Cloudera sposa Hortonworks: cosa significa per il mercato Big Data

La fusione crea un’azienda da oltre cinque miliardi di dollari di valutazione, tutta focalizzata sull’analisi evoluta dei dati. Ma che deve guardarsi dalla concorrenza dei cloud provider.

Autore: f.p.

Le due aziende coinvolte lo descrivono come un “merger of equals” ed è certamente vero che la fusione di Cloudera con Hortonworks combina due aziende di massa importante. Ma soprattutto porta alla combinazione di competenze complementari e concentrate in entrambi i casi su un settore sempre più importante per le imprese: le piattaforme per la gestione e l’analisi dei Big Data. Insieme, Cloudera e Hortonworks danno vita a una realtà - di cui non si sa ancora il nome - con un giro d’affari combinato di oltre 750 milioni di dollari, che unisce le competenze della prima per la parte di data warehousing e di machine learning e della seconda per il data management.

Le specializzazioni e le relative piattaforme sono in gran parte complementari (ma c’è anche più di una sovrapposizione di prodotti) e, cosa altrettanto importante, adattabili a implementazioni in cloud, ibride e on-premise. Tra l’altro, le due aziende accennano anche alle applicazioni di edge computing, un ambito in cui le complessità da affrontare non sono certo banali.

Cloudera e Hortonworks sono i nomi principali del mondo Hadoop, ossia della piattaforma open source simbolo della gestione e dell’elaborazione di grandi quantità di dati attraverso cluster di server distribuiti. Proprio per questo sono state sinora due aziende in forte contrapposizione, motivo per cui la loro fusione è stata una notizia inattesa. E questa contrapposizione non può essere archiviata in brevissimo tempo, nel senso che Cloudera e Hortonworks hanno spesso seguito approcci diversi nello sviluppo e nel modello di business, anche se entrambe partono da un nucleo fondamentale open source e hanno sempre attivamente collaborato nell’ambito dei progetti Apache collegati ad Hadoop.


Proprio l’evoluzione del mondo Hadoop è probabilmente uno dei fattori che ha spinto alla fusione le due aziende rivali. Hadoop resta una piattaforma di riferimento ma dalla sua nascita - oltre un decennio fa - ad oggi il mondo open source e commerciale si è arricchito di soluzioni e approcci più o meno alternativi. La progressiva conversione al cloud del mondo Big Data ha anche il suo peso: Hadoop non nasce in logica cloud e gli analisti stimano che la maggioranza delle sue implementazioni sia on-premise, ma gli stessi analisti stimano anche che in futuro i workload di Big Data analytics saranno sempre più in cloud.

Cosa possono aspettarsi ora gli utenti delle due aziende? Innanzitutto una razionalizzazione dei prodotti, che però non è in sé un elemento negativo. La tecnologia sottostante l’offerta di Cloudera e Hortonworks è la medesima, per cui eventuali transizioni non dovrebbero essere particolarmente dolorose. Questa razionalizzazione può (e dovrebbe) essere il primo passo di uno sviluppo importante: una “data fabric” che rispetti la filosofia Hadoop ma che sia evoluta verso gli ambienti multicloud ibridi che le aziende sempre più adotteranno.

Si tratta di una evoluzione necessaria perché molti grandi nomi del cloud stanno sviluppando servizi di Big Data analytics nella “nuvola” che mettono in secondo piano la sottostante piattaforma di gestione delle informazioni, con il vantaggio di nasconderne la complessità. Per loro l’obiettivo a medio-lungo termine è un “multicloud data lake” che appare sensibilmente diverso dalle applicazioni odierne più comuni degli ambienti Cloudera e Hortonworks. Ma questa è la direttrice di sviluppo più convincente, anche per la nuova società appena formata.

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