Le tre sfide del 5G

Il 5G può essere un catalizzatore chiave nella trasformazione digitale dell'Italia, ma deve prima affermarsi concretamente. E convincere le imprese a sfruttare davvero le nuove tecnologie.

Autore: Erminio Polito

Copertura, reti dedicate e accelerazione della trasformazione digitale. Sono queste le tre sfide principali che il mercato Telco, attraverso la tecnologia mobile 5G, dovrà affrontare nei prossimi anni. La prima grande sfida è quella della copertura che richiede la costruzione di grandi reti (eventualmente in modalità condivisa) che possano coprire il territorio nazionale. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che ha tra i principali obiettivi quello della trasformazione digitale del nostro Paese, avrà un ruolo cruciale per lo sviluppo delle reti broadband ed in particolare del 5G.

Una seconda sfida riguarda invece quello della realizzazione di reti dedicate sia attraverso la virtualizzazione delle funzionalità di una rete pubblica che attraverso la creazione di reti completamente private - in quest’ultimo caso le reti sono progettate per l’uso esclusivo di un’azienda che gestisce le principali funzionalità non condividendo elementi di rete con le reti mobili pubbliche esistenti.

Infine la terza sfida riguarda l’utilizzo della rete 5G da parte delle imprese per accelerare il processo di digitalizzazione, ottimizzare processi e costi e creare nuovi modelli di business. Infatti il 5G non è una tecnologia isolata ma è un fattore abilitante di un ecosistema di tecnologie interconnesse (come l’IoT, i Big Data, l’Artificial Intelligence).

Il 5G, infatti, non si limita ad essere una semplice evoluzione delle precedenti reti mobili. Sarà un catalizzatore chiave nella trasformazione digitale del Paese. Si tratta di una rivoluzione tecnologica che accelera la trasformazione di numerosi mercati.

Basti pensare ad esempio all’automazione dei processi e al controllo a distanza di macchinari e veicoli nelle fabbriche, alla manutenzione preventiva e monitoraggio degli asset, alla tracciabilità dei container, alla connessione di sensori per le Smart City, fino ad arrivare al miglioramento della sicurezza di persone e cose o a soluzioni di telemedicina e assistenza remota supportate da soluzioni di realtà virtuale e aumentata.

Secondo un report condotto lo scorso anno dal centro studi di TIM, tra il 2020 e il 2040 il 5G genererà un contributo cumulato sul prodotto interno lordo italiano di circa 390 miliardi di euro di cui 160 miliardi di attività economica aggiuntiva da parte delle persone ed altri 230 miliardi dall’Internet of Things.

Le sfide e gli investimenti non riguardano, quindi, soltanto gli operatori. Il 5G sta modificando la filiera tradizionale delle telecomunicazioni e pertanto per lo sviluppo di progetti di successo saranno necessari nuovi ecosistemi che prevedono la collaborazione tra le aziende di telecomunicazioni, le imprese dei mercati verticali, i fornitori di tecnologia e servizi ed il coinvolgimento di start-up innovative. Inoltre, la nuova catena del valore richiede un investimento per l’aggiornamento e la creazione di nuove competenze sia tecnologiche che di processo legate agli specifici settori di riferimento.

Al fine di abilitare questa rivoluzione, lo scorso marzo il Ministero dell’Innovazione tecnologica e per la transizione digitale ha presentato due gare pubbliche per lo sviluppo del Piano Italia 5G dal valore di 2 miliardi di euro. Questi due bandi si aggiungono ai 3,7 miliardi già stanziati nel PNRR per completare la strategia nazionale per lo sviluppo di infrastrutture mobili e per garantire in tutto il paese l’accesso a una connessione ad alte prestazioni. Abbiamo, dunque, tutti gli elementi a nostro favore per trarne il massimo vantaggio. Dobbiamo solo concentrare i nostri sforzi e le nostre risorse sulle tre priorità che apriranno le porte a questa grande rivoluzione.

Erminio Polito è direttore Energy & Utilities, Telco & Media di Minsait in Italia


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