La concretezza dell'AI secondo IBM

L'AI Experience on Tour 2025 di IBM fa tappa a Maranello, in una Regione in cui il territorio unisce tratti tradizionali con una forte apertura al digitale. L'AI può essere la ciliegina sulla metaforica torta della competitività delle imprese.

Autore: Redazione ImpresaCity

È stato anche un po' simbolico che la tappa emiliana dell'AI Experience on Tour 2025 di IBM si sia tenuta a Maranello, presso il Museo Ferrari. Se lo scopo principale dell'evento era raccontare e mostrare come l'Intelligenza Artificiale - in particolare nelle sue forme generativa e, sempre più, agentica - oggi sia uno strumento concretamente a disposizione delle imprese di ogni dimensione, pochi marchi come Ferrari assommano in sé tanti tratti dell'AI che IBM può condividere con i suoi clienti e partner.

Al brand Ferrari associamo infatti tratti di evoluzione tecnologica, escusività ma allo stesso tempo anche portata globale. E così l'Intelligenza Artificiale nasce e viene implementata grazie a un solido substrato tecnologico, che di per sé non è certo patrimonio di tutti - poche aziende come IBM sanno davvero "fare" AI da zero - ma che lo diventa nelle sue potenzialità e nei suoi risultati. Grazie anche al lavoro portato avanti sul territorio da IBM e dai suoi partner.

"Siamo convinti che le tecnologie AI possano davvero aiutare le aziende del territorio nel migliorare la propria competitività", ha sintetizzato Nico Losito, Vice President IBM Technology Italia. E in questo senso l'AI Experience on Tour rappresenta un modo efficace per "portare la tecnologia e le competenze di IBM in giro per l'Italia, coinvolgendo l'ecosistema dei partner, nel modo più concreto possibile".

Il messaggio ha una valenza particolare in Emilia Romagna, dove il tessuto imprenditoriale comprende certamente settori "consolidati" come l'Automotive o il Food, ma si è notevolmente aperto alle tecnologie, anche di frontiera, del digitale. Metaforicamente, la Food Valley si intreccia strettamente con la Motor Valley e la Data Valley. Lo testimoniano tra l'altro i progetti portati avanti dalle varie Università locali e da centri di eccellenza come il Cineca di Bologna e gli altri Tecnopoli sul territorio, ma anche la nascita, sempre a Bologna, di Unu-AI, la nuova Università dell’Onu su “Big data e Intelligenza artificiale per la gestione del cambiamento dell’habitat umano”.

In questo scenario, ha sottolineato Stefania Asti, Data&AI Software Sales Director di IBM Italia, "È una responsabilità collettiva diffondere l'AI nelle imprese del territorio, rendendo la tecnologia accessibile anche alle PMI. Ma per questo servono risorse tecnologiche e finanziarie, skill e competenze diversificate". Un concetto ripreso anche da Cristina Ingrassia, VP & Senior Partner - Hybrid Cloud Service & Lifesciences Industry Leader di IBM Italia, secondo cui "non c'è innovazione senza capitale umano, ma soprattutto non c'è innovazione di successo senza strategie concrete di adozione delle nuove tecnologie, a breve come a medio termine".

Ovviamente, combinare un giusto mix appunto di esperienza, tecnologie, competenze e anche visione strategica non è semplice. Per questo IBM presenta prima di tutto sé stessa come "utente zero" delle potenzialità dell'Intelligenza Artificiale, presentando in dettaglio i vari modi in cui ha adottato internamente le sue stesse tecnologie e piattaforme.

Così l'esperienza diretta di IBM mostra un complesso di direttrici di "recepimento" dell'AI in azienda che anche altre imprese possono seguire. Un complesso fatto in primo luogo da programmi di formazione per tutti i livelli aziendali, dallo sviluppo diretto di componenti e agenti di AI che aiutano i dipendenti nelle operazioni quotidiane, da iniziative di coinvolgimento e di feedback che si rivelano necessarie per l'adozione a lungo termine delle nuove tecnologie.

Sullo sfondo resta una visione - tecnologica, ma non solo - di come l'AI dovrebbe essere considerata e approcciata, a qualsiasi livello. I principi fondamentali sono chiari, secondo Nico Losito: "Usare tecnologie open, garantire sicurezza intesa come sicurezza cyber e uso trasparente in linea con l'AI Act, assicurare agilità derivante da un approccio ibrido senza lock-in e dall'utilizzo di modelli scelti in base al compito da svolgere... Tutto questo dà un vantaggio competitivo sostenibile nel tempo".

Visione e competenze hanno permesso a IBM di sfruttare le tecnologie del mondo watsonx per realizzare servizi di AI e assistenti virtuali ("assistenti di dominio basati su Small Language Model mirati, non assistenti generici", sottolinea Maurizio Decollanz, Marketing and Client Experience Leader di IBM Italia) che sono stati usati direttamente o integrati in altre applicazioni autonome di IBM. HR, vendite, produzione, manutenzione, marketing sono soli alcuni degli ambiti in cui IBM ha portato risultati concreti.

In tutto questo, le novità dell'AI "devono poter poggiare su fondamenta molto solide", ricorda Decollanz. Da qui l'importanza dell'infrastruttura IT, della gestione dei dati, dell'integrazione software: tutti ambiti in cui IBM opera da tempo e che può considerare in maniera sinergica e trasversale. E anche questo non è affatto scontato.


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