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Banche. Unimpresa, boom sofferenze in un anno +24% a 168 miliardi

Parallelamente c’è la serrata dei rubinetti del credito, calati nell’ultimo anno al ritmo di quasi 3 miliardi al mese.

Mercato e Lavoro
Rubinetti chiusi e boom di sofferenze nelle banche: negli ultimi 12 mesi, da maggio 2013 a maggio 2014, sono calati di 35 miliardi i finanziamenti a imprese e famiglie, mentre le rate non pagate sono cresciute del 24% arrivando a oltre 168 miliardi di euro, in aumento di 32,8 miliardi. La fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito è quella delle imprese (119 miliardi).
Le “rate non pagate” dalle famiglie valgono più di 32 miliardi, mentre quelle delle imprese familiari 14 miliardi. Superano il tetto dei 2 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle onlus, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie.
Complessivamente le sofferenze adesso corrispondono all’11,8% dei prestiti bancari, in aumento rispetto al 9,3% di un anno fa. Alla fine del 2010 le sofferenze ammontavano a 77,8 miliardi: in poco più di tre anni, quindi, sono più che raddoppiate.
Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito del Centro studi Unimpresa, secondo cui nell’ultimo anno le banche hanno tagliato i finanziamenti al settore privato per complessivi 35,1 miliardi (-2,41%), anche se i prestiti di lungo periodo per le aziende sono andati in controtendenza, salendo di oltre 3 miliardi.
Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, in totale le sofferenze sono passate dai 135,7 miliardi di maggio 2013 ai 168,6 miliardi di maggio 2014 (+24,23%) in aumento di 32,8 miliardi. Nel dettaglio, la quota delle imprese è salita da 92,1 miliardi a 119,4 (+29,70%) in aumento di 27,3 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 29,6 miliardi a 32,6 miliardi (+10,34%) in salita di 3,06 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 1,9 miliardi da 12,1 miliardi a 14,09 miliardi (+15,85%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 1,8 a 2,3 miliardi (+29,26%) con 537 milioni in più.
Parallelamente c’è la serrata dei rubinetti del credito, calati nell’ultimo anno al ritmo di quasi 3 miliardi al mese. Da maggio 2013 a maggio 2014, il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 35,1 miliardi di euro passando da 1.455,1 miliardi a 1.420,03 miliardi. Una riduzione che interessa sia le famiglie (-8,6 miliardi) sia le imprese (-26,4 miliardi). Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, del 2,41% nell’ultimo anno.
Critico il quadro per le imprese: nell’ultimo anno le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 23,9 miliardi (-7,42%) da 322,7 miliardi a 298,7 miliardi, quelli di medio periodo (fino a 5 anni) di 5,6 miliardi (-4,37%) da 129,1 miliardi a 123,5 miliardi, mentre quelli di lungo periodo (oltre 5 anni) sono cresciuti di 3,1 miliardi (+0,79%) da 396,4 miliardi a 399,6 miliardi. In totale lo stock di finanziamenti alle imprese è sceso da 848,3 miliardi a 821,9 miliardi con una diminuzione di 26,4 miliardi (-3,12%).
Analoga, critica situazione per le famiglie: in dodici mesi meno credito al consumo per 2,4 miliardi (-4,06%) da 59,5 miliardi a 57,1 miliardi e meno prestiti personali per poco più di 2 miliardi (-1,12%) da 183,09 miliardi a 181,04 miliardi.
Giù anche il comparto mutui casa con le erogazioni degli istituti calate di 4,2 miliardi (-1,16%) da 364,1 miliardi a 359,9 miliardi: il mercato immobiliare, così rilevante per il prodotto interno lordo italiano e per le prospettive di crescita economica, resta dunque privato della liquidità necessaria a ripartire; la contrazione dei finanziamenti non consente al business del mattone di rimettersi sul sentiero della crescita. In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è calato in un anno da 606,7 miliardi a 598,1 miliardi con una diminuzione di 8,6 mi liardi (-1,43%).
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