A Boston si celebra il lancio della release 10 della piattaforma Red Hat: nuove funzionalità pensate per semplificare il lavoro degli sviluppatori.
“L’open source continua a cambiare il mondo del software”. Con la consueta enfasi che contraddistingue i Red Hat Summit, Matt Hicks, Presidente e CEO di Red Hat apre i lavori dell’evento della casa di Raleigh, Nord Carolina, sempre particolarmente atteso da partner e sviluppatori open source.
Nel 2025 si torna a casa, a Boston (MA), più propriamente casa di Chris Wright, CTO e Vicepresidente senior per il Global Engineering di Red Hat, vera eminenza grigia del mondo Linux e creatore di buona parte del codice del kernel.
Siamo a circa 25 anni dalla creazione del primo embrione di ciò che poi sarebbe diventato RHEL e si festeggia con la prima delle bombe sparate alla platea del Boston Convention Center: la release 10 della distribuzione commerciale basata su Linux.
L’elenco delle novità aggiunte a RHEL 10 (Red Hat Enterprise Linux) spetta ad Ashesh Badani, Vicepresidente senior e CPO di Red Hat e altra presenza immancabile ai Red Hat Summit. Novità che rispondono tutte a esigenze particolarmente sentite. Le aziende oggi hanno a che fare con ambienti ibridi e distribuiti e sono consapevoli che l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei carichi di lavoro è un imperativo. Per questo c’è bisogno di un cervello applicativo particolarmente intelligente, chiamatelo sistema operativo se volete, anche se Wright insiste sul termine “piattaforma”, proposto come l'integrazione dell'AI già l’anno scorso a Denver. Un orchestratore, un ambiente, certamente molto avanzato, resiliente e solido, come Red Hat Enterprise Linux 10 vuole essere. Una piattaforma progettata per garantire agilità, flessibilità, gestione e sicurezza.
Badani parte con la modalità image. Un approccio definito “container-native” che unifica le fasi di build, l'implementazione e la gestione del sistema operativo e delle applicazioni in un unico flusso di lavoro semplificato. I team aziendali per lo sviluppo possono gestire tutto l’ambiente IT, dalle applicazioni containerizzate alla piattaforma sottostante, con strumenti unici e tecniche unificate. In questo modo, si riduce significativamente ogni possibile deviazione dalla configurazione, prevenendo modifiche errate e standardizzando le procedure.
Durante la fase critica di build e la combinazione specifica di pacchetti in un ambiente operativo standard, RHEL 10 propone i pacchetti Red Hat Insights e un generatore di immagini di sistema per implementare modifiche e aggiornamenti senza sorprese. Inoltre, con Red Hat Insights si ha una visione ben chiara della roadmap e del ciclo di vita della distribuzione.
Si risolve, poi, la mancanza di skill adeguate alla gestione degli ambienti applicativi complessi basati su Linux. Grazie a Red Hat Enterprise Linux Lightspeed, un servizio di alto livello che prevede l'integrazione dell'IA generativa (gen AI) direttamente nella piattaforma contribuendo a fornire indicazioni contestuali e suggerimenti subito pronti da un'interfaccia in linguaggio naturale.
L’AI generativa, insomma, al fianco degli sviluppatori nella risoluzione dei problemi più comuni e con la disponibilità di centinaia di best practice per la gestione di ambienti IT complessi. L’idea è che i team di sviluppo aziendali si sentano sempre più a loro agio nella gestione degli ambienti Red Hat Enterprise Linux di grandi dimensioni, anche se non hanno forti competenze.
Relativamente alla sicurezza del codice, RHEL 10 guarda avanti. La distribuzione oggi è la prima ad essere compliant ai Federal Information Processing Standards (FIPS) per la crittografia post-quantistica. Come dire: ci portiamo avanti a proteggere il codice contro attacchi al codice che sfruttano i computer quantistici e, in questo modo, siamo compliant con tutto ciò che può prevedere la normativa per diversi anni. In particolare, gli algoritmi della piattaforma si mostrano ancora più protetti dai tentativi di decriptazione e degli schemi di firma post-quantistica.
C’è dell’altro? Sì. Le Image Red Hat Enterprise Linux pre-ottimizzate sono totalmente supportate e pronte all'uso su AWS, Google Cloud e Microsoft Azure. C’è poi il pacchetto ampliato di toolkit IT realizzato dalla community. Ci sono ulteriori soluzioni convalidate dai partner (tutti i grandi del software e del cloud), basate su hardware avanzato per l'intelligenza artificiale e su altri carichi di lavoro complessi. C’è, infine, il componente aggiuntivo Red Hat Enterprise Linux Security Select, che permette di richiedere correzioni per un massimo di 10 vulnerabilità ed esposizioni note all'anno.
Basta? No. Red Hat AI Inference Server, presentato da Wright, mira a semplificare e accelerare l'implementazione dell'intelligenza artificiale generativa negli ambienti cloud ibridi e, come suo solito, Red Hat si fa promotore di una nuova iniziativa particolarmente legata alla questione dell’inferenza nell’AI. Si tratta di LLM-d, progetto open source supportato da tutti i big del cloud e dai giganti dell’elaborazione hardware, che ha l’obiettivo di garantire inferenza AI generativa distribuita e scalabile, dunque totalmente indipendente dall’ambiente, utilizzando Kubernetes e vLLM. Quest’ultima è una libreria per la gestione dell’inferenza e dei modelli linguistici di grandi dimensioni. È progettata per essere veloce, efficiente in termini di memoria e facile da usare. vLLM consente un servizio efficiente e ad alta produttività degli LLM ottimizzando l'utilizzo della memoria, l'elaborazione in batch delle richieste e l'utilizzo di algoritmi di decodifica. Infine, al Red Hat Summit 2025 si è parlato anche di Red Hat OpenShift e di Red Hat Ansible Automation Platform, sviluppo applicativo e, soprattutto, virtualizzazione.