Atos: il piano di rilancio non convince

Il titolo cala costantemente e gli investitori iniziano a criticare pubblicamente il management. Non basta per cambiare idea, ma abbastanza per generare qualche dubbio.

Autore: Redazione ImpresaCity

Non sembra riuscire a tornare il sereno in casa Atos. Come se non bastasse l'oggettiva difficoltà a mettere in atto il piano di ristrutturazione delineato qualche tempo fa, ora questo stesso piano viene messo in discussione da parte degli azionisti. Non si tratta dire il vero di un "active investor" aggressivo come quelli che hanno messo in crisi altri grandi nomi dell'IT mondiale, ma la situazione di Atos è abbastanza delicata da amplificare qualsiasi "perturbazione" societaria.

L'attacco al management Atos è venuto da Sycomore Asset Management, un investitore francese di minoranza (detiene meno dell'un percento delle azioni Atos) che non ha usato mezzi termini: il chairman di Atos deve andarsene (il CEO l'ha già fatto) e lo stesso devono fare i membri di più lunga data del consiglio di amministrazione. Che devono essere sostituiti da nuovi componenti "che siano ben riconosciuti dal mercato IT".

A muovere Sycomore Asset Management è una constatazione indubbiamente importante: il titolo Atos sta regolarmente perdendo valore, tanto che Goldman Sachs ha abbassato il suo rating a "vendere". Non certo un buon viatico per il prossimo futuro della società. Negli ultimi dodici mesi, le azioni della casa francese sono scese da 45 euro circa a 9-10. Segno che gli investitori non si fidano poi molto delle strategie aziendali.

E qui casca, per Sycomore Asset Management, il metaforico asino. Il piano di ristrutturazione che dovrebbe completarsi da qui a un anno circa viene giudicato "troppo ambizioso e complicato da implementare". E nel frattempo i risultati finanziari sono deludenti, segno di "un'azienda che viene gestita male". Da qui la richiesta di rivoluzionare il management. Che difficilmente sarà accolta, se ad attaccare il management ci sarà solo Sycomore. Ma che potrebbe diventare un pericolo concreto se le cose peggiorassero o se qualche altro investitore di peso si unisse al coro negativo.

D'altronde anche il piano di ristrutturazione di Atos aveva evidenziato un rischio importante nel possibile mutamento delle condizioni economico-finanziarie della società. I fondi necessari alla ristrutturazione sono già stati allocati ma questo non è bastato a calmare il mercato. Al quale forse non è piaciuto che nella divisione tra una "good company" (la futura Evidian) e una "bad company" (la Tech Foundations Company), la seconda non sarebbe in utile prima del 2025 e nel frattempo si finanzierebbe controllando (e man mano vendendo) il 30% di Evidian.

Oppure, più semplicemente, Atos è arrivata in ritardo nel fare una sorta di sua "mossa Kyndryl". I grandi nomi dell'IT mondiale hanno già da tempo scorporato, eliminato o venduto le attività legate all'IT più tradizionale. Per Atos questo si concretizzerebbe invece a fine 2023, oltretutto in uno scenario macro-economico che appare ben diverso da quello considerato nella prima definizione della riorganizzazione societaria. E, in tutto questo, non aver portato in porto l'acquisizione di DXC Technology non ha certo aiutato.

E ora? Lo scenario resta fluido. Come accennato, Sycomore non è abbastanza forte da far cambiare da sola la rotta al management Atos, che infatti ha ribadito la validità della riorganizzazione. Ma con un titolo ai minimi storici tutto può accadere. Nonostante sulle capacità tecnologiche di Atos non ci siano granché dubbi e nonostante la società stia mettendo in carniere diverse alleanze di peso.


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