare l’uso delle risorse disponibili per la formazione; incentivare la rottamazione del software; avviare il progetto Industria 2015 per l’IT ”. E dà una spiegazione al fenomeno che investe l’Ict italiana: “La crisi che ha investito l’economia alla fine del 2007, si sta ormai rovesciando sull’Information Technology italiana in termini molto più pesanti e veloci del previsto. In sei mesi la domanda di tecnologie informatiche  è diminuita del 9%, un risultato che rappresenta la peggiore performance semestrale dal 1991 a oggi. L’arretramento riguarda tutti i comparti dall’hardware, al software ai servizi e tutti gli utilizzatori, dalle imprese, alla Pa, alle famiglie. Le nostre stime sull’occupazione indicano che, con questo trend, a fine anno saranno 20.000 i posti di lavoro persi”E’ un Paese che sembra stia decisamente rinunciando a investire in innovazione e, di fronte alla crisi, si difende ripiegando su stesso.
Ed enuncia le misure d'intervento a cui guarda: “Per limitare i danni, soprattutto all’occupazione, che in questo momento è la priorità assoluta, Assinform propone sei linee di intervento”. Alle banche  chiede di rafforzare il credito all’innovazione. Occorre, infatti, sostenere da una parte le aziende IT che si impegnano a mantenere la propria occupazione, dall’altra le aziende industriali e dei servizi che intendono investire in IT.
E’ cresciuto del 25% il nucleo di aziende  che hanno previsto nei loro budget lo sviluppo di nuovi progetti IT; non vanno lasciate sole perché rappresentano un motore di spinta per la ripresa.
Le proposte che coinvolgono le istituzioni, sono di due tipi. Vi sono  quelle a costo zero per le finanze  pubbliche. Si tratta da una parte di imprimere una forte accelerazione della spesa pubblica già stanziata dalle amministrazioni, sia sotto forma di progetti, che appalti e gare; dall’altra di puntare a un miglior utilizzo delle risorse già disponibili per la formazione, rivedendo e semplificando le regole con particolare riguardo alla formazione degli inoccupati.
Le altre due proposte sono a bassa intensità di spesa: mettere in campo incentivi per le imprese dedicati alla rottamazione dei vecchi software e procedere al finanziamento, come già annunciato dal Ministro dell’Industria, del progetto IT di Industria 2015, destinato a  migliorare la qualità e competitività dello stesso made in Italy tecnologico”. 
“L’IT che licenzia significa perdita di cervelli e di alte professionalità, ha enfatizzato Angelucci, il taglio di  spese e investimenti in tecnologie informatiche significa arretramento nel processo di modernizzazione, abbassamento delle capacità competitive e di reazione dell’intera economia. Perciò, considerata l’estrema pervasività delle tecnologie informatiche, l’impatto della crisi che investe l’Information Technology va valutato ben al di là dei perimetri del settore, come un impoverimento qualitativo dell’intero Paese”.
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