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Dimension Data. come pianificare un data center software-defined

Come per tutti i cambiamenti tecnologici, un approccio software-defined richiede nuove competenze IT e cambiamenti nei processi di business

Cloud
Le organizzazioni dovrebbero iniziare già da adesso a pianificare data centre software-defined (SDDC). Lo afferma Kevin Leahy, Global General Manager per la Data Centre Business Unit di Dimension Data: “Anche se le organizzazioni non vedranno benefici tangibili nel breve periodo, le decisioni operative che le aziende devono prendere adesso influenzeranno la capacità di trarre pieno vantaggio dai nuovi paradigmi quando avverranno”. 
Come la virtualizzazione, anche l’implementazione di un SDDC sarà una trasformazione, aggiunge Leahy. La virtualizzazione era possibile già alla fine degli anni ’90 ma ci sono voluti circa quindici anni perché venisse considerata un asset operativo concreto – e solo per l’80% delle aziende. Questo perché richiede una capacità considerevole nella gestione del cambiamento specifica per ogni organizzazione. Non esiste un unico modo per approcciare o implementare la virtualizzazione. Lo stesso sarà per l’SDDC".  
“Basandoci sulla nostra esperienza nei sistemi e nel networking, sappiamo che il principale focus per qualsiasi disciplina software-defined è la necessità di integrazione – non solo di sistemi ma anche di processi di business. Quello che più ci interessa è che le aziende comprendano che il ‘software-defined’ è un trend che avrà conseguenze su ogni aspetto operativo e che quindi plasmerà i cambiamenti nel data centre.” 
Secondo Dimension Data la virtualizzazione e le reti software-defined emergenti stanno già esercitando una certa pressione sulla gestione dei data centre convenzionali. E sarà proprio questa pressione che spingerà verso la creazione dei SDDC.  “Sia che le organizzazioni stiano considerando il proprio data centre dal punto di vista della mobilità, della crescita di dati, del cloud, consolidamento o virtualizzazione, uno degli elementi chiave che deve essere preso in considerazione è la rete, rileva  Leahy. La rete è ciò che rende tutto il resto possibile. In virtù del fatto che le funzionalità vengono estratte sempre più a livello software, la rete sta diventando sempre più flessibile. Dal momento che offre benefici come un più ampio numero di intersezioni, orchestrazione e connettività su richiesta, questa gestione della rete consente risparmi di costo sostanziali e maggiori efficienze".  
Come per tutti i cambiamenti tecnologici, un approccio software-defined – per la rete o per i data centre – richiede nuove competenze IT e cambiamenti nei processi di business. Da qui la necessità di pianificare. I requisiti in termini di competenze e gestione del cambiamento specifici di ciascuna organizzazione saranno differenti a seconda di come si sceglierà di allocare i propri carichi di lavoro. La questione dell’SDDC è paragonabile a quella del cloud, spiega Leahy. Il carico e la tipologia di lavoro allocati su cloud determina il rimanente carico che deve essere gestito dal data centre. Questo, a sua volta, definirà la quantità di infrastrutture fisiche e virtuali necessarie e, oltremodo, il livello che ogni specifico data center deve raggiungere per essere considerato software-defined".
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