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La Commissione Ue rimprovera l’Italia sulle emissioni di Co2

La Commissione Europea è recentemente intervenuta contro la tesi del Governo italiano circa la maggior efficienza, in termini di emissioni di Co2, delle imprese italiane e ha chiesto che lo Stato intervenga contro chi hanno emesso più Co2 rispetto ai tetti massimi concessi. Legambiente ribadisce che, dopo la puntualizzazione della Commissione Europea, l’Italia dovrebbe mettersi in moto per ridurre i gas serra in maniera più attiva.

Tecnologie
La Commissione Europea ha recentemente ripreso l’Italia sulle emissioni di Co2 da parte delle imprese. Infatti, in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Apcom, l’organo europeo è intervenuto nel dibattito scatenato da un  articolo del “Sole 24 ore” del 13 agosto sulle conclusioni del Comitato nazionale di gestione e attuazione della direttiva 2003/87 CE per l’applicazione del Protocollo di Kyoto nell’UE.
 I dati della Commissione smentiscono la tesi del Governo sulla maggiore efficienza delle imprese italiane rispetto a quelle degli altri Paesi europei.La Commissione ha disposto che le imprese industriali italiane che nel 2009 avranno emesso più CO2 del consentito dal Piano nazionale delle emissioni (Nap), dovranno pagare un’ammenda e comprare sul mercato, entro il 30 aprile 2010, i permessi di emissione necessari a coprire il loro surplus. Nessun aiuto da parte pubblica è consentito, perché equivarrebbe a un aiuto di Stato vietato dalle norme comunitarie. Per i cosiddetti ‘nuovi entranti’, ossia gli impianti che hanno iniziato la produzione dopo l'approvazione del Nap, la Commissione ha riconosciuto la possibilità che fosse lo Stato ad acquistare una quota di riserva pari a 16,93 milioni di tonnellate di Co2.
Nel 2008 lo sforamento rispetto alle quote assegnate è avvenuto in due settori: il termoelettrico e le raffinerie mentre i diversi comparti industriali (cemento, carta, acciaio e altre materie prime essenziali) sono stati sotto i limiti assegnati. Secondo Legambiente è evidente che il problema che l’Italia ha, rispetto ai limiti fissati dal Nap, riguarda principalmente il settore termoelettrico: qui bisognerebbe intervenire per spingere interventi di efficienza e soprattutto premiare le tecnologie che emettono meno. Al contrario il Governo spinge sul carbone e non premia l’innovazione industriale come sta avvenendo negli altri Paesi. Per questo, sottolinea l’associazione ambientalista, è fondamentale che si stabiliscano criteri per l’assegnazione delle quote gratuite che considerino l’efficienza in termini di emissione di Co2 degli impianti. Sarebbe assurdo e inaccettabile che queste quote venissero assegnate a una centrale a carbone come quella di Civitavecchia che, una volta entrata in funzione, da sola emetterà oltre 10 milioni di tonnellate di Co2 l’anno.Nel 2008 sono state generati 8,9 milioni di tonnellate di CO2 in più rispetto alle quote distribuite dal governo con il Piano nazionale delle allocazioni 2008-2012. La maggior parte delle emissioni in eccesso sono da addebitarsi al termoelettrico, che ha emesso 143 MtCO2 contro i 132 allocati.
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