HPE: Everything-as-a-Service è la ricetta per la sostenibilità

HPE punta su un approccio Everything-as-a-Service per abilitare l’utilizzo di modelli di economica circolare e ridurre le emissioni di CO2, permettendo ai clienti di mantenere skill, conoscenze e il know-how gestionale.

Autore: Redazione ImpresaCity

La rapidissima evoluzione tecnologica pone sotto pressione le organizzazioni IT, che devono gestire le infrastrutture e aggiornarle continuamente, per essere al passo con i tempi e mantenere i dati sicuri e disponibili in ogni momento. Questo comporta ogni anno, secondo le Nazioni Unite, la produzione di oltre 50 milioni di tonnellate di rifiuti tecnologici, mentre secondo dati della Commissione Europea il settore ICT (compresi i data center) genera fino al 2% delle emissioni globali di CO2.

ImpresaCity ne ha parlato con Mauro Colombo, Technology & Innovation Director di Hewlett Packard Enterprise Italia, secondo cui per cambiare questa situazione è necessario interrompere l'economia lineare del take-make-dispose e creare un'economia circolare che elimini gli sprechi attraverso materiali, prodotti e modelli di business adeguati.

mauro colombo, technology & innovation directorMauro Colombo, Technology & Innovation Director di Hewlett Packard Enterprise Italia

Il contributo di HPE all'economia circolare


HPE affronta questo problema attraverso un approccio Everything-as-a-Service che abilita l’utilizzo di modelli di economica circolare e la riduzione delle emissioni di CO2, grazie alla facilità di aggiornamento tecnologico delle soluzioni, oltre alla riduzione dei costi, delle emissioni e della creazione di Raee da over-provisioning.

La centralità dell’edge, che è parte integrante della visione di HPE, è anch’essa un fattore di sostenibilità. I grandi datacenter sono particolarmente energivori. Un modello con data center più piccoli e distribuiti, capace di analisi dei dati dove questi vengono prodotti, va a beneficio della sicurezza e della disponibilità immediata del dato, ma genera anche un minore impatto ambientale.

Ci sono poi iniziative come il Design for Environment (DfE) program - che ha i suoi pilastri in efficienza energetica, riciclabilità e scelta di materiali innovativi – e l’Asset Upcycling Services, che offre l'opportunità di restituire i prodotti ai Technology Renewal Centres (TRC) di HPE per essere rinnovati e, ove possibile, rimessi sul mercato.

Gli HPE Technology Renewal Center (TRC) di Andover, nel Massachusetts e di Erskine, in Scozia, aiutano a estendere la vita utile della tecnologia e a riciclare materiali in modo sicuro e responsabile. Nel 2018 gli HPE Technology Renewal Centers hanno processato oltre 4 milioni di unità sia HPE che non HPE. Di queste, l’89% è stato ricondizionato e rivenduto, mentre il resto è stato riciclato.

La percezione degli utenti finali
La sensibilità ai temi della sostenibilità e dell’impatto ambientale si sta rapidamente diffondendo e, specie nell’ultimo anno, HPE ha riscontrato una richiesta crescente in tal senso. Sempre più spesso le aziende inseriscono tematiche di sostenibilità all’interno dei propri obiettivi strategici di breve e medio termine.

All’interno degli obiettivi di sostenibilità rientrano anche quelli legati alle tecnologie IT per la riduzione dei consumi e un utilizzo più efficiente delle risorse IT. HPE ha incluso da diversi anni obiettivi di sostenibilità all’interno del proprio piano strategico ed è convinta che l’adozione di nuovi modelli Cloud possa permettere alle aziende pubbliche e private di raggiungere i loro obiettivi di business, riducendo l’impatto ambientale.

La sostenibilità è un investimento

La sostenibilità è un investimento per il futuro della propria azienda e di tutto il pianeta. Grazie al modello di nuova Generazione di Cloud, HPE coniuga sostenibilità e riduzione dei costi sin da subito. La modalità a consumo su cui si basa ribalta il concetto di pura vendita. Il produttore mantiene la proprietà e la responsabilità del prodotto per tutto il suo ciclo di vita, è responsabile della costruzione di un prodotto di qualità ed efficiente dal punto di vista energetico e dei materiali, nonché del ritiro del prodotto stesso e della sua preparazione o dei suoi componenti per il riutilizzo. Il cliente ne ha il pieno utilizzo, dove serve e per tutto il tempo necessario, pagando solo per ciò che ottiene, non per la soluzione stessa né per la sua manutenzione.

La fruizione delle tecnologie a consumo consente di ottenere diversi vantaggi, tra i quali l’eliminazione dell'overprovisioning - una situazione piuttosto comune, che vede le aziende acquistare troppo IT. Nei data center, in media, il 25% delle risorse di elaborazione non svolge un lavoro utile e le rimanenti funzionano a una piccola frazione della loro capacità. Ciò significa costi più elevati e consumi inutili di energia e spazio.

Inoltre, con la nuova Generazione di Cloud si può abbattere l’inefficienza di apparecchiature obsolete, che porta il 65% dell'energia utilizzata nei data center ad essere utilizzata per elaborare solo il 7% del lavoro. Oltre tutto, il modello Everything-as-a-Service permette alle organizzazioni che lo adottano di mantenere skill, conoscenze e il know-how gestionale in una fase di evoluzione tecnologica fondamentale nella quale bisogna sfruttare da subito tutte le innovazioni per poter rimanere competitivi. Questo garantisce quindi alla filiera italiana delle imprese ICT di continuare ad operare e di contribuire allo sviluppo dell’economia e delle competenze nel nostro Paese.

Per mettere in evidenza tutte le potenzialità del modello di nuova generazione cloud, HPE ha intrapreso un percorso di indagine insieme a The European House – Ambrosetti, lanciando lo Studio Strategico Nuovi modelli di cloud sostenibili, per la competitività e la crescita dell’Italia, auspicando che porterà a risultati significativi per l’intero sistema Paese.