Ridurre il TCO infrastrutturale, immaginare un IT in grado di dare un reale supporto al business.Lo scenario evidenziato al Cloud Computing Summit
Il Cloud? Un’opzione che inizia a essere al centro di attente valutazioni e investimenti da parte delle aziende italiane. E’ questo quanto emerge dal
Computing Summit, evento coordinato e promosso da
IIR che ha visto la partecipazione di numerosi operatori del settore, sia vendor che service provider.
Per molti
CIO è evidente che il cloud possa rappresentare un'opportunità, sia per razionalizzare dal punto di vista di Total Cost of Ownership tutta una serie di risorse applicative e il sottostante stack tecnologico, sia per immaginare un IT in grado di dare un reale supporto in termini di business. Quest’ultimo punto riguarda soprattutto aziende che hanno una presenza globale. Ne sono un esempio
Stevanato Group, azienda veneta che produce packaging e macchinari per il settore farmaceutico, e
Fracarro, società leader nei sistemi audio-video-dati che opera in tutti e 5 i continenti attraverso le sue consociate commerciali e produttive.
Uno scenario, quello emerso nel corso del Summit, che lascia intravedere una crescita del mercato cloud nel suo complesso con prospettive di una più ampia affermazione nel medio e lungo periodo. La logica che presiede l’investimento del cloud è innanzitutto data dalla flessibilità che il cloud può garantire in termini di
time to market, esigenza che vede soprattutto in prima linea aziende che si muovono su mercati globali e sono attente alle opportunità di epansione.
Non da meno è la capacità di associare al cloud una logica di servizio ribaltando la prassi tradizionale che ha sostenuto la gestione dei sistemi informativi sino ai nostri giorni: avere la capacità di esternalizzare i costi legati ad attività di mera amministrazione e gestione dell’esistente liberando risorse per potere essere utilizzate in attività a valore. Come ricordato da
Claudio Umana, Information Systems Director di Fracarro “non ha senso dover ancora allocare tempo e risorse al monitoraggio e aggiornamento dei contratti di licensing di applicazioni e servizi”.
Il modello del cloud, fatte salve la capacità di deliverare servizi in base a
SLA coerenti con le singole e specifiche esigenze di business ed elevati livelli di sicurezza, contiene un grande motore di semplificazione infrastrutturale. Denominatore comune nell’investimento risulta essere la business continuity: assicurare la sostenibilità di un’impresa always-on realizzando
data recovery center in una dimensione cloud.
E’ un percorso, quello evidenziato da utenti e vendor al Summit, che interessa trasversalmente il mercato delle
medie imprese italiane. Un percorso che appare come una sorta di work in progress in quanto, al di là di investimenti infrastrutturali - così come possono essere configurati quelli dedicati alla realizzazione di risorse di backup in termini di disaster recovery - le aziende hanno la possibilità di approcciare il cloud in termini incrementali. Iniziare a sperimentare lo sviluppo o la migrazione di parte delle risorse applicative limitatamente ad alcuni singoli embrionali progetti, verficarne la fattibilità ed efficienza, valutarne pro e contro, entità dei costi per poi eventualmente procedere a investimenti più consistenti estesi a una più ampia parte degli stack architetturali e di processo.
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