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Il virtuale si esprime con Red Hat

Con l'acquisizione di Qumranet, Red Hat rafforza la proposizione nel mercato della virtualizzazione, con un'offerta rigorosamente open source a tutto tondo. Moshe Bar, attuale Vice President Virtualization e Technologies di Red Hat e co-fondatore di Qumranet, esperto del settore, interviene sull'argomento.

Tecnologie
Con l'acquisizione di Qumranet lo scorso settembre Red Hat ha posto un tassello importante nel puzzle della virtualizzazione. L'acquisizione, infatti risponde a una delle principali linee guida aziendali di creare stack di applicazioni infrastrutturali complete e funzionali, e va a completare l'offerta aziendale, che, partendo dal sistema operativo (Red Hat) e spingendosi fino allo strato middlware (JBoss), arriva oggi alla virtualizzazione sia in ambito server che in quello desktop.
Qumranet, acquisita per un valore di circa 107 milioni di dollari in contanti,  porta in dote la piattaforma Kernel Virtual Machine (KVM) e l'offerta SolidICE per la realizzazione di infrastrutture virtual desktop. Nello specifico SolidICe, basata sul protocollo Spice (Simple Protocol fon Independent Computing Environments) è una a soluzione di virtualizzazione dei desktop scalabile costruita per i desktop virtuali (e non un semplice adattamento di una soluzione di virtualizzazione server), progettata per consentire a un desktop basato su Windows o Linux di operare in una macchina virtuale ospitata da un server centrale.
"In Red Hat, ha sottolineato Gianni Anguilletti, alla guida della filiale italiana,  vi è la ferma convinzione che il motore di virtualizzazione diventerà una commodity come lo è diventato il Web Server. Sarà una funzionalità base del sistema operativo e non una componente software a parte, che verrà 'bruciata' nei chip del computer. Red Hat con la nuova offerta vuole offrire l'alternativa nativa ai motori di virtualizzazione esistenti, focalizzandosi sulla gestione degli ambienti virtualizzazione e sul delivery di questi, lasciando al cliente la scelta del motore stesso".
La società intende rimanere attiva nello sviluppo di Xen (oggi di proprietà di Citrix), che supporterà fino al 2014; fino alla versione 6 di Red Hat Linux Enterprise (prevista verosimilmente nel giro di 6-12 mesi) gli utenti potranno scegliere tra Xen e KVM, mentre dalla 6 in poi la società opterà per il virtualizzatore KVM.

[tit:Le generazioni della virtualizzazione]
"Per la virtualizzazione la curva di adozione è molto simile a quella del sistema operativo Linux, ha spiegato Moshe Bar, Vice President Virtualization e Technologies di Red Hat e co-fondatore di Qumranet. Oggi viene virtualizzato circa il 3-4% dei server (in Italia l'1,8%); se si guarda all'ambito desktop la percentuale scende allo 0,01%.
"Quello della virtualizzazione del desktop è un mercato che nel 2009 varrà 2 miliardi di dollari, ha proseguito Bar. E' ancora tutto da costruire e da sviluppare, e Red Hat ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo di primo piano, con un'offerta completa".
Fino ad oggi, ha spiegato, si sono succedute tre le generazioni di virtualizzatori: la prima è quella di Vmware, lenta con un overhaed pesante, la seconda è quella di XenSource, che è stata acquisita da Citrix e poi c'è la terza generazione, denominata silicon based, quella in cui i produttori di processori (Intel e Amd) aggiungono istruzioni nel chip per inserire funzionalità virtualizzate nel corso del tempo.
"Il virtualizzatore offerto da Red Hat apre la strada a una quarta generazione. Non lavora come i prodotti delle generazioni precedenti. È open source, ha alle spalle molto più sviluppo, è scritto con un approccio moderno più snello e veloce. Se Esx di Vmware ha richiesto 5 milioni di righe di sorgente per la sua realizzazione, Xen 450 mila, KMV ha richiesto solo 10 mila righe di codice ed è stato realizzato in tre settimane", ha commentato Bar.
Le tecnologie di Red Hat, sviluppate in collaborazione con partner e clienti utilizzano il modello di sviluppo open source che garantisce soluzioni più funzionali, permettono agli utenti di implementare soluzioni di virtualizzazione x86-based  all'interno della loro infrastruttura IT.
Le nuove soluzioni di infrastruttura open source per l'adozione delle virtualizzazione comprendono quindi l'hypervisor (Ovirt è la soluzione di hypervisor embedded oggi in betabasato su KVM) per l'hosting di ambienti virtualizzati Red Hat Enterprise Linux e Microsoft Windows; Virtual Infrastructure Management, una soluzione di gestione per le infrastrutture virtuali open source; un'infrastruttura di sicurezza per la virtualizzazione con capacità  di identificazione, policy e verifiche integrate.
"L'offerta di Red Hat indirizza il concetto della virtualizzazione embedded, ha enfatizzato Bar. In un mercato che va verso la 'commoditizzazione' i vincitori saranno quelli che oggi dispongono del sistema operativo. E la virtualizzazione si colloca  molto bene anche nei nuovi  scenari di cloud computing e del software as a service come piattaforma di delivery in grado di garantire l'interoperabilità".
Red Hat non appare invece interessata alla frontiera della virtualizzazione delle applicazioni, così  strettamente legata al mondo Windows e quindi ad appannaggio di Microsoft, ancora più forte dopo l'acquisizione di Softricity.  "Credo che fra qualche anno, ha concluso Bar, la  partita si giocherà su due mondi principali: quello Windows guidato da Microsoft e quello Linux con Red Hat".
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