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Dell Technologies, l’innovazione si fa all’intersezione di tecnologie e persone

Al recente Dell Technologies Forum a Milano ci si confronta su scenari innovativi per mettere le basi per un’economia più dinamica, sostenibile, tecnologica e inclusiva. Sul palco Filippo Ligresti, VP & General Manager di Dell Technologies Italia e le testimonianze di aziende come Bracco, Prysmian, ENI e VMware   

Trasformazione Digitale Cloud

Dell Technologies Forum - Una 'bella' sensazione quella provata al recente evento milanese, appuntamento annuale, tornato finalmente in presenza, dopo un biennio ‘da remoto’, come sottolinea sul palco Filippo Ligresti, VP & General Manager di Dell Technologies Italia. Un intenso momento di incontro e confronto tra vendor, clienti e partner, sulle tendenze che guidano la trasformazione digitale e sulle più recenti tecnologie di Dell Technologies, lungo le traiettorie multicloud, IT as a service, future of work, modern data center e cybersecurity.

Il benvenuto arriva in video direttamente da Michael Dell, Ceo dell’azienda, che sottilinea come questo sia il momento ideale per re-inventare e ri-immaginare il mondo in chiave digitale, accelerato dalla tecnologia, sempre più strategica e centrale in ogni business e attività, strumento ideale per creare un future migliore per tutti: “Un mondo da creare insieme, in ecosistema, capitalizzando su sull’ispirazione umana e sull’innovazione tecnologica".
Michael Dell, fondatore e Ceo di Dell Technologies“Un’innovazione da fare coniugando al meglio tecnologia e persone, i motori della trasformazione”, prosegue Ligresti: “Crediamo davvero che l’innovazione si faccia all’intersezione di questi due mondi. Oggi siamo immersi e viviamo in un mondo digitale, le cui potenzialità sono incredibili e senza limiti: se le aziende vogliono crescere e aumentare il loro fatturato, migliorare la precezione del loro brand, raggiungere più clienti così, come le istituzioni vogliono migliorare i servizi ai cittadini, la risposta sta sempre nel digitale. Una trasformazione che però deve necessariamente avvenire con il coinvolgimento delle persone.”

Già, le persone, un po' provate da queste trasformazioni così repentine e profonde a ci adeguarsi velocemente: “Dopo due anni in cui anche in Italia si è assistito a un’accelerazione dei programmi di digitalizzazione, più della metà dei leader IT afferma che la propria azienda è ben consapevole di ciò che serve per attuare un processo concreto di trasformazione digitale della forza lavoro. Tuttavia, molti dipendenti si trovano adesso ad affrontare una nuova sfida a causa di un cambiamento troppo repentino e hanno difficoltà a stare al passo con l’innovazione”, afferma Ligresti. “Le organizzazioni potranno portare avanti tutta questa innovazione soltanto fino a dove le persone riusciranno ad accompagnarla a trattarla. Bisogna aiutarle ad assorbire il cambiamento, ingaggiarli maggiormente e trattenerli per motivarli a creare vera innovazione”. Il rischio altrimenti è di alimentare fenomeni come il bornout e la great resignation e non fare innovazione.

Una ricerca sulla Trasformazione Digitale

Temi che Dell ha studiato a fondo, commissionando una ricerca globale alla società Vanson Bourne, che ha intervistato 10.500 persone (business & IT decision makers e dipendenti coinvolti nella trasformazione digitale), in oltre 40 paesi del mondo, in cui i risultati dell’Italia sono molto allineati a quelli del resto del campione mondiale.

Lo scenario emerso è fatto di luci e ombre. Tra i fattori limitanti l’innovazione una delle cause è da attribuire alla mancanza di cultura organizzativa: il 60% degli intervistati riferisce che è soprattutto un problema di resistenza al cambiamento, così come un 51% teme di non riuscire a tenere il passo, perdendo l’opportuntà di rendere la propria organizzazione data driven – cioè in grado di sfruttare l’enorme mole di dati, e un 52% di essere ancora dotato di tecnologie troppo centralizzate e non adeguate per passare al modello iper-distribuito.Tra i timori vi è anche la sicurezza IT: in un mondo densamente digitale la superficie di attacco continua ad espandersi così come gli attacchi sono sempre più mirati e strutturati, per cui il 72% degli intervistati dichiara di avere forti preoccupazioni in questo senso: “Ogni 11 secondi viene sferrato un attacco a livello mondiale; per questo non è più una questione di ‘se’ ma di ‘quando’”, spiega Ligresti. “Le aziende devono prepararsi, non solo per mitigare i potenziali effetti di un attacco, ma soprattutto per riuscire a ripartire nel momento in cui sono stati colpiti”.

E la risposta per superare le limitazioni passa dalla focalizzazione sulle persone: il ruolo dei dipendenti è importante come non mai per intraprendere un programma di trasformazione digitale che abbia realmente successo, come dichiarato dall’83% dei leader aziendali italiani; anche se, il 60,5% ritiene che la propria azienda sottovaluti ancora le esigenze delle persone quando pianifica programmi di trasformazione.

Quest’ultimo elemento incide sulla percezione dei vantaggi legati all’utilizzo del remote working, se si prova a motivare il dato che vede il 62% degli intervistati ritenere di non aver ancora visto significativi miglioramenti nel bilanciamento vita-lavoro dei dipendenti dopo un biennio, e oltre il 38% del panel vorrebbe che le aziende equipaggiassero meglio i leader con strumenti tecnologici per gestire in modo più efficiente i team da remoto, mentre il 40% fa presente tuttora di difficoltà nel collaborare e/o relazionarsi a distanza.

Per contro, il 55% del campione non teme di essere escluso dall’evoluzione del mondo digitale a causa della mancanza di persone con la giusta visione per cogliere tutte le opportunità, e anzi, oltre il 50% vede un cambio positivo nella cultura organizzativa che non limita in nessun modo la capacità di innovazione dei dipendenti.Filippo Ligresti, VP & General Manager di Dell Technologies ItaliaLa ricetta Dell per l’innovazione

In questo senso, la ricetta proposta da Dell passa da alcune azioni principali: “La trasformazione digitale in atto avviene con le persone e non alle persone, quindi è fondamentale sviluppare più empatia. Bisogna rimetterle al centro, crearando una cultura organizzativa in cui siano considerate come fonte principale di innovazione, in grado di collaborare in un mondo più smart, utilizzando strumenti adatti – hardware e software - per lavorare al meglio ovunque. Oltre a ciò, le aziende devono dotarsi di policy e modalità in grado di garantire loro il corretto equilibrio tra lavoro e tempo libero. Il lavoro è infatti un risultato che va ottenuto, magari cambiando lo stile di leadership e dando molta attenzione alle necessità dei dipendenti”, continua Ligresti. Per incrementare la produttività occorre delegare di più alla tecnologia: “Bisogna modificare il rapporto tra le persone e l’automazione creando un nuova partnership tra uomo e macchina. Se si automatizzano le parti più ripetitive del lavoro, si libera infatti spazio per abilitare quelle componenti lavorative che necessitano di una partecipazione attiva, in grado di stimolare le persone, ingaggiandole e stimolandole maggiormente", sostiene Ligresti.

Le declinazioni tecnologiche

Inevitabile, scaricare a terra questa vision aziendale, illustrando sinteticamente le direzioni tecnologiche. Ne parlano Cinzia Serra e Roberto Morandi, CTO Ambassador, Dell Technologies.

Le forme del cloud - Si parte da qui: “Oggi tutti sanno cos’è, se ne parla ormai da 15 anni; oggi però è fondamentale capire cosa si fa con il cloud. Lo si utilizza per fare tutto, in maniera inconscia; le singole persone per le loro attività quotidiane così come le aziende, e in questo caso il valore del cloud è ancora superiore in quanto è utilizzato per fare business, per incrementare il volume d’affari”.
Nell’interpretazione del vendor utilizzare il cloud significa in sostanza come si offrono i dati e che esperienza si vuole garantire attraverso di essi: Oggi si dice che bisogna essere Cloud First, Cloud Native, abilitare il public cloud, il private e poi l’hybrid e il multicloud. In realtà, Dell propone l’utilizzo del ‘multicloud by design’ che significa lasciare ai clienti la libertà di utilizzare qualsiasi cloud provider, qualsiasi vendor cloud, qualsiasi forma di cloud, come una volta si sceglieva il software vendor per le applicazioni e l’hardware vendor per l’infrastruttura”.

In questo contesto il concetto di sovranità dei dati è fondamentale e Dell Technologies consente di farlo secondo due percorsi: la prima è la strategia Apex – con l’idea di proporre tutta la tecnologia in modalità di servizio; non è un singolo prodotto ma una molptelicità di prodotti, ma anche partnership con i principali cloud provider e con società di 'software as a service': “un modello che risponde al paradigma di semplicità, agilità e controllo consentendo di sfruttare ovunque i vantaggi dell’as a service, di reagire rapidamente e cogliere nuove opportunità, minimizzando i rischi e massimizzando le prestazioni alle proprie condizioni”.La seconda declinazione prende forma nel progetto Alpine, iniziativa volta estendere la proprietà intellettuale delle piattaforme storage a file e a blocchi di Dell sui principali cloud pubblici. I clienti possono acquistare software storage sotto forma di servizio gestito utilizzando i crediti cloud già esistenti beneficiando di un'esperienza storage omogenea senza soluzione di continuità dagli ambienti on-premise fino ai cloud pubblici oltre a condividere facilmente i dati tra cloud differenti.

La nuova frontiera dell’edge - Nel disegno multicloud di Dell entra di diritto anche la componente edge, come luogo dove il dato viene creato e lo si può sfruttare in tempo reale, con il vantaggio di poter elaborare e analizzare una grandi mole di dati senza che questi vengano trasferiti nel data center centrale o nel cloud, evitando problemi di latenza. Un concetto non nuovo per il vendor, che vanta un’offerta completa, molte installazioni, e crede di offrirlo al meglio grazie al supporto dei servizi professionali, a una supply chain affidabile e una distribuzione aziendale capillare a livello globale e prodotti specifici per ogni settore: ”Edge come componente fondamentale per un ambiente multicloud. Un’area di forte sviluppo: entro il 2024 all’edge verrano prodotti più di 10 milioni di petabyte di dati, con tassi di crescita impressionanti". Anche in questo campo Dell si fa trovare pronta con prodotti ma anche soluzioni di data analytics innovative basate su algoritmi di Intelligenza Artificiale e Machine Learning, con elevati livelli di sicurezza, performanti in termini di velocità di elaborazione e disegnate secondo principi di economia circolare e ottimizzate dal punto di vita del risparmio energetico.Il PC moderno - C’è poi la dimensione PC, funzionale all’obiettivo di mettere al centro le persone: "di fatto è diventato l’ufficio del futuro, il centro commerciale virtuale, … la finestra sul mondo. Le aziende lo stanno utilizzando come finestra sull'innovazione tecnologica e non a caso Dell Technologies sta innovando tutte le fasce di questo strumento, ma soprattutto lo sta usando per creare l'ambiente di lavoro adeguato, con un’attenzione forte al tema della sostenibilità. Dell Technologies sviluppa tutta la propria linea di PC riciclando la fibra di carbonio dell’industria spaziale. Soltanto l’anno scorso negli Usa ha riciclato più di un milione di chilogrammi di carbonio”.

La sicurezza in chiave moderna. Non ultima, la sfida della sicurezza: “Il nuovo mondo digitale espone a nuovi rischi digitali: un fenomeno molto pericoloso, per cui i paradigmi di sicurezza utiilizzati fino ad oggi mostrano il fianco. Dell crede che una moderna sicurezza aziendale debba fondarsi su tre elementi principali: una base di sicurezza, di fiducia che prevede e abilita i prerequisiti di una moderna sicurezza aziendale attraverso l’erogazione di tecnologia da un ecosistema affidabile; l’adozione del modello Zero Trust – creando un’architettura di sicurezza senza perimetri con lo scopo di spostarsi verso l’anticipazione della minacce; un piano di cyber recovery per essere pronti a reagire in caso di violazione".
Un concetto di Zero Trust che Dell non ha reiventato, ma bensì semplificato per spostarsi da un blocco reattivo del danno avvenuto a una reazione proattiva alle minacce, lavorando con i partner per creare un reale e completo ecosisistema zero trust: "La sicurezza è un lavoro di squadra.”

Da segnalare in questo perimetro la proposta APEX Cyber Recovery Service, soluzioni full stack sviluppate per semplificare il ripristino a seguito di un cyberattacco. Per le finalità di cyber recovery Dell gestisce le operazioni di vault con frequenza quotidiana e, attraverso i propri partner, si affianca al cliente nelle procedure di ripristino dei dati.

La soluzione viene fornita da Dell in modalità as-a-Service con configurazioni standardizzate, opzioni di recovery semplificato grazie all’assistenza di Dell e dei partner certificati. Nella stessa direzione PowerProtect Cyber Recovery per Microsoft Azure, un servizio che permette di implementare un cyber vault fisicamente isolato nel cloud pubblico e disporre di opzioni di ripristino flessibili in caso di attacco cyber, inclusa la possibilità di effettuare il recovery all’interno del data center, in una nuova rete privata Azure, oppure all’interno di un ambiente Azure pulito.

E ancora CyberSense per Dell PowerProtect Cyber Recovery per AWS, soluzione che favorisce una analytics adattativa, che consente di effettuare la scansione di metadati e file completi, e implementare meccanismi di machine learning e tool di analisi forense per rilevare, diagnosticare e velocizzare il recovery dei dati.

Le testimonianze sul palco

Vision, declinazioni tecnologiche ed esperienze di clienti e partner tecnologici. Sul palco è il momento di quattro testimonianze. Si parte con Andrea Provini – Global Global Chief information Officer Technology Services, Bracco Imaging e Presidente Aused che interviene sul tema critico della sicurezza: “Bracco l’ha affrontato finendoci a volte dentro, per fortuna non in modo pesante”. E prosegue: “In questo scenario, di fronte a un’ipertrofia di tecnologie la difficoltà maggiore è quella di scegliere. La nostra scelta è stata quella di optare per un partner affidabile, in grado di dare garanzia di business sicuro. Sul tema della sicurezza si sono fatti molti passi avanti, oggi la percezione è cresciuta. Non ci interessa lo specialista che somministra la cura specifica, cerchiamo un partner in grado di garantire un’archittettura credibile, trust, una tecnologia al servizio delle persone".

“Come Dell abbiamo tante conversazioni su questo tema con i clienti – con una forte focalizzazione su cybersecurity e data protection. Oltre a proteggere il perimetro attaccato e i dati si vuole garantire il ripristino dei dati”, interviene Giampaolo Mischi, Sales Director, Dell Technologies.

Alessandro Bottin, Global Infrastrucure & Operation Manager, Prysmian parla dell’esperienza di utilizzo del modello as a service, abilitato da Apex: “Si tratta di un servizio innovativo che ben si sposa con le esigenze di oggi, di cui Prysmian ha forte necessità trattando i dati, che sono dovunque, nel multicloud, all’edge, …per cui l’agilità nel gestirli è fondamentale. I servizi Apex di Dell consentono di gestire il dato in logica pay per use, permettendo di sfruttuarlo, espanderlo, trasportarlo, analizzarlo al meglio,… favorendo anche un approccio attento alla sostenibilità. Stiamo infatti cercando di creare una cultura sul tema ‘green IT’ non solo favorendo l’utilizzo di materiale riciclato ma anche la logica del servizio, volta a sviluppare una cultura e un modo di pensare più green”. Commenta Mischi di Dell: “L’accesso al cloud ibrido proposto da Dell attraverso Apex sta suscitando molto interesse tra clienti. Un concetto di cloud non tanto in logica ‘cloud first’ ma ‘cloud right’, che significa utilizzare il cloud corretto in qul momento per le necessità dell’azienda in questione”.Sul tema del remote working, interviene Raffaele Gigantino, Country Manager, di VMware Italia: “Il lavoro da remoto è qui per restare. E VMware stessa ha interpretato questo fenomeno, vivendolo in prima persona, abilitando il paradigma del lavoro ibrido in tutta l’azienda a livello globale e locale; come nella moderna sede milanese, sviluppata su un concetto People Centric: un hub di collaborazione nella logica dell’’office as a service’ per sfruttuare al meglio i due mondi: quello del lavoro da remoto e quello in ufficio, facendo leva sulle moderna tecnologie abilitanti. Un modello da replicare e abilitare ovunque, presso clienti e partner".Conclude le testimonianze, Gabriele Provana, Head of ICT Infrastructure & Delivery, ENI, portando la vista di un’azienda operativa in 67 paesi a livello mondiale con un team di 33 mila persone:Stiamo assistendo a un’ondata di nuove tecnologie senza precedenti, che porta opportunità incredibili, basti pensare alle direzioni Green&Blu: da una parte con l’obiettivo di rendere il mondo più sostenibile - economia circolare, sostenibilità, trasformazione energetica, e dall’altra di abilitare la trasformazione digitale che crea scenari prima inimmaginabili e che deve anch’essa cercare la sua sostenibilità. Senza dimenticare la centralità dei dati, il nuovo asset aziendale. E in questo senso, il futuro che si può immaginare è tecnocratico, con poche grandi aziende produttrici di tecnologia, molto normato dagli Stati per gestire il far west tecnologico.Un futuro in cui la tecnologia aiuti a portare avanti le grandi trasformazioni economiche, sociali, ambientali per un mondo più sostenibile. Le aziende come Eni devono provare a trasformarsi profondamente con un obiettivo di sostenibilità molto forte”.E tornando al remote working, ENI stessa lo ha adottato durante la pandemia in modo diffuso in siti e posizioni più disparate, portando la tecnologia nell’ecosistema aziendale,integrandolo con sistemi esterni, facendo collaborare le persone al motto ‘Anywhere, any time, for any people’: Un concetto di smart working che, se ben applicato durante la fase emergenziale in tempi anche molto veloci, per essere veramente tale oggi e nel futuro deve valorizzare la componente ‘smart’, evolvendo in termini di relazioni, trust, contaminazione e ibridazione di competenze”, conclude Provana.

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