Gartner, cresce l’uso dell’Intelligenza Artificiale per la privacy

Secondo uno studio, da qui a tre anni, il 40 per cento delle aziende userà l’AI per garantire la compliance alle sempre più complesse normative in materia di protezione dei dati personali

Autore: Redazione ImpresaCity

Nel 2023 il 40 per cento delle aziende utilizzerà tecnologie basate sull’Intelligenza Artificiale per poter garantire la compliance alle normative sulla privacy. La stima è di Gartner, che rileva come oggi l’AI sia utilizzata a questo scopo da circa il 5 per cento delle imprese.  

Il dato è contenuto nella ricerca “Security and Risk Survey”, condotta lo scorso anno allo scopo di fotografare lo stato dell’arte riguardo alle operazioni connesse alla gestione dei rischi, intervistando online circa 700 aziende con almeno 100 dipendenti e 50 milioni di dollari di fatturato

La complessità crescente delle normative sulla privacy, a partire dal GDPR per arrivare alle nuove disposizioni ispirate a questo che stanno sempre più prendendo piede nel mondo, richiede sistemi in grado di gestire sia i grandi volumi di dati sia questa complessità stessa. È proprio qui che le applicazioni che fanno uso dell’intelligenza artificiale possono rivelarsi utili, sia per ridurre i carichi amministrativi e le operazioni manuali. Entro il 2022, prosegue Gartner, la spesa relativa agli strumenti di compliance per la privacy crescerà fino a un livello di 8 miliardi di dollari a livello globale.

L’odierna era post-GDPR impone la presenza di un’ampia gamma di capacità tecnologiche, che vanno molto oltre i calssici Excel utilizzati nel passato”, sottolinea Bart Willemsen, Research vice president di Gartner, aggiungendo che il GDPR ha tracciato la via, e attualmente “più di 60 giurisdizioni in tutto il mondo hanno proposto o stanno realizzando analoghe normative sulla protezione dei dati e sulla privacy. Per esempio, il Canada ha in atto un ammodernamento della disciplina Personal Information Protection and Electronic Documents Act (Pipeda), in parte anche per mantenere uno standard compatibile con quello dell’Europa post-GDPR”.

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