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Red Hat OpenStack, la via al cloud Open Source

Un percorso verso l’evoluzione cloud ibrida attraverso servizi PaaS, basati su Red Hat Enterprise Linux, e servizi IaaS RedHat OpenStack

Cloud
L’interoperabilità tra i differenti servizi accessibili on demand si va prospettando come uno dei maggiori problemi dell’IT as a service considerato che nel medio e lungo periodo, come affermato più volte dagli analisti, si va verso uno scenario dove il sourcing dell'IT delle imprese sarà sempre più frammentato tra cloud eterogenei.
La possibilità, quindi, di avere un ambiente architetturale consistente tra le diverse cloud, pubbliche e private, assume una primaria importanza. E in questo contesto, come spesso ormai accade nel mondo del software, la trasversalità di un comune stack tecnologico, viene ricercata nel mondo open source.  In questo scenario OpenStack viene riconosciuto come il sistema operativo per il cloud su cui il maggior numero di operatori e provider sta convergendo. Per le imprese la convergenza verso uno standard aperto significa poter procedere a investimenti con più tranquillità, senza correre il rischio della sindrome da vendor lock-in.
E’ in questa prospettiva che si inserisce l’estensione e consolidamento del proprio impegno verso architetture data center open source annunciato nei giorni scorsi da Ret Hat che prevede l’integrazione del software Enterprise Linux nella piattaforma OpenStack e una più ricca articolazione di offerta di servizi e prodotti per quanto riguarda la componente infrastrutturale declinata nella logica private cloud. Per Paul Cormier, president of Products and Technolgies di RedHat, significa creare per le aziende un percorso verso l’evoluzione cloud ibrida dei propri sistemi informativi fornendo sia servizi PaaS, basati su Red Hat Enterprise Linux, sia servizi IaaS, attraverso RedHat OpenStack. In definitiva con questi annunci Red Hat fornisce agli utenti i building blocks per creare un ambiente cloud open source.Red Hat Enterprise Linux OpenStack Platform è un’offerta a sottoscrizione unica, che comprende:
  • Red Hat Enterprise Linux Server, che offre una base sicura e certificata per eseguire workload server (nodi computazionali, nodi storage e nodi di controllo) OpenStack oltre ad un sistema operativo Linux ad alte prestazioni per le macchine virtuali guest;
  • Red Hat OpenStack, che offre una piattaforma altamente scalabile e fault tolerant ottimizzata ed integrata con Red Hat Enterprise Linux per lo sviluppo di un cloud gestito, privato o pubblico, per carichi di lavoro cloud-enabled.
Un ulteriore tassello alla creazione di una piattaforma integrata e consolidata è inoltre costituito dall’integrazione tra Red Hat Storage e Red Hat OpenStack,  annuncio che, come affermato dall’azienda, ha l’obiettivo di fornire ai clienti una collaudata soluzione storage e di elaborazione, con il vantaggio di poter contare su ingegnerizzazione e supporto coordinati da parte di una stessa azienda. Utilizzare Red Hat Storage e Red Hat OpenStack – ha detto Ranga Rangachari, vice president and general manager Storage di Red Hat, - rende più semplice implementare e gestire enterprise e public cloud con i suoi servizi di storage unificato per OpenStack, che supportano Block Storage (Cinder), Image Service (Glance) e Object Storage (Swift) dallo stesso pool di risorse storage".
Per consentire agli utenti di migrare la propria base applicativa verso ambienti open source Red Hat ha infine messo a punto un nuovo JBoss Migration Center che prevede una serie di strumenti di assessment per la migrazione verso l’open source, oltre a guide e documentazione di supporto per accelerare il processo e ridurre il rischio legato alla migrazione di applicazioni su Red Hat JBoss Middleware. 
“Le aziende iniziano a guardare verso l’open hybrid cloud - spiega Craig Muzilla, vice president and general manager, Middleware, Red Hat -  ma spesso si trovano impossibilitate a procedere facilmente come vorrebbero con soluzioni middleware proprietarie, a causa di funzioni e metodologie poco compatibili con il cloud, tra cui architetture rigide, modelli di licenza poco flessibili ed assenza di portabilità. Gli strumenti nel JBoss Migration Center - conclude Muzilla - sono pensati per aiutare queste organizzazioni ad uscire dall’impasse cui sono costrette dai loro sistemi proprietari, fornendo un percorso di migrazione verso le più note soluzioni enterprise open source.”
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