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IBM affronta il difficile passaggio al nuovo ciclo economico

L'azienda ha scelto una lean economy, gettando la zavorra di parte sostanziale della componente hardware e diventando essenzialmente una società di servizi

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Dopo l'annuncio del pesante calo di fatturato del terzo trimestre, 22,4 miliardi di dollari contro i 23,3 dell'analogo periodo 2013, il valore in Borsa di Ibm è crollato di oltre il 7%, E' il decimo trimestre consecutivo con segno meno registrato da Ibm. Gli ultimi risultati confermano, quindi, una tendenza che si era già ampiamente evidenziata nel corso di questi due ultimi anni.
Ma che Ibm dovesse in qualche modo scontare, in termini di performance di mercato, la grande trasformazione che interessa l'intera organizzazione era in qualche modo scontato. Stiamo parlando di una realtà da 100 miliardi di dollari di fatturato. Quale altra azienda alle prese con una riorganizzazione della portata di quella intrapresa da Ibm non sarebbe stata oggetto di una fortissima volatilità di fatturato e utili?
Il tutto si accompagna a una economia che segna il passo e a una crisi strutturale del mercato di riferimento, tendenzialmente sempre più influenzato dal nuovo paradigma dell'IT as a service che mette in discussione il modello di business primario degli IT vendor: diminuisce la spesa IT tradizionale, ma al contempo la nuova domanda informatica non riesce a compensare la perdita complessiva di revenue.
Perché si arrivi a un nuovo equlibrio tra domanda e offerta e affinchè si possano raggiungere conseguenti e coerenti performance in termini di business passerà del tempo. Ibm ha ceduto la componente hardware a volume a Lenovo e in questi giorni ha annunciato la cessione del business dei semiconduttori a Globalfoundries. Quest'ultima s'impegna a produrre i processori utilizzati nei sistemi di Ibm a fronte di un ingaggio del valore di 1,5 miliardi di dollari. Per la produzione del fabbisogno di silicio all'interno della tecnologia Ibm, quest'ultima, quindi, opta per una sorta di outosurcing, conferendo all'esterno le attività industriali.
Complessivamente le scelte operate da IBM condizionano pesantemente le perforrmance di breve e medio termine ed è in qualche modo inevitabile affrontare una fortissima discontinuità di mercato. D'altra parte la componente ceduta a Lenovo figura ancora nella voce di fatturato dell'ultimo trimestre, ed è una delle voci che più ha compromesso il business complessivo, riportando un calo del 14%. Nei prossimi trimestri, quando verranno completate e formalizzate le cessioni hardware e si inizierà a scorporare il business server Intel e quello dei semiconduttori, il fatturato sarà inevitabilmente ridimensionato. La prova del nove sulla tenuta del nuovo ciclo economico sarà rappresentata dalla capacità di esprimere una dinamica positiva sul fronte degli utili.
Le scelte di IBM dovranno essere valutate nel lungo termine. Pensare che si possa sostenere un identico valore di fatturato conferendo le attività industriali di server e processori ad altri soggetti è pura fantasia. Ibm è diventata un'altra azienda e prima che i frutti del nuovo percorso intrapreso possano concretizzarsi servirà tempo così come avere la fortuna di cogliere il risveglio economico delle geografie oggi in crisi sistemica. L'azienda ha scelto una lean economy, gettando la zavorra di parte sostanziale della compontente hardware, diventando essenzialmente una società di servizi.
Il problema è che i tempi di Wall Street non sono allineati ai tempi che le grandi aziende IT necessitano per riconvertire il proprio business. Ibm, al contrario di Dell, non uscirà mai dal mercato azionario, e dovrà scontare la volatilità del nuovo corso di business che si va delineando dopo le mega cessioni.
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