Il Bring your own digital identity è il nuovo paradigma della sicurezza nell’era digitale. I risultati di una ricerca CA Technologies-Ponemon Institute evidenziano il valore dell’identità digitale che diventa il nuovo perimetro aziendale.
Lo scenario di riferimento a cui guarda oggi
CA Technologies è quello dell’
Application Economy, relativo a
un mondo sempre più connesso, mobile, basato su applicazioni in cui i consumatori interagiscono con le aziende e sperimentano un’esperienza del brand a cui si rivolgono attraverso il software. Le
applicazioni diventano l’elemento chiave per un’esperienza utente che genera il vantaggio competitivo per l’azienda come testimoniano realtà del calibro di Amazon, Nike e Tesco, solo per citarne alcune, che si sono trasformate in vere e proprie ‘software company’.
Un’opportunità enorme da cogliere i cui effetti sono già percepibili, come emerge da una
recente ricerca di CA Technologies – secondo cui circa il 44% delle aziende italiane interpellate ha confermato che
l’Application Economy sta determinando un effetto fortemente dirompente sul loro settore, che non manca però di evidenziare che proprio
le aziende italiane reagiscono molto più lentamente alle opportunità create dall’Application Economy rispetto alle loro controparti negli Stati Uniti.
Tra i principali ostacoli emergono
una disponibilità di budget ridotta, ma anche il fattore
sicurezza, elemento critico nel mondo digitale.
Marco Comastri, President Emea di CA TechnologiesE proprio
la sicurezza è stata al centro di un evento europeo organizzato di recente a Milano da CA Technologies in cui
Marco Comastri, President Emea, ha spiegato con altri manager
la 'vision' aziendale in merito al tema delle identità digitali. “Nell’App Economy aprire i dati a un mondo sempre più iperconnesso diventa una delle sfide principali; la sicurezza è percepita come uno dei principali ostacoli, che deve invece trasformarsi in un abilitatore di business". E prosegue:
“Oggi che le transazioni aziendali avvengono sempre di più on line, i servizi cloud giocano un ruolo centrale e gli strumenti social entrano a far parte della nostra quotidianità, i confini aziendali si estendono e sfumano e l’’identità digitale diventa il nuovo perimetro aziendale, la fotografia della vita sociale della persona. Gli utenti – consumatori e dipendenti – accedono ai dati da molteplici device, attraverso differenti canali e nuove applicazioni. Comprendere a fondo i bisogni dei clienti aziendali e le loro propensioni all’acquisto diventa fattore discriminante per mantenerli. E’ fondamentale che le aziende sviluppino una strategia di gestione delle identità consistente per accelerare l’adozione di servizi digitali e trasformare la sicurezza in un asset strategico che permette alle aziende di crescere ed essere sempre più competitive”.
Byiod, c’è interesse ma siamo solo agli inizi
Uno scenario in continua e rapida evoluzione in cui
il concetto del Byod (Bring Your own device) che regolamenta l’utilizzo dei dispositivi in ambito aziendale
evolve verso quello più sofisticato del Byoid – Bring your own identity – che diventa
un imperativo per le aziende estese del mondo digitale.
“Siamo tutti cittadini dell’era digitale. Accediamo alle informazioni utilizzando le nostre credenziali on line, dispositivi mobili e canali di accesso differenti. La mobilità e il cloud stanno avendo forti impatti e stanno cambiando il modo di approcciare l’identità che diventa elemento rilevante per tutti, andando al di là del problema del cybercrime”, rimarca
Andrew Kellet, Principal Analyst, Security and Infrastructure di Ovum.
Il cammino da compiere verso un’adozione pervasiva di strategie di Byoid è ancora lungo, come risulta da
una ricerca condotta da CA Technnologies e dal Ponemon Institute “The Identity Imperative for the Open Enterprise 2014 - su un campione di 3.115 professionisti IT e di business a livello mondiale con un organico al di sopra dei 1000 dipendenti (Nord America, Brasile, UK, Francia, Germania, Italia, India e Australia) - da cui emerge che
sia i dipartimenti IT che le linee di business riconoscono il valore delle iniziative di Byoid, ma
l’adozione diffusa è ancora in una fase iniziale. Pur essendo ancora ai primordi, l’attenzione è alta soprattutto nella popolazione Web e mobile. Si registra infatti
un elevato interesse verso il Byoid e l’utilizzo di identità digitali in ambiti social come Facebook, LinkedIn o Yahoo in Europa, con
una media del 50% dei responsabili IT e del 61% di utenti business – con
le percentuali più alte in Italia (55% IT e 69% business) e più basse in Francia (47% e 51%).

L’identità è percepita come asset fondamentale per la crescita e la customer experience (60%) emerge come il principale beneficio riconosciuto dai professionisti IT e dagli uomini di business italiani in seguito a una corretta strategia di identita digitali, seguita da miglioramenti nelle attività operative e logistiche (per gli IT manager), mentre le figure IT di Uk, Francia e Germania concordano nell’indicare nel
rafforzamento dei processi di autenticazione il beneficio più importante.
“L’identità digitale è il cuore dell’App Economy, diventa un asset di valore, non un semplice componente della protezione dei dati, elemento cruciale per far crescere il business e mantenere i clienti. E’ relativa a tutto ciò che si fa su Internet in relazione ai servizi digitali: connettività ubiqua, m2m, big data, le cui fonti di dati vanno dalle transazioni on line, al social media, ma anche all'Internet of Things e non è solo una questione tecnologica, riguarda le normative e le policy, per questo richiede un approccio olistico”, enfatizza
Paul Ferron, Director Security Solutions, Emea, CA Technologies.
Al fine di
incrementare l’adozione del Byiod lo studio indica nei
processi di validazione delle identità il tema verso cui orientare gli sviluppi di nuove feature di sicurezza secondo gli IT manager, mentre gli uomini del business guardano alla
semplificazione dei processi di registrazione degli utenti, all’autenticazione multi-factor, nonché all
’implementazione di soluzioni anti-frode.

Paul Ferron, Director Security Solutions, Emea, CA Technologies L'Impatto di questo fenomeno sull'economia europea sarà molto forte: si parla di
1 trilione di euro di benefici economici a livello annuale entro il 2020– di cui
330 per le aziende e 670 per I consumatori.
“Sbloccare e liberare il valore delle identità digitali passa da un processo di automatizzazione di processi e transazioni ma soprattutto di adozione di un approccio orientato al consumatore, di cui si personalizza l'esperienza per capirne a fondo i bisogni e soddisfarli al meglio, al fine di creare innovazione e riuscire a generare nuovo business”. dichiara Comastri. Il tutto mantenendo alto il livello di “trust”, di fiducia reciproca e scambievole tra le parti.
“E' un modo rivoluzionario di fare business però bisogna essere in grado di governarlo lavorando insieme aziende, consumatori e terze parti”, concludono Comastri e Ferron.
La via italiana alla identità digitali
L'Italia, come detto, al pari di altri paesi sta guardando alla forte trasformazione in atto che proietta le aziende nell'era digitale.
Postecom, per esempio, oggi
è al conempo un operatore postale, una banca e un'assicurazione e quindi un identity provider che gestisce milioni di transazioni al giorno con
un approccio multi-canale.
“Diamo ai clienti la possibilità di scegliere il canale - fisico e digitale - che meglio risponde alle sue esigenze per utilizzare i nostri servizi, fornendo gli stessi livelli di sicurezza e autenticazione”, spiega
il Ceo Vincenzo Pompa.
Giuseppe Tilia, SVP di Telecom – responsabile del Progetto Agenda Digitale per Telecom Italia racconta come
all'interno del programma governativo di trasformazione della Pubblica Amministrazione per promuovere e rendere disponibili nuovi servizi vi sia
la priorità di creare una nuova identità digitale nazionale per i cittadini così come si stia lavorando al progetto di
un'unica Anagrafe digitale. E Telecom stessa è impegnata su tutti questi fronti.
E poi c'è
Expo 2015 che come spiega Guido Arnone, Technology Innovation & Digital Director, Expo 2015, sarà
il primo vero Expo digitale che, di conseguenza, porrà
una forte enfasi sul tema dell'identità digitale al fine di capire cosa offrire al visitatore per soddisfare appieno la sua
'visitor experience': “Più informazioni riusciamo a raccogliere e più servizi e informazioni potremo fornire in tempo reale al visitatore a cui offiremo un’esperienza unica”.
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