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Il midmarket, motore misconosciuto dell’economia

Un’indagine realizzata da Sage su scala europea evidenzia come le medie aziende rappresentino numericamente l’1% del totale, ma generino il 20% del volume d’affari complessivo.

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Da tempo si sottolinea, almeno in Italia, che il comparto delle medie aziende mostra tratti di solidità e dinamismo destinati a emergere soprattutto nei periodi difficili, come quello che stiamo attraversando ormai da diversi anni. La conferma arriva nei numeri contenuti in una corposa ricerca condotta da Sage su scala europea, dalla quale emerge che le realtà del midmarket (da 50 e 249 dipendenti) rappresentano appena l’1% del totale, ma generano il 20% del volume d’affari e il 17% dell’occupazione su scala continentale.
Per definire l’andamento e le prospettive del segmento analizzato, Sage (fra i più importanti produttori di soluzioni Erp, rappresentata in Italia da Formula) utilizza l’indicatore del valore aggiunto lordo (detto anche Gva), una sorta di Pil applicato al mondo dell’industria, per evidenziare come il valore sia passato da 878 miliardi di euro nel 2009 a 1.030 miliardi nel 2014 e questa cifra sia destinata ad aumentare negli anni a venire, fino a raggiungere i 1.200 miliardi nel 2019. Il peso medio del Gva delle medie imprese equivale al 18% del totale, con punte del 23% in alcuni paesi. In Italia, nel 2014 il valore raggiunto è stato di 106 miliardi di euro (un miliardo in più rispetto all’anno precedente), ma si salirà fino a 118 miliardi nel 2019.


Cresce il numero di occupati

Interessante anche la dinamica occupazionale, che in Europa porta a stimare un tasso di crescita di 124mila nuovi posti all’anno fino al 2019 (19,3 milioni di occupati all’epoca), mentre in Italia il 2014 ha fatto segnare un’ulteriore flessione rispetto agli anni precedenti (1,8 milioni di dipendenti). La tendenza si ripeterà quest’anno, ma si prevede che nel periodo 2015-2019 saranno generati 48mila muovi posti di lavoro.
Nonostante non ci si possa considerare ancora usciti dalla lunga fase di recessione, dal midmarket arrivano segnali di ottimismo per il futuro. I tre quarti degli interpellati hanno indicato di attendersi un volume d’affari stabile o in aumento per il 2015 e oltre un terzo (39%) punta su una crescita superiore al 10%.
In Italia le aziende manifatturiere contribuiscono per oltre la metà (51%) di tutto il Gva del midmarket, pari a circa 54 miliardi di euro nel 2014 e hanno anche impiegato il 46% di tutti i lavoratori del segmento, pari a 831mila persone. Numericamente, le aziende appartenenti alla fascia analizzata sono solo lo 0,5% del totale, ma hanno generato il 20% del fatturato totale (576 miliardi di euro). I lavoratori occupati sono il 13% del totale del Paese, ma ognuno di essi ha generato una media di Gva pari a 57.600 euro annui, un valore di tre quarti maggiore rispetto alle piccole imprese e di un terzo rispetto al totale assoluto.


L’innovazione alla radice del successo

Fra le principali chiavi del successo del midmarket, rientra la capacità di innovazione. Circa il 63% delle imprese oggetto di analisi investe nell’adozione di nuovi prodotti e pratiche commerciali, rappresentando il 15% del totale delle spese in R&D europee. Il dato coincide più o meno con quello italiano (14%), ma da noi in cinque anni la spesa in ricerca è cresciuta del 21%, contro il 13% delle piccole imprese e il 4% di quelle grandi. A questo si aggiunge il fatto che la quota di fondi per ricerca & sviluppo proveniente dai finanziamenti governativi è più bassa, con un peso del il 4% (rispetto all’ 11% e al 7%, rispettivamente delle piccole e grandi imprese).
Il midmarket italiano si colloca solo dietro la Germania e l’Irlanda in termini di capacità d’innovazione, con il 71% delle imprese di medie dimensioni impegnate su questo fronte e almeno un 40% delle aziende che riferisce di intraprendere ogni tipo di innovazione, soprattutto organizzativa e di prodotto.La media azienda italiana, inoltre, ha contribuito al 27% (105 miliardi di euro) di tutte le esportazioni di merci nel 2012. Questa percentuale sale al 30% (92 miliardi di euro) se si considera le export del solo settore manifatturiero.
Lo studio di Sage sottolinea anche come da noi la stretta creditizia abbia prodotto danni non trascurabili per tutte le aziende, quindi anche per quelle medie. I vincoli tecnici e finanziari hanno condizionato una crescita che altrimenti sarebbe stata più significativa, condizionando il dinamismo del comparto più che per le imprese di altre classi e dimensioni.
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