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Unioncamere: l'estate sarà torrida anche per le imprese

Commercio e servizi: giù le vendite tra i ‘piccoli', tengono grande distribuzione, servizi avanzati e grandi imprese del turismo. Qualche spiraglio di ottimismo al Sud.

Tecnologie
Il clima torrido di questa estate eccezionale si riflette sui conti delle imprese italiane e sulle loro aspettative. Dall'industria, al commercio, ai servizi è un coro quasi unanime quello che riflette l'indagine del Centro Studi di Unioncamere sulle previsioni delle imprese riguardo l'evoluzione dei principali indicatori per il trimestre estivo del 2012.
Tra gli imprenditori prevale la sensazione che resti lontano il punto di svolta di questa crisi e il fatto che anche gli ordinativi esteri - che finora si erano dimostrati l'unico stimolo concreto per il nostro sistema produttivo - siano entrati in territorio negativo (-3,9 punti il saldo complessivo, con punte di -16 per la filiera dell'abbigliamento-moda), indica che anche la parte più virtuosa del sistema produttivo italiano, l'export, non riesce a traguardare un credibile obiettivo di crescita nel breve-medio periodo.
Queste attese si innestano, peraltro, su risultati già particolarmente negativi registrati dalle imprese a consuntivo del trimestre aprile-giugno, durante il quale si sono registrati cali di produzione, fatturato e ordinativi dell'industria nella misura media del 6% rispetto al trimestre precedente, come anche una contrazione apprezzabile delle  vendite del commercio  (-7,5%) e degli altri servizi (-4,8%).  
"Questo non è il momento delle parole, ma dei fatti. E' difficile aggiungere qualcosa a quello che questi dati ci dicono" ha commentato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello.
"Le imprese continuano a pagare un prezzo altissimo alla follia di una finanza autoreferenziale, sganciata dai fondamentali dell'economia reale; a un'Europa che sembra sopraffatta dalla sindrome di Peter Pan e non vuole diventare adulta; ma anche, va detto, al ritardo con cui nel nostro Paese si è messo mano alle riforme. Il Governo ha imboccato un sentiero stretto e ripido – che è anche l'unico – per portarci fuori dalla crisi, ma il senso di questi dati è chiaro: per ridare fiducia ai mercati serve ridare innanzitutto fiducia alle imprese. Garantendo loro il credito, sburocratizzando l'economia, realizzando le infrastrutture di cui hanno bisogno. Solo sostenendo l'impresa si può ricominciare a creare occupazione e tornare a crescere".
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