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L’attenzione dei Cio si sposta sull’end-user

Fattori come la mobilità e la virtualizzazione dei desktop sono alla base di un’evoluzione che sta virando dall’infrastruttura al rapporto con l’utente finale.

Trasformazione Digitale
Dopo aver concentrato per lungo tempo l’attenzione sull’organizzazione e l’ottimizzazione delle risorse presenti nel data center, i Cio sono oggi chiamati a prestare maggior attenzione ai comportamenti e alle richieste che nascono fra gli utenti che accedono ai sistemi informativi aziendali. Semplificando un po’ la problematica, si potrebbe associare questa tendenza all’effetto della consumerizzazione dell’It, che richiede di dare una risposta agli utilizzatori sempre più orientati alla fruizione di servizi e applicazioni senza regole imposte a priori: “In realtà, ci sono varie cause che possono concorrere alla definizione di un progetto di end-user computing destinato a coinvolgere anche l’intera organizzazione – spiega Alfredo Gatti, amministratore delegato di NextValue -. In alcuni casi saranno i desktop arrivati a fine corsa, in altri la necessità sempre più pressante di integrare le tecnologie mobili nei flussi di lavoro quotidiani, in altri ancora la necessità di porre sotto controllo un OpEx soggetto a picchi per upgrade e major release”.
Su questo tema. NextValue ha condotto una ricerca costruita su un campione di poco più di 100 aziende italiane (dimensioni medio-grandi), con l’intento di capire se e come le aziende stanno costruendo progetti intorno alle modalità delle tecnologie da parte degli utenti, quali fattori li stiano influenzando e quali siano i prossimi passi in questa direzione.
Nella maggior parte delle realtà analizzate, il maggior livello di familiarità è connesso a processi di virtualizzazione, che riguardano il desktop o le applicazioni, ma è di gran lunga la mobilità la principale ragione che spinge le aziende verso progetti di end-user computing (Euc). Lo scenario complessivo e le ragioni di questa prevalenza vengono spiegate da Gatti in questo contributo video. 

 


Non solo l’accesso a dati e applicazioni aziendali con smartphone e tablet (78% del campione) è all’origine dell’evoluzione, ma anche la necessità crescente di supportare il telelavoro (51%), fattori che precedono altre esigenze, come la volontà di contenere i costi dei desktop (49%) o il supporto all’utilizzo del cloud (32%). Solo nel 30% dei cari, tuttavia, è stata già predisposta una precisa strategia aziendale complessiva o su singoli reparti, mentre il 26% ha avviato progetti pilota o pensa di farlo a breve e il 25% non ha ancora fatto alcun passo. Da notare, in questo contesto, un ruolo ancora marginale del Byod, comunque implementato dal 16% del campione e in valutazione per un altro 38%.
Rispetto allo scorso anno, nel 2014 crescerà il peso dello sviluppo di applicazioni mobile (adottato nel 65% dei casi), del mobile device management (57%) e anche dell’enterprise file sync & share (64%), segno in quest’ultimo caso che la diffusione di soluzioni “alla Dropbox” con maggior controllo dell’It appaiono ormai inevitabili. 

Maggiore ascolto delle esigenze degli utenti

Interrogati sui fattori che possono concorrere al successo di un progetto Euc, i Cio coinvolti nell’indagine di NextValue hanno indicato in larga maggioranza (79%) l’analisi delle esigenze delle varie categorie di utenti presenti in azienda: “L’argomento si può leggere anche in negativo: probabilmente le organizzazioni IT hanno fatto finora molto poco per individuare ciò che sta racchiuso nelle postazioni di lavoro degli end-user e per rendersi conto di quante esigenze rimangono inespresse o inascoltate – commenta Gatti -. È il momento giusto per farlo, soprattutto se l’azienda richiede un miglioramento concreto della produttività dei singoli”.
Naturalmente, non mancano ostacoli alla corretta riuscita di un progetto. Quello più significativo (citato dal 51% degli interpellati) è la resistenza degli utenti o delle business unit al cambiamento, ma seguono a breve distanza (46%) la mancata comprensione delle esigenze degli utenti e l’insufficienza delle risorse allocate. E qui si aprono le note più dolenti, tipiche della realtà It italiana, poiché solo nel 10% dei casi (per il 2014) la percentuale di budget It esterno (cioè quello non destinato a manutenzione e simili) destinato all’Euc supera il 15%, mentre nella maggioranza dei casi (35%) si colloca fra il 2 e il 5%. Nel 10% delle aziende (sempre con riferimento al 2014), comunque, l’investimento supera i 500mila euro, anche se a questo dato fa da contrappeso il 43% che non raggiunge i 100mila euro. Rispetto all’anno scorso, tuttavia, scende dal 23 al 12& la percentuale di chi non prevede alcun investimento.
Solo nel 32% delle aziende sembrano esistere le risorse umane e le competenze adeguate a gestire un progetto di end-user computing. Pertanto, è naturale che il 76% abbia dichiarato di avvalersi di risorse esterne.
Infine, si è detto da più parti che uno degli effetti della consumerizzazione dell’It potrebbe essere la perdita di controllo del Cio su alcuni aspetti dell’evoluzione tecnologica dell’azienda. Dall’indagine di NextValue, tuttavia, risulta che nel 37% dei casi il Cio è sponsor del progetto di Euc e in un altro 36% è l’owner, se l’iniziativa parte dal business. Gatti spiega in questo contributo video come sta evolvendo il ruolo professionale nello scenario esaminato. 

 
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