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CA Technologies analizza la digital transformation, tra efficienza e voglia di efficacia

Una ricerca CA trova i Digital Disrupter. Sono in vantaggio e il loro vantaggio aumenta

Cloud
La competitività si gioca sul campo della digital transformation. Una volta di più emerge il ruolo del software come abilitatore delle attività legate al business delle organizzazioni anche   da   una ricerca   globale realizzata da CA Technologies e presentata   anche in Italia. I risultati dello studio hanno inoltre portato all’elaborazione del Digital Effectiveness Index (DEI), un indice sviluppato con la collaborazione di Freeform Dynamics. Lo studio Exploiting the Software Advantage: Lessons from Digital Disrupters , primo di una   serie che andrà a esplorare altri settori del mercato del software su cui CA ha lanciato la sua sfida di rinnovamento, conferma che solo le risorse tecnologiche più moderne sono in grado di trasformare   le aziende in digitali, con influenza sul ritorno dagli investimenti (ROI) e sulla customer retention. Le attività economiche del momento ormai premiano quelli che la ricerca definisce come Digital Disrupter. In queste aziende la crescita del fatturato è di due volte superiore ( con un profitto di ben 2,5 volte maggiore) rispetto alle organizzazioni che operano in maniera “normale” e che la ricerca definisce Mainstream. In sostanza il problema è quello di realizzare una sincronizzazione o interconnessione di ogni aspetto delle attività di business aziendali : vendite e marketing, servizio alla clientela, sviluppo di prodotti e servizi
Un aspetto che si rivela di sempre più evidente importanza è quello di dare le giuste priorità al portfolio dei progetti in corso per poi gestirli: è questo il compito sempre più importante che deve impegnare i reparti IT che sono alle prese con decisioni   vincolate spesso a limiti di tempo e di budget stabiliti al di fuori dagli altri dipartimenti. Le aziende che appartengono alla categoria dei Digital Disrupter hanno compreso i vantaggi apportati dal fatto che i portatori di interesse (stakeholder)   sia della parte business sia della parte IT siano in   grado di coordinarsi per la sequenza dei progetti e   la tempistica delle attività sulla base di opportuni indicatori metrici che vanno correttamente associati al processo decisionale. Sono imprese che hanno realizzato importanti risultati grazie agli investimenti digitali effettuati in un’ottica di creazione di discontinuità sul mercato e nelle organizzazioni. 
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Michele Lamartina, Country Leader, CA Technologies Italia

Conferma a proposito Michele Lamartina, Country Leader, CA Technologies Italia:La digital transformation permette il riavvicinamento di due mondi spesso separati dentro le organizzazioni. E in più vi è la possibilità di arrivare con strumenti digitali al mondo esterno. Il software abilita il business dove le app non bastano”.
Si   tratta insomma di attuare una strategia coordinata che ha preso piede anche in Italia.Lo studio rivela che il 58% delle organizzazioni italiane ha posto in essere un processo di trasformazione digitale   che ha assunto la forma di programma strategico coordinato. Le iniziative digitali di maggior successo fra quelle in atto o pianificate riguardano lo sviluppo di prodotti e servizi (citato dall’88% dei soggetti italiani interpellati), l’efficienza e l’efficacia della forza lavoro (81%) e l’integrazione con fornitori/partner (80%). Il 19% del campione italiano continua tuttavia a intraprendere iniziative digitali su singole aree in modalità tattica e non sempre coordinata, e il 20% adotta tendenzialmente un approccio alle tecnologie digitali volto ad ampliare il modello di business esistente anziché attuare una reale trasformazione aziendale. 
 Dunque rispetto anche ad altri Paesi non tutte le aziende vanno allo stesso passo e il rapporto segnala   differenze in efficacia globale e e maturità delle iniziative digitali.  Ancora Lamartina: “ Il contesto italiano è abbastanza allineato a quello europeo, ma quando si passa dalle parole ai fatti le cose cambiano. Spesso la digital transformation vuol dire in pratica solo mobility”. E soltanto il 20% considera la tecnologia mobile essenziale per creare “engagement” e incrementare il business — distinguendosi anche in questo caso come percentuale più bassa di tutta Europa. Le aziende che hanno conseguito un buon livello di digitalizzazione stanno invece già raccogliendone i frutti. A seguito delle iniziative digitali intraprese, il 79% dei manager italiani intervistati ha riscontrato o prevede una maggiore fidelizzazione dei clienti, il 75% ha ottenuto o si attende una crescita del fatturato, mentre il 75% ha constatato o prevede un incremento del numero di clienti.  Le imprese italiane dedicano attualmente una quota relativamente modesta, pari al 26% del budget IT, alla trasformazione digitale, percentuale nei che nei prossimi tre anni dovrebbe raggiungere il 39% secondo gli intervistati.
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I risultati dello studio hanno inoltre portato all’elaborazione del Digital Effectiveness Index   (DEI), un indice sviluppato con la collaborazione di Freeform Dynamics. Le risposte relative all’impatto della trasformazione digitale sulla competitività e sugli indicatori delle performance aziendali sono state convertite in punteggi numerici e successivamente aggregate fino a formare l’indice DEI.  Dall’applicazione di questa metrica è emerso il gruppo di Digital Disrupter. In Italia queste realtà rappresentano, in base al DEI, il 4% del campione intervistato rispetto a una media mondiale pari al 14%. I Digital Disrupter si differenziano per alcuni tratti comuni ed elementi distintivi che le aziende italiane potrebbero assumere per sviluppare le loro potenzialità. Ad esempio, il 52% dei Digital Disrupter in Europa è convinto della necessità di far leva sulle potenzialità offerte dal mondo delle app, e più in generale sul software, contro il 34% della totalità del campione italiano intervistato. Circa il 79% dei Digital Disrupter europei ha adottato strumenti e metodologie per lo sviluppo agile delle applicazioni, contro il 40% del panorama aziendale italiano intervistato. Inoltre il 68% dei Digital Disrupter europei ricorre alla gestione delle API (Application Programming Interface) per la creazione di applicazioni web, rispetto al 40% delle imprese italiane.  Lo studio evidenzia anche il contributo decisivo che gli investimenti possono rappresentare per il successo delle iniziative di digital trasformation. Il campione mondiale dei Digital Disrupter stanzia il 36% del budget IT per gli investimenti digitali e prevede di far crescere la quota al 48% nel giro di tre anni.  
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