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Il parere di Red Hat

Risponde Rodolfo Falcone, Country manager di Red Hat Italy

Autore: Redazione ImpresaCity

Per la vostra percezione del mercato italiano, quali ritenete sia oggi la maturità delle aziende rispetto alle diverse opzioni cloud?

Il cloud computing, in Italia, dovrebbe superare quota 10 miliardi di euro nel 2025 grazie a una crescita media annua nel periodo 2022-2025 di circa il 25%. Il cloud ha assunto un ruolo baricentrico nella trasformazione digitale e nel supporto di priorità tecnologiche e business grazie agli ormai comprovati vantaggi in termini di flessibilità e scalabilità rispetto alle tradizionali logiche on premise. La forte spinta alla digitalizzazione dei servizi e la consapevolezza che gli investimenti sul digitale comportino un vantaggio dal punto di vista competitivo stanno sostenendo anche in Italia i piani evolutivi di aziende e pubblica amministrazione. Sicuramente il livello di maturità non è lo stesso se consideriamo la dimensione aziendale e il mercato verticale di riferimento. Tra i settori sicuramente più in crescita vi sono la pubblica amministrazione centrale, la pubblica amministrazione locale e la sanità. Nel settore industriale (fatto anche da tante PMI) permane una situazione di incertezza. Le motivazioni sono principalmente di tipo esogeno alle imprese e vanno imputate in gran parte all’aumento dei costi dell’energia, all’inflazione, all’aumento dei tassi, allo shortage di materie prime e a un’attuazione parziale del Pnrr. Nel settore finanziario, la transizione al cloud è stata ben percepita e compare chiaramente all’interno dei loro piani strategici aziendali già da parecchio tempo.

In questa evoluzione, quali esigenze principali esprimono le aziende e come vi proponete di soddisfarle?

Come abbiamo detto, la domanda di servizi cloud continua e continuerà a crescere, anche dopo l’impennata della pandemia, ma aumenta al contempo anche la spesa che le aziende devono sostenere e molte cominciano anche a porsi la domanda se gli alti costi dei servizi offerti, e la loro difficile governabilità, non meritino una riflessione e, in alcuni casi, non rendano interessante considerare quella che viene definita “repatriation”, ossia il ritorno almeno parziale alle soluzioni interne. Questo scenario è stato determinato da diversi fattori, tra cui possiamo citare la congestione delle richieste spesso urgenti e con poca pianificazione, l’arricchimento dei servizi con le tecnologie emergenti, il porting di applicazioni “monolitiche” semplicemente containerizzate e non modernizzate secondo una logica cloud-native. Sicuramente il futuro del mondo IT sarà cloud, ma rispetto al passato occorrerà una migliore pianificazione e gestione. L’obiettivo generale è trovare comunque l’architettura più adatta a supportare le necessità aziendali. A volte è su un cloud pubblico; molte volte non lo è.

La nostra strategia Open Hybrid Multicloud permette di ovviare a gran parte di questi problemi e consente di avere un “paracadute” per spostare i carichi di lavoro dove meglio conviene per l’azienda: on premise, in cloud sino all’edge. E questo passaggio può anche essere fatto in modo graduale, salvaguardando così gli investimenti fatti nel passato.

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