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Vmware con vSphere porta la virtualizzazione nel cloud computing

Il sistema operativo per il cloud computing di nuova generazione mette aziende e service provider nella condizione di distribuire l'IT come servizio. Nel disegno aziendale entrano in scena in modo più attivo altri vendor, come Cisco per gestire la virtualizzazione della componente di infrastruttura di rete.

Tecnologie
La virtualizzazione è un trend emergente e inarrestabile. Vmware, società che ha fatto proprio questo paradigma tecnologico, anticipandone alcuni trend, è pronta per una nuova sfida.
È di questi giorni infatti l'annuncio di vSphere, il sistema operativo per il cloud computing, che segna un momento fondamentale per la società, un importante tassello nel processo di realizzazione della strategia avviata lo scorso giugno da Paul Martiz, il nuovo CEO, che proietta la società in una dimensione di virtualizzazione più estesa. 
Una strategia che poggia le fondamenta su tre pilastri principali: la creazione di un "internal cloud", che utilizza vSphere, il sistema operativo per cloud computing che consentirà di ottimizzare l'utilizzo di tutte  le risorse IT (server, desktop, storage e networking) al fine di creare un ambiente virtuale; la creazione e federazione di un ecosistema di partner in grado di fornire capacità di cloud computing con le stesse metodologie (in modo tale che se un cliente necessita di risorse esterne possa utilizzare le risorse interne come estensione dell'internal cloud senza la necessità di modificare le applicazioni); la virtualizzazione del desktop (che prenderà piede quest'anno per affermarsi in modo prepotente nel 2010; si pensi che oggi il 90% dei 1,9 miliardi di dollari di fatturato di Vmware derivano dalla virtualizzazione del server), con l'obiettivo di disconnettere gli utenti dal dispositivo fisico. 
In questi giorni Vmware ha presentato a livello mondiale il primo tassello vSphere, più di un'estensione della piattaforma precedente Vmware Infrastructure 3, disponibile entro questo secondo trimestre dell'anno, che rappresenta il punto di partenza per svincolare la virtualizzazione dall'ambito del consolidamento dei server. Il tutto sviluppandosi secondo concetti di efficienza (e prestazioni per eseguire applicazioni critiche all'interno di ambienti distribuiti), controllo (la virtualizzazione così concepita che riguarda anche storage e networking richiede un maggior livello di controllo, di system management) e possibilità di scelta sia in termini di risorse (hardware, sistema operativo, applicazioni) sia di luogo (interno o esterno) dove fisicamente porre le applicazioni.

[tit:L'IT come servizio]
Fino ad oggi la virtualizzazione, per Vmware ma non solo, ha voluto dire principalmente agire in termini di consolidamento dei server. In realtà nella nuova accezione di Vmware la virtualizzazione vuole abbracciare un concetto più ampio, che dalla server consolidation si spinge alla virtualizzazione della componente desktop per arrivare un livello logico dell'infrastruttura, in cui l'IT viene percepita come un utility, una servizio fruibile alla stregua dell'energia elettrica. Un IT come risorsa basata su metodologie comuni, che verrà distribuita sotto forma di servizio, trasparente rispetto al livello fisico e logico.
La nuova frontiera a cui guarda la società è quella del cloud computing, in cui la virtualizzazione è in grado di abilitare l'IT come servizio.
"Esistono due correnti di pensiero del cloud computing, ha spiegato Maurizio Carli, General Manager Vmware Europe: quella messa in atto da fornitori di cloud computing alla Google ed Amazon i cui clienti possono accedere a un ambiente elaborativo più o meno infinito, ma devono necessariamente cambiare le loro applicazioni, in quanto non vi è trasparenza dal punto di vista applicativo. La strategia perseguita da Vmware, invece, è quella di creare cloud computing all'interno dell'azienda (in uno o più data center),mantenendo l'ambiente applicativo esistente e ottimizzando l'infrastruttura. Assumendo che altri provider si dotino delle stesse tecnologie e metodologie, è possibile poi creare ambienti cloud esterni, rendendo l'ambiente completamente trasparente dal lato applicativo". 
Vmware Vsphere 4.0 aggrega e gestisce estesi gruppi di infrastrutture,  le componenti di networking e storage (e qui giocano un ruolo importante le alleanze, in particolare quella con Cisco) come se fossero un unico ambiente operativo trasparante, flessibile e dinamico. Ogni applicazione, esistente o nuova, viene eseguita su vSphere con maggior efficienza e nel rispetto dei livelli di servizio.
In prospettiva, nel processo evolutivo della virtualizzazione tracciato da Vmware, la società supporterà la federazione dinamica tra cloud interne ed esterne, permettendo la realizzazione di cloud privati distribuiti su più data center e/o fornitori di cloud.
Una novità di questo disegno riguarda l'entrata in scena di fornitori che vanno a complementare le tecnologie Vmware, con cui si integrano strettamente. Se sulla parte computazionale, infatti, Vmware poteva ritenersi coperta, doveva ancora abbracciare l'intero data center in termini di storage e networking. Da qui la collaborazione a livello corporate con Cisco per portare in vSphere 4 lo switch Nexus 1000 V, un software che si comporta come un vero e proprio switch fisico. 

[tit:Il mainframe del 21esimo secolo]
Numerose le novità e le aree di miglioramento incluse in Vmware vSphere. Come ha spiegato Dario Regazzoni, Sales System Engineer Manager Vmware Italia,  la piattaforma consente risparmi nelle spese di capitale e nelle spese operative rispetto alla versione precedente: un 30% nei tassi di consolidamento, fino al 50% di risparmi sullo storage con VStorage Thin Provisioning, fino al 20% di ulteriore riduzione sui costi di alimentazione e raffreddamento.
"Oggi, ha enfatizzato Regazzoni, in termini di prestazioni il gap tra sistema virtuale e l'equivalente fisico è ampiamente colmato; non si può più dire che in virtuale si performa meno".
vSphere offre infatti miglioramenti a livello di prestazioni e scalabilità per consentire l'esecuzione nei cloud privati anche di applicazioni che fanno un uso intensivo delle risorse (per esempio grandi database).
Con vSphere è possibile aggregare un numero elevato di macchine virtuali e grandi quantità di infrastrutture fisiche in un unico pool di risorse logiche su un unico livello di cloud (32 server fisici per max 2.048 processori; 1.280 macchine virtuali, 32 TB di RAM, 16 petabyte di storage, 8.000 porta di rete).
In termini di controllo vSphere consente di controllare le operazioni di questi pool di risorse logiche con nuove funzioni di gestione che vanno a semplificare e standardizzare l'impostazione dei parametri di storage, rete e sicurezza server e automatizzano la gestione delle configurazioni.
La piattaforma offre inoltre un elevato controllo sui livelli di servizio delle applicazioni, funzionalità configurabili con un click del mouse.
Di forte interesse  la possibilità di effettuare in virtuale la fault tolerance con Vmware Fault Tolerance, che protegge da guasti hardware con zero downtime e zero perdita di dati.
E poi backup e ripristino dei dati (disaster recovery) veloce e integrato, appliance di sicurezza con engine di protezione, scalabilità (possibilità di aggiungere CPU e RAM) e molto altro ancora.
vSphere offre libertà di scelta e indipendenza da hardware, software, sistemi operativi e provider di servizi. "Si pensi, ha sottolineato Regazzoni, che supporta più sistemi operativi di Microsoft stessa (circa 60) e 300 applicazioni".
Per dare concretezza e realizzare questo disegno strategico, Vmware sta spingendo l'acceleratore in termini di programmi corporate per potenziare l'ecosistema delle relazioni. Per questo ha deciso di investire di più sul potenziamento delle alleanze tecnologiche e sulle partnership con i service provider, siano essi system integrator che system outsourcer, e al contempo anche potenziare i team di persone interne che seguono direttamente i partner coinvolti in questi nuovi progetti di virtualizzazione.
Disponibile nel secondo trimestre 2009 il sistema operativo per il cloud computing sarà proposto in sei diverse edizioni per soddisfare esigenze, casi d'uso e budget differenti.
"Oggi la virtualizzazione è un trend obbligato, ha concluso Maurizio Carli. Nelle grandi aziende il problema che si pone non riguarda tanto il fatto di virtualizzare o meno; questa scelta è già stata fatta; si discute su come fare la virtualizzazione". "La strada è ancora lunga e ci sono molte aree inesplorate. A livello di penetrazione della virtualizzazione, come dicono alcuni analisti, si è nell'intorno del 25%; la sfida e come spostarsi da questa percentuale".
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