Anche l'Africa si muove per la sovranità digitale

L'Unione Africana fa partire un progetto per potenziare la connettività interna del continente, per ottenere una vera indipendenza digitale da Europa e USA

Autore: Redazione ImpresaCity

Un mercato da oltre un miliardo e mezzo di persone e ben 55 nazioni, ma che per quanto riguarda i servizi digitali dipende ancora troppo dall'Europa e dagli Stati Uniti. È questa la visione che l'Unione Africana ha di sé stessa, una visione che intende decisamente cambiare partendo da quella che è la base per qualsiasi aspetto dell'economia digitale: l'infrastruttura.

La notizia in questo senso è il lancio, avvenuto all'inizio di questo mese, del Continental Internet Exchange, o CIX. Battezzato da qualcuno, un po' coloritamente, come "l'Internet africana", è in realtà più semplicemente un complesso di dorsali in fibra ottica, data center e punti di interconnessione tra più service provider, complesso che nasce per cercare di mantenere il traffico africano dento l'Africa.

Per moltissimi utenti africani usufruire di servizi digitali resta infatti ancora troppo complicato. Magari non in maniera visibile, ma di certo per l'architettura di rete sottostante e, conseguentemente, per i costi. La mancanza di dorsali interne e di sufficienti punti di interconnessione fra provider infatti obbliga - per fare un esempio banale - una connessione per il trasferimento della posta elettronica a "saltare" dallo Stato africano di origine a server europei - o peggio, americani - e poi a ritornare in Africa. Il che aumenta la latenza e i costi di connessione.

La situazione era ben nota e l'Unione Africana ha avviato da tempo investimenti - grazie anche all'aiuto europeo - per migliorare le proprie infrastrutture digitali. Questo lavoro è culminato con il progetto del CIX, che entro il 2027 dovrebbe coprire tutte le nazioni africane. Per ora sono stati attivati tre hub di interconnessione particolarmente importanti - Nairobi, Lagos, Cape Town - e altri ne seguiranno. La risposta al progetto è stata più che buona: nei primi giorni dopo il lancio del CIX, oltre 200 milioni di utenti sono migrati - consapevolmente o meno - sulla nuova infrastruttura.

Il progetto del CIX non è solo infrastrutturale, peraltro. Nello sviluppare la propria connettività interna, l'Unione Africana giustamente ha considerato anche temi complementari come la protezione e la privacy del traffico dati africano, il supporto che le nuove reti digitali daranno alle culture locali, lo sviluppo di una economia digitale africana slegata - anche fisicamente - da quella europea ed americana.

Come già in Europa, anche in Africa lo sviluppo di una infrastruttura digitale al passo con i tempi viene considerata un impulso per lo sviluppo delle economie e delle imprese locali, che possono affacciarsi in maniera migliore sul mercato globale. Ma anche su quello interno: si stima che la popolazione dell'Unione Africana spenda qualcosa come 50 miliardi di dollari in servizi digitali non africani. Anche conquistarne una prima fetta all'avvio del CIX sarebbe un bel passo in avanti che favorirebbe lo sviluppo ulteriore dell'economia digitale in Africa.


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