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ABI: banche solide pur in un contesto di deterioramento della qualità del credito

Secondo l'ABI "A fronte di un contesto di crisi, le banche italiane hanno operato con la dovuta prudenza mantenendo intatta la loro solidità".

Tecnologie
La recessione che sta colpendo l'intera Europa - e, come confermato dai recenti dati Istat, l'Italia in maniera particolarmente acuta - rappresenta uno shock di inusitata violenza: negli ultimi cinque anni abbiamo cumulato due recessioni ed una perdita di prodotto di circa 7-8 punti in termini reali. Nella storia economica moderna non era  mai accaduto che due episodi recessivi si verificassero in un lasso di tempo così ristretto (2008-09 il primo e 2011-12 il secondo) e che fossero di dimensioni così significative. 
Gli effetti sul sistema delle imprese italiane e sulla loro capacità di far fronte alle obbligazioni contratte nei confronti delle banche sono evidenti: il tasso di decadimento, cioè il numero dei nuovi prestiti che entrano in sofferenza rispetto allo  stock di prestiti esistente ad inizio periodo, è passato dall'1,6% all'inizio del 2008 al 2,7% nel primo trimestre del 2012. 
Questo andamento non deve tuttavia portare ad esprimere giudizi affrettati circa la condizione strutturale della qualità del credito delle banche  italiane. Se si confrontano gli andamenti delle sofferenze appena descritti con quelli dell'ultima recessione prima della Grande crisi, cioè quella del 1992-93, ci si rende conto che il sistema produttivo italiano manifesta una buona solidità relativa, commisurata cioè alla violenza dello shock macroeconomico: allora, nella fase più acuta della crisi, il tasso di decadimento era arrivato al 3,8%, oggi siamo di oltre 1 p.p. sotto quel valore pur a fronte di una perdita di pil di quattro volte maggiore rispetto a quella di allora. 
Secondo le ultime previsioni dell'ABI, perfino in uno scenario macroeconomico particolarmente avverso, nel 2013 il tasso di decadimento non dovrebbe aumentare sostanzialmente rispetto al dato del 2011.  
Anche il Governatore della Banca d'Italia, nelle sue considerazioni finali del 31 maggio, ha evidenziato come le ispezioni effettuate abbiano rilevato una corretta gestione dei crediti a più elevato rischio di deterioramento. 
Pur in un quadro in cui la qualità del credito è peggiorata, la minore rischiosità sistemica delle banche italiane deriva anche dal loro modello  commerciale. Questo, infatti, implica una ridotta esposizione verso attività finanziarie e, in particolare, verso strumenti derivati complessi che sono stati all'origine della crisi e che, nonostante gli sforzi sul fronte regolamentare, continuano a generare rischi ben maggiori rispetto alle normali esposizioni creditizie, come testimoniato ancora recentemente dalle vicende di una grande banca internazionale.
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