L’IT che chiude il cerchio

Una IT enterprise che segua i principi dell'economia circolare è certamente più sostenibile: ma quanto è davvero possibile farlo, oggi?

Autore: Redazione ImpresaCity

Introdurre elementi di economia circolare nel ciclo di vita della propria IT è certamente un modo per ridurne l’impatto ambientale. Ma c’è un motivo se si parla poco di circolarità nell’IT aziendale: non è semplice da ottenere e la parte più d’impatto della teoria dell’economia circolare resta al di fuori del raggio d’azione delle imprese utenti. Ciononostante, è bene considerare i temi della circolarità anche in ambito IT. Per recepirli dove è possibile e per essere preparati a una evoluzione dell’IT che in ogni caso promette di arrivare.

L’economia circolare viene definita così perché introduce anelli “di ritorno” in tutti i passi del processo produzione-uso-smaltimento, che tradizionalmente è lineare. Alla fine del suo ciclo di vita, un prodotto concepito in logica circolare può contribuire a una produzione più sostenibile di altri prodotti, rimandando “indietro” nella catena produttiva materie prime riciclate, componenti recuperati, il prodotto stesso per un nuovo ciclo di vita. In estrema sintesi è il mantra “reduce, reuse, recycle” che gli anglosassoni recitano da anni. Le cose sono più complesse di così, in realtà, ma i punti chiave sono quelli.

Applicato all’IT, il messaggio “reduce” indica alle aziende di ridurre gli acquisti di prodotti al minimo, puntando su quelli che offrono un ciclo di vita più lungo e senza considerare troppo i messaggi di obsolescenza “accelerata” che possono venire dal mercato. Un prodotto è durevole quando è ben realizzato e con componenti validi, il che purtroppo incide di solito sul costo. Ma anche quando una sua eventuale riparazione è facile ed economicamente conveniente. Un aspetto che di solito non è un problema per i prodotti davvero enterprise, lo è per quelli che sono a metà tra il "pro" e il consumer: smartphone, tablet, alcune fasce di notebook.
electricity 1288717 1280In quest'ottica, i servizi di hardware as-a-Service e di locazione finanziaria sono una forma di uso più circolare dell’acquisto? Dipende. I servizi XaaS in effetti eliminano – lato azienda utente – il problema dell’ottimizzazione dell’acquisto, banalmente perché non sono un acquisto. L’impatto ambientale complessivo dipende molto dal tipo di servizio, dal ciclo di vita aziendale programmato per i device coperti e da quello che ne può fare l’utente, o il fornitore del servizio, alla fine del periodo di “affitto”.

La locazione finanziaria è un servizio più tradizionale e forse per questo molte realtà che lo offrono, a partire da alcuni fornitori tecnologici stessi, lo stanno abbellendo con elementi di sostenibilità. Alcuni, ad esempio, stimano le emissioni di CO2 del parco macchine contrattualizzato e le compensano economicamente oppure investendo in progetti “green” per conto del cliente. Altri hanno messo in campo risorse e programmi per la gestione “circolare” dei prodotti alla fine della locazione, con iniziative specifiche di riuso, riciclo, smaltimento.

Riuso e fine vita

Il tema del riuso è particolarmente sentito dai sostenitori dell’economia circolare. Un prodotto che ha esaurito il ciclo di vita per la sua specifica applicazione può essere ancora perfettamente valido per una seconda applicazione. Oppure per un utente diverso. In azienda il concetto del riuso è sempre stato frenato da questioni burocratiche. È banale mantenere un dispositivo in azienda e farlo circolare tra i possibili utenti interni fino a quando non ha più utilità. È più complesso – magari solo un po’, ma abbastanza per molte aziende – destinarlo a qualcuno esterno all’impresa.

Oggi la questione è diversa. Sia perché gli acquisti di prodotti ricondizionati sono sempre più popolari, sia perché esistono diverse realtà che acquistano prodotti usati dalle imprese, li ricondizionano e li rivendono ad altre. Il termine tecnico in questi casi è “remarketing”: aziende di servizi finanziari e vendor lo stanno facendo proprio, perché il mercato del riuso aziendale certamente esiste, anche se non è enorme, e perché mette le imprese in condizione di fare bene a sé stesse ed all’ambiente.
economia circolareUn confronto tra il classico ciclo di vita lineare di un prodotto e il ciclo “circolare”. Fonte: Gartner.Il remarketing, va sottolineato, per ora non lo sanno fare proprio tutti. Anzi. Il riuso non è solo “passare di mano” un prodotto così com’è. Prima va esaminato attentamente, testato e ricondizionato là dove serve. E, nei casi meno fortunati, il riuso deve trasformarsi in uno smaltimento, fase che richiede risorse e procedure diverse. Inoltre, approcciare il mercato del riuso dell’IT aziendale ha senso solo se si hanno strumenti adeguati, in primo luogo un canale internazionale - è anche una questione di massa critica - e la possibilità di certificare legalità e compliance di tutto il processo.

Infine, il riciclo. Che nel caso dell'IT rimanda subito al problema dello smaltimento dei rifiuti elettronici. Un problema sistemico che va oltre la capacità di intervento delle singole imprese. In generale la gestione del flusso dei rifiuti elettronici è deficitaria. I RAEE sono i rifiuti oggi a più rapida crescita (il 2% l’anno in Europa) ma solo il 17% circa viene gestito in modo appropriato. Migliorare è essenziale, anche farlo di poco sarebbe comunque un vantaggio importante per l’ambiente.

L'altro elemento che resta fuori dalla capacità di azione delle imprese utenti è l'ecodesign dei prodotti che usano: un prodotto, anche tecnologico, dovrebbe essere progettato sin dall’inizio tenendo conto della sua sostenibilità. Il che significa progettare un prodotto poco "energivoro", che usa quantità limitate di materiali pregiati e non riciclabili, durevole, aggiornabile, modulare, facilmente riparabile. Tutte caratteristiche che ne allungano il ciclo di vita e facilitano il riuso, anche parziale. Ma che si vedono raramente per i prodotti IT.

Forse è troppo presto per parlare di ecodesign dell'IT aziendale. Ma l'ambizione c'è. La spinta va in generale verso nuovi modelli di progettazione e produzione, modelli che ovviamente richiedono forte innovazione in tutti i processi di chi produce. Ma che senza la consapevolezza di chi consuma - ed è qui il ruolo degli utenti, per ora - difficilmente saranno adottati.