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Speciale Smart City - Lo scenario del digitale per i cittadini

Quello delle Smart City è un settore ormai più che consolidato, anche in relazione al forte impulso avuto a seguito dei progetti previsti nell’ambito del Pnrr. Gli esempi positivi non mancano, perché oggi vi sono sia le tecnologie e le soluzioni che possono contribuire a incidere positivamente sulla qualità urbana, sia gli stanziamenti necessari per rendere concreti i diversi progetti. Ma a che punto siamo?

Autore: Edoardo Bellocchi

Quello delle Smart City è un settore ormai più che consolidato, anche in relazione al forte impulso avuto negli ultimissimi anni a seguito dei progetti previsti nell’ambito del Pnrr. Gli esempi positivi non mancano, perché oggi vi sono sia le tecnologie e le soluzioni che possono contribuire a incidere positivamente sulla qualità urbana, sia gli stanziamenti necessari per rendere concreti i diversi progetti. Ma a che punto siamo?

Approccio strategico

Inquadrando il fenomeno a livello globale, per le smart city si è passati da un approccio olistico a uno strategico, come spiega Remi Letemple, Senior research analyst di IDC Government Insights Europe: “oltre il 50% della popolazione mondiale di 7,7 miliardi di persone vive nelle città e le Nazioni Unite hanno previsto che questo numero salirà al 70% entro il 2050. Il più grande aumento dell'urbanizzazione avrà luogo nel mondo in via di sviluppo, che è il meno attrezzato per affrontare le diverse sfide che si pongono. Per unire vivibilità e prosperità delle città, l'innovazione tecnologica è fondamentale. La tecnologia è un fattore abilitante di cambiamento strategico, di capacità e operativo: se adottata con la giusta prospettiva, la tecnologia può consentire ai leader di tutto l'ecosistema cittadino di trasformare le esperienze dei cittadini e l'ambiente in cui tali esperienze si svolgono”.

Guardare all’ecosistema

Nel declinare in concreto queste istanze, il settore ICT si è impegnato per anni “alla ricerca di un cliente incentrato sulle città che potesse acquistare, implementare e realizzare il valore di tecnologie innovative”, prosegue IDC, spiegando però che “questo tipo di decision-maker con budget, responsabilità e autorità per impegnarsi in soluzioni olistiche in tutte le funzioni di una città è risultato evanescente. La sfida di trovare un orchestratore a livello di ecosistema cittadino è esacerbata da un ciclo elettorale che riduce la capacità di pianificazione a lungo termine. Ergo, le città e il settore ICT sono ancora bloccati a implementare soluzioni puntuali”.

Tuttavia, c'è un'area nel contesto delle città che riesce a coniugare sia un buon potenziale non sfruttato sia linee di responsabilità più facili da identificare: si tratta del mondo delle infrastrutture fisiche, delle abitazioni e qualcosa che IDC definisce “smart districts” o “smart places”. Per smart districts, prosegue Remi Letemple, si intende “un'area definita con un responsabile decisore ben identificabile come aeroporti, porti, campus universitari, complessi ospedalieri, stazioni ferroviarie e isole, ma più in generale, i distretti includono anche progetti di sviluppo immobiliare (o riqualificazione di aree dismesse) innescati da nuovi progetti di trasporto, rivitalizzazione di fiumi e lungomare, nonché grandi eventi, come i giochi olimpici”.

Smart, ovvero più tecnologie

Gli smart districts offrono anche “sfide politiche, sociali ed economiche meglio definite, come il risparmio energetico, la qualità dell'aria, l'assisted living per le persone anziane, la mobilità più sicura per pedoni e ciclisti”, fa notare IDC, spiegando che si tratta di “sfide più puntuali che possono essere affrontate attraverso l'innovazione tecnologica. Basti pensare che il settore delle costruzioni è responsabile delle emissioni globali all'incirca equivalenti alla Cina e deve operare a ‘zero emissioni nette di carbonio’ entro il 2050 se il riscaldamento globale deve rimanere al di sotto dei 2 gradi Celsius. Inoltre, questo è un settore tradizionalmente immaturo in termini di trasformazione digitale, e va anche detto che questi ambienti delimitati non sono solo preziosi di per sé, ma possono anche fungere da preziosa proof of concept prima di passare al livello della città”.

Capability in sinergia

Nel contesto degli smart districts, una pletora di tecnologie sta arrivando sul mercato: dalla tecnologia immobiliare, ovvero Proptech, alla tecnologia di pianificazione, Plantech, ai digital twin, alla realtà aumentata/virtuale (AR/VR), al 5G, all'intelligenza artificiale e fino all'edge computing: “la trasformazione digitale richiede che tutte queste capability agiscano di concerto, in particolare se si vogliono raggiungere con successo i risultati desiderati”, ricorda IDC.

Ma quello che sta diventando chiaro, sottolinea Remi Letemple, è che “un uso migliore e più efficiente dei dati è il tessuto connettivo alla base di molte delle soluzioni presentate. L'uso intelligente dei dati deve essere accompagnato da un'attenzione particolare alla sicurezza, alla privacy, alla governance e all'etica della raccolta e dell'uso dei dati. I leader tecnologici e operativi delle città vogliono essere in grado di tenere traccia dell'intero ciclo di vita dei dati dalla loro raccolta alla sintesi in informazioni rese accessibili dai digital twin. Si aspettano che i fornitori di tecnologia offrano soluzioni sicure, democratizzazione dei dati, investimenti in diversity & inclusion e sostenibilità”.

Ricostruire l'ecosistema

Con questa moltiplicazione delle tecnologie, emerge la tendenza a coinvolgere i fornitori di tecnologia in grado di offrire soluzioni integrate ed emergono anche partnership intersettoriali. IDC sta studiando i nuovi ecosistemi di partner del settore che guideranno il mercato. In sostanza, “per raggiungere i risultati richiesti dai leader delle città, sarà necessario un approccio coordinato tra società di architettura, ingegneria e costruzioni (AEC), immobili commerciali (CRE) e fornitori di tecnologia. Tutti questi tre gruppi hanno cercato in passato di essere l'unico punto di contatto per progetti intelligenti, ma a un certo punto hanno fallito. La direzione di marcia per le politiche governative, i programmi di finanziamento e le gare d'appalto è sempre più basata sui risultati, riflette nuovi standard e richiede innovazioni che possano orchestrare i dati fra diversi interlocutori”.

Si tratta in sintesi di “obiettivi possono essere raggiunti solo se l'intero ecosistema lavora insieme ed è in grado di allineare metriche quantificabili tradizionali con metriche qualitative come la salute e il benessere dei cittadini”, conclude Remi Letemple.

Nelle pagine che seguono, le risposte alle nostre due domande:

1 - Quali sono i punti essenziali da tener presente oggi quando si parla di Smart City?

2 - Quali sono le prospettive delle soluzioni per rendere più intelligenti le città anche alla luce dello scenario economico attuale?

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