L'Osservatorio sulla Mobile Enterprise del Politecnico di Milano evidenzia sostanziali differenze di approccio fra grandi e piccole-medie aziende.
La diffusione della
mobility è certamente uno dei più importanti fenomeni che sta guidando la
trasformazione tecnologica dell'impresa. Tuttavia, spesso si tende a confondere il semplice utilizzo di uno
smartphone o di un
tablet per scopi professionali con l'adozione di una strategia che fa del dispositivo mobile il perno di scelte tecnologiche e applicative funzionali al business.
In Italia, questa dicotomia si accentua nel confronto fra ciò che, fino ad oggi, hanno fatto le
grandi
aziende in rapporto alle
Pmi. L'
Osservatorio sulla
Mobile Enterprise del
Politecnico di Milano ha voluto quest'anno porre l'attenzione proprio su queste differenze: "
Se nelle grandi realtà il tema della mobility è una priorità destinata a salire fino al 63% nel 2016 - afferma
Marta Valsecchi, direttore del progetto di ricerca -
nelle Pmi il dato scende al 28%". Fra i fattori che spiegano questa differenza, spiccano da un lato la cronica limitatezza dei budget destinati all'Ict e, dall'altro, l'assenza di una direzione It, che riguarda ancora oggi due piccole medie aziende su tre.
La presenza di dispositivi mobili è un dato di fatto. Nel campione analizzato dal Politecnico, il 61% di Pmi utilizza
notebook, il 46%
smartphone e il 56%
tablet da 7 a 10 pollici. Nella realtà più grandi, tuttavia, i dati salgono al 90% per le prime due categorie e al 66% per la terza. Rimarchevole è il fatto che le aziende che ancora non hanno adottato dispositivi mobili non intendono farlo nemmeno in futuro.
Un recupero di produttività pari a 10 miliardi di euro
In sostanza, le aziende più strutturate in Italia possono essere considerate anche "mobili", poiché hanno adottato device non più fissi come terminali, utilizzano biz-app in aree anche strategiche e dispongono di piattaforme per la gestione dei dispositivi e delle applicazioni. Nelle Pmi, siamo ancora lontani da questo scenario. Eppure, in base alle stime del Politecnico di Milano, essere una Mobile Enterprise significa
recuperare produttività: "
Analizzando le attività dei mobile worker nel nostro paese - sottolinea Valsecchi -
riteniamo che sia stato ottenuto un guadagno pari a 10 miliardi di euro complessivi, in particolare in aree come l'automazione della forza vendita e il workforce management".
Nelle Pmi analizzate, sono soprattutto il
personale di vendita e le
figure di management a essere dotati di dispositivi mobili per le attività connesse al business. La gestione dell'utilizzo del terminale, tuttavia, può essere giudicata solo embrionalmente e, spesso, in modo inconsapevole legata alla logica del
Byod. Solo il 58% del totale, infatti, ha introdotto delle policy specifiche, mentre un altro 6% penso di farlo a breve o medio-lungo termine.
Assai poche, invece, sono le Pmi che hanno introdotto
mobile biz-app a supporto dei propri processi di business (25%), mentre il 60% non ha intenzione di farlo per il momento. La principale causa di questo scetticismo si deve all'assenza di percezione della necessità di fare questo passo (79%): "
Qui spicca l'immobilismo delle realtà più piccole - rimarca Valsecchi -
poiché le percentuali sono le stesse di due anni fa".
La digitalizzazione passa per la mobility
Laddove i dispositivi mobili sono già diffusi, la tendenza è all'adozione di un solo sistema operativo, che per le Pmi risulta essere soprattutto
Android (59% fra i tablet e 81% fra gli smartphone). Fra chi sta già utilizzando mobile biz-app o lo farà a breve, il 44% (pari al 12% delle Pmi italiane) ha a disposizione una piattaforma di
Enterprise Application Store (Eas) con funzionalità di implementazione, aggiornamento e controllo delle app adottate. Il 71% di queste piattaforme integrano funzionalità di gestione tanto dei dispositivi quanto delle applicazioni. Appare in netta crescita (32%) la percentuale di chi utilizza strumenti in logica
PaaS.
In prospettiva, il numero di Mobile Enterprise dovrebbe crescere anche nel nostro paese, alla luce di alcune tendenze che si stanno affacciando, come la diffusione delle
firme e
identificazioni digitali, delle piattaforme per lo
sviluppo self-service di applicazioni mobili o di dispositivi innovativi legati alla crescita dell'
Internet delle cose (sensori, occhiali, wearable): "
La Mobility dovrà essere destinata a diventare il paradigma della digitalizzazione delle imprese - conclude Valsecchi -
partendo dai sistemi informativi, per arrivare allo sviluppo agile e al consolidamento delle organizzazioni smart".