A pochi giorni dal referendum su Mirafiori, sono apparse a Torino scritte contro Marchionne firmate con la stella a cinque punte, segno distintivo delle Brigate Rosse. E la tensione sale.
Solo 4 giorni ci separano dal referendum su Mirafiori, e il clima intorno a Fiat si fa sempre più incandescente. Nelle scorse ore, nel centro di Torino sono apparse minacce rivolte all'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne. Oltre ad insultare l'ad, le scritte, vergate su manifesti pubblicitari, recitano "Non siamo noi a dover diventare cinesi", "Ma i lavoratori cinesi a diventare come noi". Le scritte sono state siglate con una stella a cinque punte, tradizionale segno distintivo delle Brigate Rosse. Gli investigatori della Digos locale al momento stanno indagando sul reale collegamento a "nuove" Br: si tratta, affermano, di una "simbologia forte" utilizzata per "alzare i toni" dello scontro sullo stabilimento, che non ha necessariamente una matrice terroristica. Ma in ogni caso il simbolo ha immediatamente riportato alla mente ad episodi tragici della storia italiana. Il referendum, che si terrà tra giovedì e venerdì, rappresenta un momento cruciale nei rapporti di Fiat con i propri lavoratori e con le sigle sindacali. Sull'argomento è intervenuto ieri il ministro del lavoro Maurizio Sacconi, che ha auspicato una vittoria dei sì che potrebbe "garantire questo importante investimento" che "consoliderebbe l'investimento nell'industria automobilistica e allo stesso tempo sarebbe una garanzia di posti di lavoro e di crescita dei salari". Ma Fiom e Cgil non cambiano idea e ribadiscono di essere contrarie. Le due sigle si sono incontrate ieri per delineare una risposta comune alle richieste di Fiat.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con le notizie di
ImpresaCity.it iscriviti alla nostra
Newsletter gratuita.