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Speciale PA Digitale

La trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione e della Sanità italiane è da tempo una leva strategica per migliorare la qualità dei servizi offerti ai cittadini. L’obiettivo è quello di sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie: cloud, intelligenza artificiale, interoperabilità dei dati e cybersecurity. Ma quali sono i progetti già in atto? E quali sfide e opportunità si aprono all’orizzonte? Scopriamo tutti i contorni di un cambiamento ormai strutturale.

Autore: Edoardo Bellocchi

La trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione e della Sanità italiane è da tempo una leva strategica per migliorare la qualità dei servizi offerti ai cittadini. L’obiettivo è quello di sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie: cloud, intelligenza artificiale, interoperabilità dei dati e cybersecurity. In questo contesto, la collaborazione tra pubblico e privato è fondamentale per garantire soluzioni sostenibili, scalabili e sicure. Le risorse del Pnrr, unite a una crescente consapevolezza dell’importanza del digitale, stanno accelerando un cambiamento che punta a un’amministrazione sempre più centrata sui bisogni reali delle persone. Ma quali sono i progetti già in atto? E quali sfide e opportunità si aprono all’orizzonte? Lo Speciale di questo mese intende approfondire questi aspetti, anche per verificare, con l’aiuto dei protagonisti del mercato, se si può finalmente parlare di un digitale davvero al servizio del cittadino.

Una spinta decisiva

Va in primo luogo osservato che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha impresso una spinta decisiva a questa transizione, ponendo al centro la visione di dotare l’Italia di un’infrastruttura pubblica moderna, trasparente e capace di erogare servizi in modo tempestivo ed efficiente, grazie anche alle principali tecnologie abilitanti a disposizione: l’obiettivo di fondo è quello di sfruttare al meglio le potenzialità di cloud, intelligenza artificiale, interoperabilità dei dati e cybersecurity per semplificare i processi, eliminare ridondanze, velocizzare l'accesso ai servizi e garantire maggiore trasparenza.

In altre parole, si tratta di realizzare un nuovo modello di sviluppo ed erogazione dei servizi pubblici digitali, ovvero il “Government as a Platform”, in cui la PA è il motore per l’innovazione tecnologica dell’intero Paese: come ricorda l’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano nella sua analisi per il 2024, l’Italia ha ricevuto 48 miliardi di euro per la sua digitalizzazione, pari a un terzo di quanto previsto per la trasformazione digitale di tutti i Paesi europei nel Next Generation EU. E sul fronte del digitale è tra i Paesi più avanti in Europa per attuazione, con 69 tra milestone e target già raggiunti su 172 previsti nel nostro Pnrr. Ma i frutti ancora non si vedono appieno: nonostante gli sforzi per costruire basi di dati condivise, piattaforme integrate, interfacce digitali e nuove infrastrutture scalabili e sicure, l’Italia resta al 19esimo posto su 27 Paesi europei negli indicatori del Digital Decade 2030 e permangono forti i divari tra le Regioni.

Verso il Government as a Platform

Nell’attuazione, la PA riveste un ruolo di primo piano: almeno il 60% delle risorse (il 33% di quelle della missione 1 dedicata al digitale) sono destinate a PA centrali, locali o imprese pubbliche; tutte sono gestite e rendicontate da PA e, mediamente, il 45% delle risorse dei vari Pnrr europei per la trasformazione digitale è dedicato a iniziative di eGovernment. È noto che da diversi anni l’Italia sta cercando di adottare un modello “Government as a Platform” per lo sviluppo e l’erogazione di servizi pubblici digitali, che prevede i quattro pilastri prima accennati: dataset e componenti condivisi, piattaforme per accentrare l’offerta di servizi pubblici, modelli di interoperabilità applicativa per lo scambio automatico di dati e infrastrutture sicure e scalabili basate su soluzioni cloud.

Nell’ambito delle basi di dati condivise, l’ANPR si è affermata come soluzione consolidata, con tutti i Comuni italiani aderenti e la possibilità per i cittadini di scaricare autonomamente 15 certificati anagrafici e 2 elettorali. Il Fascicolo Sanitario Elettronico è attivo in tutte le Regioni, anche se non ancora completamente operativo e interoperabile: a oggi 21 milioni di italiani hanno almeno un documento pubblicato nel loro Fascicolo, ma solo il 40% degli assistiti ha espresso consenso alla consultazione dei documenti da medici e operatori del SSN. Il portale dati.gov.it che importa automaticamente i dataset in formato aperto esposti dalle PA aderenti (oltre 1.300) si è affermato come eccellenza a livello europeo, con 63.000 open data.

Tra le piattaforme, l’App IO è stata scaricata da oltre 42 milioni di italiani e 15mila PA offrono più di 335mila servizi, prevalentemente di notifica e gestione pagamenti, mentre Send, che permette l’invio di notifiche con valore legale in modo digitale, ha finora visto l’adesione di 4.000 PA, il che rende raggiungibile il target di oltre 6.400 entro un anno, ovvero a giugno 2026. Da notare che 11 milioni di notifiche sono già state gestite dalla piattaforma, di cui quasi 2 milioni inviate esclusivamente in digitale.

Riguardo all’interoperabilità, la Piattaforma Digitale Nazionale Dati, che abilita lo scambio automatico di dati tra PA, ha accolto 7.600 enti che espongono più di 10mila eService scambiati oltre 380 milioni di volte. Per quanto riguarda le infrastrutture, oltre 100 tra PA centrali, ASL e Aziende Ospedaliere hanno migrato dati e applicativi al Polo Strategico Nazionale, che ospiterà dati e servizi critici e strategici. Il target di 280 enti entro giugno 2026 è alla portata, considerando oltre 500 piani di migrazione già avviati.

Sul fronte dell’intelligenza artificiale, nel 2024 sono stati avviati 130 progetti nella PA, ma solo 52 risultano oggi pienamente operativi. L'adozione di AI richiede competenze, governance e interoperabilità dei dati che spesso mancano nelle amministrazioni locali. Tuttavia, i trend sono incoraggianti, anche grazie alla disponibilità di tecnologie cloud e soluzioni “chiavi in mano” fornite da partner tecnologici.

Un’altra questione cruciale riguarda la sicurezza informatica. Secondo l’AGiD, nel 2024 oltre il 70% dei Comuni italiani non era dotato di piani di cybersecurity strutturati. E con l’aumento dei servizi digitali cresce anche la superficie di attacco: da qui nasce l’importanza del lavoro dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), e dei continui investimenti in protezione e gestione del rischio.

Uno sguardo al mercato

Infine, uno sguardo al mercato dei fornitori di soluzioni digitali alla PA, che evidenzia da sempre alcuni problemi. Nelle parole e nei dati dell’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano, se gran parte delle risorse del Pnrr è destinata alla PA, questa acquista da aziende private sostanzialmente tutte le soluzioni digitali per un valore di ben 14,4 miliardi di euro nel 2024. Ma l’81% della spesa pubblica in servizi digitali del 2024 è concentrata nelle mani di 50 fornitori e il 45% dei primi cinque. Sono necessari mediamente quattro mesi per assegnare una gara pubblica di soluzioni digitali, troppo spesso disegnata soprattutto con la preoccupazione di prevenire ricorsi e contenziosi. Non solo: negli ultimi tre anni, la PA italiana ha acquistato lavori, servizi e forniture per oltre 280 miliardi di euro l’anno, un valore molto superiore alle risorse disponibili da Pnrr. Il nuovo Codice dei contratti pubblici, in vigore da aprile 2023, prevede di accelerarne la digitalizzazione tramite piattaforme digitali.

In conclusione

Guardando al futuro, le opportunità sono molte: il potenziamento dell’AI nei servizi pubblici, la digitalizzazione end-to-end dei percorsi sanitari, l’utilizzo del cloud per rendere scalabili le soluzioni, e l’interoperabilità come strumento per creare un ecosistema digitale pubblico realmente integrato. Con visione strategica, investimenti mirati e alleanze pubblico-privato efficaci, è possibile costruire una PA più vicina, veloce e intelligente, ovvero una PA davvero al servizio del cittadino digitale.

Nelle pagine che seguono, le risposte alle nostre due domande:

  • Quali ostacoli si riscontrano oggi nella diffusione delle innovazioni digitali nel settore pubblico, e quali strategie si rendono necessarie per accelerarne l’adozione e il reale impatto sul cittadino?

  • Quali tecnologie e soluzioni digitali state proponendo per supportare la trasformazione digitale della PA o della Sanità?

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La trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione e della Sanità italiane è da tempo una leva strategica per migliorare la qualità dei servizi offerti ai cittadini. L’obiettivo è quello di sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie: cloud, intelligenza artificiale, interoperabilità dei dati e cybersecurity. In questo contesto, la collaborazione tra pubblico e privato è fondamentale per garantire soluzioni sostenibili, scalabili e sicure. Le risorse del Pnrr, unite a una crescente consapevolezza dell’importanza del digitale, stanno accelerando un cambiamento che punta a un’amministrazione sempre più centrata sui bisogni reali delle persone. Ma quali sono i progetti già in atto? E quali sfide e opportunità si aprono all’orizzonte? Lo Speciale di questo mese intende approfondire questi aspetti, anche per verificare, con l’aiuto dei protagonisti del mercato, se si può finalmente parlare di un digitale davvero al servizio del cittadino. Una spinta decisiva Va in primo luogo osservato che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha impresso una spinta decisiva a questa transizione, ponendo al centro la visione di dotare l’Italia di un’infrastruttura pubblica moderna, trasparente e capace di erogare servizi in modo tempestivo ed efficiente, grazie anche alle principali tecnologie abilitanti a disposizione: l’obiettivo di fondo è quello di sfruttare al meglio le potenzialità di cloud, intelligenza artificiale, interoperabilità dei dati e cybersecurity per semplificare i processi, eliminare ridondanze, velocizzare l'accesso ai servizi e garantire maggiore trasparenza. In altre parole, si tratta di realizzare un nuovo modello di sviluppo ed erogazione dei servizi pubblici digitali, ovvero il “Government as a Platform”, in cui la PA è il motore per l’innovazione tecnologica dell’intero Paese: come ricorda l’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano nella sua analisi per il 2024, l’Italia ha ricevuto 48 miliardi di euro per la sua digitalizzazione, pari a un terzo di quanto previsto per la trasformazione digitale di tutti i Paesi europei nel Next Generation EU. E sul fronte del digitale è tra i Paesi più avanti in Europa per attuazione, con 69 tra milestone e target già raggiunti su 172 previsti nel nostro Pnrr. Ma i frutti ancora non si vedono appieno: nonostante gli sforzi per costruire basi di dati condivise, piattaforme integrate, interfacce digitali e nuove infrastrutture scalabili e sicure, l’Italia resta al 19esimo posto su 27 Paesi europei negli indicatori del Digital Decade 2030 e permangono forti i divari tra le Regioni. Verso il Government as a Platform Nell’attuazione, la PA riveste un ruolo di primo piano: almeno il 60% delle risorse (il 33% di quelle della missione 1 dedicata al digitale) sono destinate a PA centrali, locali o imprese pubbliche; tutte sono gestite e rendicontate da PA e, mediamente, il 45% delle risorse dei vari Pnrr europei per la trasformazione digitale è dedicato a iniziative di eGovernment. È noto che da diversi anni l’Italia sta cercando di adottare un modello “Government as a Platform” per lo sviluppo e l’erogazione di servizi pubblici digitali, che prevede i quattro pilastri prima accennati: dataset e componenti condivisi, piattaforme per accentrare l’offerta di servizi pubblici, modelli di interoperabilità applicativa per lo scambio automatico di dati e infrastrutture sicure e scalabili basate su soluzioni cloud. Nell’ambito delle basi di dati condivise, l’ANPR si è affermata come soluzione consolidata, con tutti i Comuni italiani aderenti e la possibilità per i cittadini di scaricare autonomamente 15 certificati anagrafici e 2 elettorali. Il Fascicolo Sanitario Elettronico è attivo in tutte le Regioni, anche se non ancora completamente operativo e interoperabile: a oggi 21 milioni di italiani hanno almeno un documento pubblicato nel loro Fascicolo, ma solo il 40% degli assistiti ha espresso consenso alla consultazione dei documenti da medici e operatori del SSN. Il portale dati.gov.it che importa automaticamente i dataset in formato aperto esposti dalle PA aderenti (oltre 1.300) si è affermato come eccellenza a livello europeo, con 63.000 open data. Tra le piattaforme, l’App IO è stata scaricata da oltre 42 milioni di italiani e 15mila PA offrono più di 335mila servizi, prevalentemente di notifica e gestione pagamenti, mentre Send, che permette l’invio di notifiche con valore legale in modo digitale, ha finora visto l’adesione di 4.000 PA, il che rende raggiungibile il target di oltre 6.400 entro un anno, ovvero a giugno 2026. Da notare che 11 milioni di notifiche sono già state gestite dalla piattaforma, di cui quasi 2 milioni inviate esclusivamente in digitale. Riguardo all’interoperabilità, la Piattaforma Digitale Nazionale Dati, che abilita lo scambio automatico di dati tra PA, ha accolto 7.600 enti che espongono più di 10mila eService scambiati oltre 380 milioni di volte. Per quanto riguarda le infrastrutture, oltre 100 tra PA centrali, ASL e Aziende Ospedaliere hanno migrato dati e applicativi al Polo Strategico Nazionale, che ospiterà dati e servizi critici e strategici. Il target di 280 enti entro giugno 2026 è alla portata, considerando oltre 500 piani di migrazione già avviati. Sul fronte dell’intelligenza artificiale, nel 2024 sono stati avviati 130 progetti nella PA, ma solo 52 risultano oggi pienamente operativi. L'adozione di AI richiede competenze, governance e interoperabilità dei dati che spesso mancano nelle amministrazioni locali. Tuttavia, i trend sono incoraggianti, anche grazie alla disponibilità di tecnologie cloud e soluzioni “chiavi in mano” fornite da partner tecnologici. Un’altra questione cruciale riguarda la sicurezza informatica. Secondo l’AGiD, nel 2024 oltre il 70% dei Comuni italiani non era dotato di piani di cybersecurity strutturati. E con l’aumento dei servizi digitali cresce anche la s

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