Autore: Redazione ImpresaCity

Negli ultimi due anni, lo scenario nel quale operano le aziende del manufacturing, che in Italia vede come noto un ricco tessuto di imprese specializzate, si è arricchito di nuove sfide, anche in relazione allo sviluppo dell’AI generativa. L'accelerazione della digitalizzazione, la necessità di affrontare nuovi scenari di tensioni industriali e geopolitiche, e ovviamente la costante ricerca di nuove efficienze e di nuovi business, sono solo alcune delle sfide che le aziende del manufacturing hanno di fronte. Ma con quali aspettative le imprese del manufacturing stanno procedendo oggi nel loro continuo viaggio verso il digitale?
Per comprendere lo scenario di riferimento, può essere utile una fotografia del settore manifatturiero italiano di oggi, che in questo momento di estrema complessità di mercato si trova ad affrontare un problema oggettivo di calo di competitività. I dati Istat evidenziano un calo significativo della produzione industriale del 3,5% nel 2024, con un mese di dicembre in particolare che ha visto una contrazione del 7,1%. Nonostante un rimbalzo a gennaio, si sono registrati 23 mesi consecutivi di calo industriale. A questo si aggiunge che i livelli di produttività sono rimasti sostanzialmente invariati da decine di anni.
In questo scenario, “il livello di maturità percepito dalle imprese manifatturiere italiane di fronte al potenziale della digitalizzazione appare relativamente basso e diversi aspetti emergono come critici e urgenti da affrontare”, avverte Lorenzo Veronesi, Associate Research Director di IDC Manufacturing Insights, Emea. Secondo i dati IDC di aprile 2025, in Italia c'è ancora un 32.5% delle aziende manifatturiere che ha identificato alcune iniziative digitali, ma non è in grado di eseguirle in modo coordinato. Si tratta di un valore che va confrontato con la media mondiale del 13%, significativamente più bassa. Questo “suggerisce un relativo ritardo tecnologico in Italia rispetto ai concorrenti internazionali che stanno rapidamente abbracciando la trasformazione digitale”, prosegue Veronesi.
Il ritardo “può essere in parte attribuito a elementi culturali, derivanti dalla frequenza di strutture di leadership familiari, non manageriali e con avversione al rischio, a un approccio alle nuove tecnologie orientato alla conformità anziché al valore, e all'invecchiamento demografico e alla riduzione della forza lavoro qualificata”, spiega Veronesi. L'accesso a competenze digitali, ovvero avere lavoratori con capacità di utilizzare le tecnologie digitali, è “il primo problema delle aziende Italiane nel gestire i propri progetti di trasformazione digitale. Inoltre, a livello strutturale, va sottolineata anche la crisi del modello tradizionale di distretto industriale, che mal si adatta al contesto globalizzato e digitale basato su ecosistemi collaborativi a livello mondiale. A ciò si aggiungono il ‘nanismo’ delle imprese italiane e la loro sottocapitalizzazione, che limitano gli investimenti in ricerca e sviluppo, digitalizzazione e capitale umano qualificato, nonché la lenta adozione dell'automazione e della digitalizzazione rispetto alle economie in rapida crescita”, prosegue Veronesi, sottolineando che “il netto contrasto di produttività tra microimprese e grandi imprese evidenzia questo problema”.
Affrontare questi aspetti attraverso “l'adozione della robotica e dell'automazione avanzata è fondamentale per compensare la carenza di manodopera e aumentare la produttività. A ciò deve essere affiancato lo sviluppo del capitale umano attraverso la formazione tecnica avanzata e una riforma del sistema educativo verso le discipline STEM”, sottolinea IDC, evidenziando che “vi è quindi la necessità di un approccio completo e integrato che comprenda il trasferimento tecnologico, l'automazione dei processi, la digitalizzazione end-to-end e l'implementazione di soluzioni di intelligenza artificiale”.
È però molto incoraggiante notare, rileva Lorenzo Veronesi, “come allo stesso tempo via sia un numero relativamente alto di aziende, il 20% circa, che stanno già adottando un approccio fortemente dirompente nell'uso di nuove tecnologie e modelli di business digitali per influenzare i mercati e creare nuove attività. Queste aziende non saranno sole a lungo: il 67% delle imprese italiane vede infatti l'adattarsi ai progressi della tecnologia e alla trasformazione digitale come il principale driver strategico, e quasi il 50% intende focalizzarsi sull’innovazione dei processi di produzione, che comprende anche gli strumenti digitali per la progettazione, la simulazione e l'ottimizzazione dei processi e gemelli digitali di processi/asset”.
Per quanto invece riguarda l’intelligenza artificiale, la ricerca IDC mostra “ancora un focus sull'utilizzare questa tecnologia per facilitare la sinergia uomo-macchina, sia per favorire l'eccellenza operativa attraverso maggiore automazione, sia per migliorare la produttività dei lavoratori attraverso l'aumento della conoscenza digitale, come per esempio, i chatbot per istruzioni di assistenza, manutenzione e assemblaggio”.
Sul fronte delle tecnologie più tradizionali, la tecnologia maggiormente in crescita sono i Manufacturing Execution Systems, MES, il cui mercato in Italia sta vivendo una profonda trasformazione, influenzato dalle innovazioni tecnologiche e dalle mutevoli esigenze aziendali. “Tradizionalmente, le soluzioni MES venivano implementate principalmente on-premise; tuttavia, si è assistito a un notevole passaggio verso sistemi basati su cloud, che offrono maggiore flessibilità, scalabilità e un costo totale di proprietà inferiore”, spiega Lorenzo Veronesi, evidenziando che "le soluzioni MES contemporanee si stanno evolvendo da design rigidi e monolitici a framework più componibili e modulari, consentendo ai produttori di personalizzare i propri sistemi in base alle proprie esigenze specifiche. L'esperienza utente è anche diventata un punto focale, con interfacce intuitive, accesso da dispositivi mobili e strumenti di visualizzazione dei dati avanzati”.
La sintesi, secondo IDC, è che “sarà critico per le aziende Italiane investire in strumenti che consentano agilità, eccellenza operativa e processi decisionali basati sui dati: sono fondamentali per rimanere al passo con i tempi in un ambiente in continua evoluzione. In questo percorso, l'intelligenza artificiale industriale non è più solo uno slogan: è uno strumento vitale. Concentrarsi sull'applicazione strategica dell'intelligenza artificiale per affrontare specifiche sfide operative e promuovere miglioramenti tangibili in fabbrica sarà la via per sbloccare nuove opportunità di crescita”.
Nelle pagine che seguono, le risposte alle nostre due domande:
1 - Qual è nella vostra percezione, il livello di maturità in Italia delle imprese del manufacturing di fronte alle potenzialità della digitalizzazione?
2 - Nel nuovo scenario, quali aspetti appaiono come i più critici o più urgenti da affrontare e con quali soluzioni e servizi rispondete a queste esigenze?
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