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La sostenibilità futura di IBM

In quattro anni il fatturato è passato da 100 a 80 miliardi di dollari. Il posizionamento in aree strategiche può assicurare il futuro di Big Blue?

Trasformazione Digitale Cloud Mercato e Lavoro
Nell’ultimo anno fiscale, terminato il 31 dicembre, IBM ha totalizzato un fatturato di 82 miliardi di dollari, cifra inferiore di ben 12 punti percentuali al giro d’affari complessivo del 2014. Idem per gli utili, in contrazione di oltre il 15%. Una tendenza al ribasso che si conferma anche nel primo trimestre 2016, chiuso ad aprile con un calo 4,62% del giro d’affari. Dieci anni fa l’azione di IBM valeva 82 dollari, oggi ne vale 150, dopo aver toccato il minimo annuo a 120 dollari il febbraio scorso. Sono valori ben lontani dai massimi dei 200 dollari per azione raggiunti nel biennio 2012-2013. Ben diversa è la storia di Apple la cui azione nel 2006 valeva 10 dollari e oggi ne vale circa 90, dopo aver toccato nel 2015 il massimo storico di 130 dollari. La dinamica azionaria di IBM non è poi lontana da quella di Microsoft il cui valore è passato dai 23 dollari del 2006 agli attuali 50 o di Intel passata da 20 a 30 dollari. Se vogliamo, dal punto di vista finanziario, ha performato meglio Oracle, passando nel decennio da 14 a 40 dollari. Questo per dire che le scelte strategiche di una società vanno valutate in un arco di tempo che non sono trimestri, ma anni, molti anni.  

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La scommessa di Buffett
Ha ragione quindi Warren Buffett, ultraottantenne investitore miliardario e Ceo di Berkshire Hathaway, una delle holding finanziarie più importanti degli States, che nel 2011 ha acquisito azioni per un valore complessivo oggi valutato in 12 miliardi di dollari e corrispondenti a una partecipazione dell’8,59% e che, nonostante l’investimento abbia finora prodotto perdite per a 2,6 miliardi di dollari, continua a non mollare? “Quanto si paga il valore dell’azione importa poco. Ciò che importa è immaginare dove sarà l’azienda da qui a dieci anni”, ha detto Buffett. Da un punto di vista finanziario il sostegno di Buffett rappresenta una grande iniezione di fiducia per il futuro di IBM. Se lo ha fatto, è il ragionamento implicito, è perché i fondamentali garantiscono un ritorno dell'investimento, soprattutto alla luce delle dinamiche globali. Secondo Buffett, “il maggior pregio di IBM è stato quello di essere riuscita nell'ultimo decennio a cambiare la propria fisionomia, dissociandosi progressivamente dall'hardware e definendo un core business più orientato ai servizi”. 

Le aree strategiche
Per quanto riguarda i risultati, performance positive si sono evidenziate nelle aree che rappresentano gli imperativi strategici di IBM. Dall’analytics, al cloud, al social, dal mobile alla security. Questi settori, veri driver del business di IBM, complessivamente registrano un aumento di valore del 26% assicurando il 35% del fatturato complessivo dell’azienda, per un valore di 29 miliardi di dollari. La transizione del 21mo secolo di IBM è compiuta? Considerato che dai 102 miliardi di fatturato del 2012 si è passati a 80 miliardi si potrebbe ammettere che qualcosa non ha funzionato, soprattutto perché si è registrato un altrettanto progressivo calo degli utili, passati da 16 miliardi a 23 miliardi. Forse è il time to execution che poteva essere più più veloce, come rilevano alcuni analisti, ma il posizionamento in segmenti tecnologici di assoluta rilevanza lascia ben sperare della sostenibilità del new deal di Big Blue nel medio e lungo termine. A questo proposito la società riconosce che gli investimenti che sono stati fatti negli anni e che hanno impresso il cambiamento del modello di business, ancora non si riflettono pienamente nei flussi flussi di revenue. Significa che in questa dimensione di mercato la società valuta che le opportunità di crescita e le aspettative rimangono molto alte. Per indirizzare queste opportunità nel 2015 prosegue la corsa nelle acquisizioni. Alle decine che si sono messe a segno negli scorsi anni si sommano le sette portate a termine nel 2015 (tra queste Cleversafe, Gravitant e Clearleap). Nuova enfasi anche sulla componente Softlayer il cui numero di data center a livello globale ha ora raggiunto le 47 unità.

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