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La pressione fiscale reale tocca il 52%

Secondo la Cgia di Mestre, la pressione fiscale reale sui contribuenti italiani onesti si attesta intorno al 52%, e non al 43,2% certificato dall'Istat. "Assolutamente improrogabile una seria lotta conto il lavoro nero e l'evasione fiscale" è il commenti del segretario dell'organismo, Giuseppe Bortolussi.

Tecnologie
La pressione fiscale reale sui contribuenti italiani sfiora il 52%, dato molto maggiore rispetto al 43,2% certificato dall'Istat. Ad affermarlo è la Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese) di Mestre.
Il dato si ottiene semplicemente togliendo dal rapporto entrate fiscali/Pil, che determina appunto la pressione dell'erario, l'economia sommersa: il capitale prodotto da coloro che non pagano le tasse.
In questo modo aumentano gli oneri per i contribuenti onesti.
L'Istat, ad ogni modo, non ha sbagliato i conti: l'istituto, spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, "non fa altro che applicare le disposizioni previste dall'Eurostat (Istituto europeo di statistica), che stabilisce che i sistemi di contabilità nazionale di tutti i Paesi europei, devono includere nel conteggio del Pil nazionale anche l'economia non osservata. Ovvero, il sommerso economico che, in Italia, ipotizziamo essere stato nel 2009 tra i 231,9 e i 255,9 miliardi di Euro".
"Ci troviamo di fronte ad un valore economico del sommerso riferito al 2009 molto sottostimato – prosegue Bortolussi - una ulteriore dimostrazione che chi in Italia è conosciuto dal fisco, subisce un prelievo fiscale ben superiore al dato statistico ufficiale".
"Per questo – conclude - è assolutamente improrogabile una seria lotta conto il lavoro nero e l'evasione fiscale di chi è completamente sconosciuto al fisco. Aumentando la platea dei contribuenti potremo così ridurre imposte e contributi a chi oggi ne paga più del dovuto".
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