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Banche: Unimpresa, riforma recupero crediti non penalizzi Pmi

I dati del Centro studi dell’associazione: ad appena il 2,63% dei clienti (32.608 soggetti, sia imprese sia famiglie, su un totale di 1.240.410 clienti problematici) è riconducibile il 70,35% delle sofferenze bancarie (141,4 miliardi).

Mercato e Lavoro
“Pur nella consapevolezza che sia necessaria una riforma per modernizzare il Paese e in particolare alcune procedure di recupero dei crediti, va sottolineato l’auspicio di non penalizzare in maniera eccessiva le micro, piccole e medie imprese. Norme troppo sbilanciate in favore delle banche, alle quali il governo vorrebbe concedere maggiori prerogative per quanto riguarda i tempi di escussione delle garanzie sulle sofferenze, correrebbero il rischio di pregiudicare l’attività delle imprese, specie quelle più piccole, e quindi di una fetta importante dell’economia italiana”.
Così il Centro studi di Unimpresa, commenta le ipotesi di un nuovo intervento del governo con un decreto legge volto a velocizzare i tempi di recupero crediti con l’obiettivo di ridurre le sofferenze delle banche.
Secondo un’analisi del Centro studi di Unimpresa, le sofferenze delle banche sono legate ai grandi prestiti non rimborsati: il 70% dei finanziamenti non ripagati da famiglie e imprese si riferisce, infatti, a crediti superiori a 500.000 euro.
Sul totale delle sofferenze pari a 201,1 miliardi di euro, 141,4 miliardi sono relativi a finanziamenti oltre il mezzo milione di euro erogati ad appena 32.608 soggetti, il 2,63% dei clienti “problematici” degli istituti; 25,5 miliardi di sofferenze sono a carico di soli 579 soggetti, lo 0,05% del totale. Sul 97% dei clienti (più di 1 milione di soggetti), che hanno prestiti da 250 euro a 500.000 euro, pesa solo il 29% delle sofferenze(52 miliardi).
Il rapporto dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, mostra che il 70,35% delle sofferenze delle banche, cioè 141,4 miliardi su 201,1 miliardi complessivi, è relativo a finanziamenti superiori a 500.000 euro.
Ad appena il 2,63% dei clienti (32.608 soggetti, sia imprese sia famiglie, su un totale di 1.240.410 clienti problematici) è riconducibile il 70,35% delle sofferenze bancarie (141,4 miliardi).
Nel dettaglio, 17,1 miliardi di sofferenze (8,45%) si riferiscono a finanziamenti da 500.000 euro a 1 milione, erogati a 25.973 soggetti (2,09%); 27,7 miliardi (13,83%) si riferiscono a prestiti da 1 milione fino a 2,5 milioni, concessi a 19.274 clienti (1,55%); 23,8 miliardi (11,84%) sono relativi a crediti da 2,5 milioni a 5 milioni, erogati a 7.386 clienti (0,60%); 47,2 miliardi (23,48%) si riferisce a finanziamenti da 5 milioni a 25 milioni, concessi a 5.369 soggetti (0,43%); 25,5 miliardi (12,72%) è legato a prestiti superiori a 25 milioni erogati a 579 clienti (0,05%).
Meno di un terzo delle sofferenze (29,65%), cioè 59,6 miliardi, è invece legato a finanziamenti di importo minore che vanno da 250 euro a 500.000 euro, concessi a una platea molto vasta di clienti ora in difficoltà, pari a 1.207.802 soggetti (il 97,37% del totale).
Nel dettaglio, 6,5 miliardi di sofferenze (3,23%) si riferisce a finanziamenti da 250 euro a 30.000 euro erogati a 758.664 clienti (61,19%); 7,8 miliardi (3,90%) sono relativi a prestiti da 30.000 euro a 75.000 euro concessi a 161.641 soggetti (13,03%); 9,1 miliardi (4,50%) è relativo a crediti da 75.000 euro a 125.000 euro erogati a 93.168 clienti (7,51%); 20,2 miliardi (10,’8%) si riferisce a finanziamenti da 125.000 euro a 250.000 euro concessi a 119.504 soggetti (9,63%); 15,9 miliardi è legato a crediti da 250.000 euro a 500.000 euro erogati a 48.552 clienti (3,91%).
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