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SDN, per una nuova architettura delle reti

Cosa significa introdurre in azienda concetti quali il Software Defined Networking? Ne parliamo con Stefano Paganelli, Line of Business Network Integration & Security Manager di Dimension Data Italia

Cloud
Virtualizzazione, automazione, flessibilità. Come riuscire a fare in modo che le infrastrutture di rete possano essere gestite per rispondere al meglio alle necessità applicative e di business che si vanno configurando ai nostri giorni? La logica attraverso la quale sostenere questa sfida è sempre più legata alla logica architetturale introdotta dal Software-defined networking (Sdn). Ne parliamo con Stefano Paganelli, Line of Business Network Integration & Security Manager di Dimension Data Italia. 

Può dare una definizione semplice e immediata dell’SDN?
Da un punto di vista prettamente formale, SDN può essere definito come la centralizzazione dei processi di decisione sulla gestione di pacchetti e flussi applicativi in una rete. In termini più ortodossi si chiama separazione del “control-plane” dal “transport-plane”. La peculiarità più interessante è l’apertura del livello di controllo ad interfacce di programmazione e la possibilità di avere applicazioni di controllo personalizzabili.Le reti attuali utilizzano punti di decisione distribuiti; tutti gli apparati di rete ne sono dotati, a vari livelli, ed il coordinamento avviene tramite utilizzo di meccanismi di comunicazione/sincronizzazione chiamati “protocolli” (di routing, di prevenzione, di loop…). Ogni decisione sull’inoltro di un determinato pacchetto viene però presa dal singolo apparato.    Come sempre accade nel mondo delle tecnologie e dell’informatica nulla di quanto emerge corrisponde a una reale novità, ma è piuttosto frutto di un’evoluzione.

Può tracciare brevemente il percorso che ha determinato l’affermazione dell’SDN?
SDN non è infatti un nuovo concetto, le reti ottiche dispongono di una intelligenza centralizzata già da molto tempo. Anche sulle reti IP abbiamo assistito ad esempi di separazione della componente decisionale da quella esecutiva. Giusto per fare alcuni esempi recenti, MPLS e in particolare MPLS-TE distinguono tra control-plane e transport-plane (anche detto data-plane o forwarding-plane). Nella seconda metà del primo decennio del secolo, si era cercato di generalizzare l’approccio seguito da MPLS-TE ad altre tipologie di rete (G-MPLS). L’obiettivo era simile a quello sotteso all’iniziativa SDN, ovvero la creazione di un unico control-plane trasversale alle varie tipologie di reti di trasporto. Con G-MPLS però si andava ad aggiungere un livello di controllo a quelli esistenti. La novità di SDN è la volontà di riformare anche i livelli sottostanti, semplificando tutta l’architettura di rete.   

Cosa significa per un’azienda con investimenti pregressi in infrastruttura di networking introdurre servizi basati su SDN?
Dipende dall’infrastruttura esistente e dal modello di SDN che s’intende introdurre. Ci sono diversi approcci possibili, secondo quali opinioni si prendono in considerazione. I produttori storici di networking propongono l’integrazione di interfacce “SDN like” (ad esempio il supporto di OpenFlow) su alcune tipologie di apparati esistenti. Altri players, soprattutto le start-up, propongono un approccio di tipo “Overlay”. Altri ancora parlano di reti totalmente virtuali.Non c’è oggi un modello giusto ed uno sbagliato. L’approccio migliore è comprendere quali trasformazioni SDN porterà nel mondo del networking, quali saranno i benefici interessanti per la propria azienda, confrontare lo stato della propria infrastruttura e valutare quale approccio architetturale adottare.Il cambio di paradigma è radicale, va approcciato con cautela. Non siamo di fronte a soluzioni mature.   

Come viene traslato il concetto di SDN nelle soluzioni e servizi di Dimension Data?
Per quanto ci riguarda, disponiamo di un insieme di assessment che ci permettono di aiutare il cliente a comprendere quanto le proprie esigenze di business attuali e future possano essere aiutate da SDN e come. Questi assessment ci permettono di analizzare lo stato attuale dell’infrastruttura dell’azienda e di disegnare un percorso di evoluzione che includa il passaggio ad SDN.Le nostre competenze ci consentono di supportare i clienti nell’identificare dove e come inserire SDN nella propria infrastruttura e di sfruttarne al meglio le potenzialità, ad esempio nell’interfacciamento con i data center, le applicazioni, la security, le soluzioni di comunicazione voce e video.   

In quale modo l’SDN può valorizzare l’infrastruttura cloud?
SDN e Cloud partono da un attenzione comune alla dematerializzazione del livello fisico. Entrambi puntano a presentare alle aziende un ambiente semplificato, offrendo ai sistemisti di un’azienda le interfacce di controllo, provisioning e gestione dell’intero ambiente e non dei singoli componenti. Entrambi hanno una forte attenzione al supporto delle performance applicative. SDN è il naturale complemento di un’architettura Cloud, sia essa privata, ibrida o pubblica. L’interfacciamento degli strati di controllo dei due ambienti permetterà lo spostamento di macchine virtuali all’interno dell’architettura cloud automaticamente adeguando i livelli di servizio della rete. Non solo, grazie alle informazioni disponibili da SDN, lo strato cloud potrà decidere di rendere attivi determinati servizi/servers in un altro Data Center, a cui la rete può offrire migliori performances di quello attuale.
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