Secondo il Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati statistici della Banca d’Italia, al netto delle cartolarizzazioni, gli impieghi delle banche ai privati sono crollati di 49,3 miliardi (-3,66%), calando dai 1.347,2 miliardi di novembre 2022 ai 1.297,8 miliardi di novembre 2023.
L’effetto scatenato dell’aumento dei tassi si abbatte sui prestiti bancari: nell’ultimo anno si è registrata una stretta creditizia da quasi 50 miliardi di euro, con una riduzione che supera il 3%. Le banche hanno tagliato tutti i tipi di finanziamenti alle imprese, con una riduzione di 39 miliardi (meno 6%). Per quanto riguarda le famiglie, il saldo è negativo per 10 miliardi, considerando che i mutui sono sostanzialmente fermi, il credito al consumo è cresciuto di 5 miliardi, mentre i prestiti personali sono crollati di quasi 14 miliardi.
È quanto emerge dal rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale in questo contesto, la clientela bancaria fatica a onorare le scadenze con le rate dei prestiti tant’è che le sofferenze nette sono cresciute in un anno di quasi il 10%, passando da 16 miliardi a quasi 18 miliardi, in crescita di quasi 2 miliardi.
«È la tempesta perfetta sul credito bancario: tagliati i prestiti alle imprese, mutui fermi e sofferenze in crescita. Ma è un conto che stanno pagando i cittadini e le imprese, perché le banche, proprio grazie all’aumento dei tassi, macinano utili come mai. I loro profitti potrebbero superare quota 40 miliardi nel 2023, secondo le stime più recenti. Di fatto, le banche sono le uniche a beneficiare della scellerata politica monetaria della Banca centrale europea: si arricchiscono le industrie bancarie, i loro manager, ma l’economia reale soffre e non ha mezzi finanziari per sostenere un periodo che si prospetta difficile» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.