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ARM sfida Intel nel mercato server

Dopo il successo nel mobile ARM sta tentando l’incursione sul fronte del server, segmento controllato primariamente da Intel con la sua architettura x86

Tecnologie
L’inglese ARM è diventata nel giro di pochi anni il fornitore primario della tecnologia di processore della mobile industry. Tablet e smartphone, sia nella dimensione Apple sia nella dimensione Android, sono dispositivi Arm based. Insomma ARM è diventato quello che Intel è stato per il mondo del personal computing. E oggi beneficia degli investimenti compiuti negli anni godendo del vantaggio di essere il sourcing tecnologico del comparto che oggi viaggia con percentuali di crescita ampiamente superiori a quelle del comparto Pc.
Nel giro di 5 anni, ovvero contestualmente all’introduzione del primo smartphone targato Apple, il valore dell’azione di ARM è quasi decuplicato, passando dalle 100 sterline dell’aprile 2008 alle 972 sterline di oggi, 23 aprile 2013. Ma è da quest’anno che il sentimento dei mercati nei confronti della società inglese si è andato consolidando. Da luglio 2012 il valore dell’azione è infatti raddoppiato accelerando le dinamiche positivi che già avevano contrassegnato la storia finanziaria del gruppo.
arm-stocks.jpgLa posizione di Arm non è stata indebolita dalla debacle di Apple, il cui valore nello stesso periodo, si è ridotto di circa il 40%. Per quanto Apple costituisca il partner che ha contribuito al successo di ARM, la società inglese ha tutti gli anticorpi per contrastare eventuali debolezze della società americana, anticorpi che sono costituti dal progressivo consenso che si è raccolto attorno al sistema operativo Android, diventata la tecnologia di riferimento dei player asiatici, come la coreana Samsung e i cinesi Huawei e Zte.
Ma la guerra dei processori diventa ora più complessa e conflittuale: Intel sta investendo pesantemente per recuperare il terreno perduto e progressivamente guadagnare market share nella dimensione mobile; ARM sta tentando l’incursione sul fronte del server, segmento controllato primariamente da Intel con la sua architettura x86, ma che vede anche una storica presenza di altre tecnologie come quella Power di Ibm.
Le prospettive di ARM e una sua possibile affermazione nel comparto dei server devono però essere viste alla luce di un mercato che negli ulti anni è cambiato profondamente. L’architettura di processore della società inglese, il cui pregio è innanzitutto quello di avere a messo a punto tecnologia a basso consumo energetico, viene vista favorevolmente come possibile ingrediente di processore nei data center delle internet companies come Google o Facebook, per le quali il risparmio energetico è un fattore strategico. Se aziende di questo tipo selezionassero questa architettura di processore saremmo di fronte a un nuovo ribaltamento del posizionamento dei player che operano in questa dimensione. La disponibilità del nuovo processore a 64 bit non avverrà nell’immediato. In base a quanto sinora affermato si dovrà attendere la fine dell’anno prima di vedere un primo rilascio e Intel non sta certo a guardare. 
Nel successo di Arm conta anche il modello di business. A differenza di Intel, i processori ARM sono prodotti da vari chip makers che ne acqusiscono la licenza e lo adattano in base alle richieste dei propri clienti. Nel primo trimestre del 2013 sono stati immessi sul mercato 2,6 miliardi di processori ARM, numero equivalente a un +35% rispetto allo stesso quarter 2012, un volume di vendite che ha generato un +39% e un +35% di fatturato.
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