Red Hat, la nuova normalità si accelera con l’Open Source

I manager Gianni Anguilletti e Rodolfo Falcone raccontano il momento Red Hat alla luce dei recenti annunci del Red Hat Summit, carico di novità tecnologiche. Una vista globale e locale nello scenario della 'nuova normalità' per il vendor candidatosi a essere il partner ideale per la Digital Transformation dei clienti, aderendo a principi dell’Open Source e della Open Organisation. Le misure attuate ai tempi del Covid e i passi futuri

Autore: Barbara Torresani

Un recap in salsa italiana a poche settimane dal Red Hat Summit (qui potete leggere l’articolo sull’evento): è quello fatto con i manager Gianni Anguilletti, VP Med Region e Rodolfo Falcone, Country Manager Italy di Red Hat. Un modo per fissare i punti saldi della strategia aziendale, contestualizzandoli nel panorama globale, quello della nuova normalità a cui inevitabilmente sono tutti chiamati a rispondere: “Gli scenari ambientali ed economici sono cambiati in modo radicale e inaspettato. Per questo occorre adeguarsi alla ‘nuova normalità’ e tutto ciò lo si può fare solo accelerando sulla Trasformazione Digitale– afferma Anguilletti sulla Trasformazione Digitale. Le aziende infatti devono necessariamente velocizzare le iniziative in via di implementazione o in sviluppo nella fase pre Covid.
Gianni Anguilletti, VP Med Region, Red Hat
Gli abilitatori tecnologici: tre pilastri strategici
Ma come? Come spiega Anguilletti sono tre gli abilitatori tecnologici in grado di indirizzare queste esigenze: framework per lo sviluppo di applicazioni moderne cloud native in grado di sfruttare nuovi paradigmi tecnologici come Machine Learning, Intelligenza Artificiale, Realtà Virtuale e Aumentata, IoT, Edge Computing, Serverless Computing, …; tecnologie per abilitare​ la costruzione e la realizzazione di cloud ibridi e aperti per consentire alle aziende di sfruttare tutte le risorse computazionali disponibili per realizzare, gestire e fruire di applicazioni in qualsiasi momento e da e su qualsiasi dispositivo; strumenti per la gestione e l'automazione di infrastrutture IT per abbattere i costi e velocizzare le operazioni rendendole al contempo più affidabili e intelligenti. Tre abilitatori tecnologici che corrispondo ai tre pilastri strategici dell’offerta Red Hat, su cui il vendor sta accelerando gli investimenti: completezza funzionale (S.O, virtualizzazione, middleware, contanier orchestration, system management & automation, storage – big data, API management, cloud, edge, Mobile, IoT), per consentire ai clienti di realizzare architetture aperte scalabili sicure e sostenibili dal punto di vista economico;  apertura, affinché i clienti si sentano liberi di scegliere lo stack in tutta la sua interezza oppure in alcuni dei suoi componenti; flessibilità, declinata nel mantra ‘ogni applicazione, ogni carico di lavoro - e soprattutto ogni container - in ogni momento e su ogni piattaforma e dispositivo’.

Un Summit virtuale denso di annunci
E’ in questo disegno che si inserisce una ricca serie di annunci fatti sul palcoscenico virtuale del recente Red Hat Summit, evento annuale per partner e clienti, che quest’anno ha visto la partecipazione di 56 mila partecipanti su 83 mila registrati; 118 mila general session visualizzate e 322 mila contenuti visti e 14 mila partecipanti alle chat.
Novità afferenti in prevalenza la propost Red Hat OpenShift che si conferma la piattaforma del presente e futuro in grado di rispondere sempre meglio alle esigenze dei clienti: come la Advance Cluster Management per gestire cluster di container eterogenei ospitati da differenti piattaforme (bar metal, architetture virtualizzate, cloud privati e pubblici,…) nonché funzionalità di Cost Management per effettuare le corrette operazioni di imputazione di costi o di capacity planning delle capacità computazionali, nonché annunci relativi all’automazione dello storage e use case di frontiera nell'ambito serverless computing ed edge computing.


Dirompente in quest’ambito l’annuncio di OpenShift Virtualization per gestire su Openshift non solo container ma anche macchine virtuali; attraverso questo strato di astrazione si potrà quindi avere una vista su applicazioni  contenereizzate moderne  sviluppate per microservizi così come su applicazioni tradizionali ospitate da macchine virtuali, avendo a disposizione le stesse capacità di gestione e controllo.
Da segnalare inoltre il rilascio della release 8.2 di Red Hat Enterprise Linux e il lancio di Kogito,un framework di Business Automation per applicazioni Cloud Native. E ancora: Datagrid 8.0 e il lancio del marketplace aziendale, un singolo punto di contatto per accedere a un ecosistema di applicazioni e servizi relativi a Openshift Conteiner Platform. Spicca inoltre la proposta Quarkus, l'evoluzione di Java  in ambito container e micro servizi, linguaggio di programmazione  definito da Red Hat ‘subatomic e supersonic’, per i tempi di innesto di un ordine di grandezza inferiore rispetto all’application platform tradizionale Java, ideale per utilizzi di frontiera di nuove architetture come l’edge computing: “Un componente strategico e discriminante  laddove si vuole portare la potenza di calcolo e la disponibilità computazionale più vicino al punto di utenza in grado di consumare risorse computazionali minime e al contempo dare tempi di risposta molto veloci. Una della proposizione in ambito edge computing su cui Red Hat sta investendo fortemente”, commenta Anguilletti.

Il partner per la Digital Transformation
Red Hat conferma una volta di più di voler essere il partner di riferimento per progetti di Digital Transformation dei clienti e dei partner attraverso la realizzazione di architetture cloud ibride e aperte. Per farlo intende focalizzarsi su Red Hat Enterprise Linux come pilastro fondamentale, collante tra i vari footprint delle risorse computazionali, centrale per crescere su piattaforme più sofisticate come Red Openshift Container Platform e Red Hat OpenStack Platform nonché investire ulteriormente e allargare il bacino di utenza di Openshift Container Platform, cardine delle iniziative di Digital Transformation e altresì abilitare l’utilizzo di nuove architetture innovative come quelle di edge computing.
Tutta da cogliere inoltre l’opportunità derivante dalla migrazione delle applicazioni Sap sulla piattaforma Sap Hana.
Da un punto di vista organizzativo il vendor continua a insistere su una maggiore verticalizzazione e segmentazione delle strategie di go-to market per essere più vicini alle esigenze dei clienti. Non ultima e ben chiara l’intenzione di fare leva sulla sinergia con IBM.



Risultati a doppia cifra
Decisamente soddisfacenti i risultati finanziari del vendor nel primo trimestre del 2020: l’azienda procede infatti con ritmi di crescita a doppia cifra, oltre il 20% anno su anno, un risultato  alimentato da un + 40% su alcuni componenti come Openshift – oggi utilizzato da oltre 2.200 clienti - e Ansible.  
“Da parte sua IBM ha abbracciato la componente di  Openshift per rinnovare il proprio portfolio di soluzioni e per quanto riguarda le prestazioni finanziarie da segnalare che quando la transazione con IBM si è conclusa nel luglio 2019, IBM si aspettava che Red Hat - al netto degli interessi passivi dovuti all'acquisizione- aumentasse i flusso di cassa disponibile nell’arco di un anno mentre questo risultato è stato raggiunto in soli tre trimestri”, enfatizza Anguilletti, che conclude: “Il momento attuale porta incertezza e preoccupazione; ma c’è solo una cosa peggiore  di ciò che è reagire con maggior preoccupazione e incertezza. Attraverso ciò che realizziamo oggi con coraggio e determinazione possiamo infatti costruire un futuro migliore e dotarci di quell’energia cinetica per cogliere le opportunità della nuova normalità. E Red Hat è pronta a cogliere la sfida”.
Rodolfo Falcone, Country Manager Italy di Red Hat
Segnali di concretezza
Una sfida quella del vendor che passa dalla concretezza, spiegata da Rodolfo Falcone, alla guida della filiale italiana:In conseguenza dell’emergenza dovuta alla pandemia oggi stiamo lavorando come avremmo lavorato forse solo fra 30 anni; è stata un’accelerazione pazzesca verso il futuro. La lezione che abbiamo imparato è che il mondo è destinato a cambiare e ci siamo resi conto di essere vulnerabili; ma chi non innova è destinato ad essere tagliato fuori dai giochi”, proseguendo: “Una situazione delicata a cui bisogna essere pronti e noi come Red Hat pensiamo di esserlo. Fa parte del nostro DNA, perché il modello Open Source significa adattabilità,  collaborazione, inclusività e poggia su una logica comunitaria: milioni di persone focalizzati su obiettivi comuni e condvisi, non solo gli ingegneri di Red Hat ma un mondo di sviluppatori. Un sistema che non ha limiti”.
Red Hat Open Source Day 2019 4.000 persone nelle due tappe (Roma e Milano) dell’evento di riferimento per il mondo Open Source. Linux è lo standard enterprise per l’open hybrid architecture, dorsale infrastrutturale di un mondo in cui applicazioni e workload si muovono senza soluzioni di continuità dall’on premise al cloud nelle sue diverse forme e viceversa. Dall’edge al cloud senza lock in, garantendo sicurezza, performance, scalabilità, automazione e una gestione a tutto tondo
Un impegno concreto: da parte sua Red Hat ha messo a disposizione dei clienti in modo gratuito la Ansible Automation Platform per snellire le operazioni e abbattere i costi di gestione di automazione delle loro infrastrutture informatiche e ha esteso il ciclo di vita di tutto il portafoglio di prodotti nonché ha rilasciato tutta una serie di training gratuiti. Oltre a ciò ha messo in piedi una Business Continuity Management Policy e piani di Business Continuity, mettendo a disposizione team, sistemi e processi di business, supporto e sicurezza per affrontare la crisi. Policy che stabiliscono ruoli, responsabilità e obiettivi e un quadro per la gestione del ripristino per affrontare la crisi e far ripartire nel più breve tempo possibile le attività di ripristino. “Siamo attrezzati per rispondere alle varie crisi non solo quella sanitaria. Suggeriamo piani di continuità operativa con strategie di ripristino applicate da tempo al nostro interno e trasferite ai clienti e i partner, sotto il coordinamento di un Team di Business Continuity Management sponsorizzato del VP finance affiancato da un gruppo di executive.”

Formazione intensa
Un momento propizio quello attuale per fare formazione sia interna che verso l’esterno. Come racconta Falcone, il vendor ha creato dei free lab per gli studenti di Red Hat Academy, corsi formativi gratuiti disponibili su Solidarietà Digitale e ha applicato una serie di sconti per Virtual & Digital Learning. Ha poi posticipato le scadenze relative alle certificazioni, estendendo la finestra per effettuare gli esami di certificazione, dal  prossimo agosto anche in modalità elettronica.
Falcone, rifacendosi ad analisi di mercato, conferma che la Digital Transformation giocherà un ruolo ancor più fondamentale nell’era post Covid: oggi i clienti stanno ‘impostando’ attività di business continuity e di risk management e Red Hat li affianca nel farlo. E la tecnologia IT, oggi più di ieri, emerge sempre più come elemento differenziante: “Chi propone percorsi di Digital Transformation ha avuto molto meno impatti in seguito alla crisi. E i principali investimenti vanno verso le direzioni seguite da Red Hat come cloud software, process automation, database management, cloud computing, tutte basi per favorire aspetti tecnologici quali il remote access e il  virtual workspace ad oggi molto richiesti", sottolinea.

Dal canto suo, in questo primo trimestre la filiale ha incrementato energie e investimenti nel mid market (con un responsabile dedicato a quest’area) e nello small & medium business. E’ proseguita inoltre l’impegno nei confronti dell’ecosistema dei partner, con una maggior focalizzazione sui big system integrator e sui reseller locali, “il tutto adottando un nuovo approccio che vede Red Hat porsi come Trusted Advisor più che fornitore di tecnologia, il consulente per la trasformazione digitale dei clienti”, conclude Falcone.

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