Il parere di Maticmind

Risponde Paolo Prevedini, Marketing & Business Development Director di Maticmind 

Autore: Redazione ImpresaCity

In base alla vostra esperienza sul mercato, come pensate abbia reagito la PA al repentino mutamento di scenario?
Senza dubbio il 2020 è stato intenso, segnato da situazioni che hanno cambiato il modo di concepire il lavoro e accelerato la trasformazione digitale. È stato l’anno dell’adozione del lavoro agile: moltissime realtà, anche del settore pubblico, si sono trovate a dover abbracciare in tempi rapidi soluzioni di smart working, in grado di garantire continuità a livello produttivo. La reazione della PA è stata per certi versi sorprendente rispetto allo scenario iniziale, segno comunque che qualche passo nell’ottica della digitalizzazione e dell’innovazione negli ultimi anni è stato fatto. È evidente che questa situazione nuova, ha fatto emergere criticità nella disponibilità e nell’uso delle soluzioni tecnologiche, che sino ad allora erano passate inosservate a causa del supporto immediato ricevuto in una situazione normale. Inoltre, in tutti gli ambiti, è emersa la necessità di rivedere l’organizzazione dei processi, favorendo, per esempio, la collaborazione e l’agilità. Il 2020 è stato però un anno di svolta, che da un lato ha confermato la grande capacità di reattività, dall’altro ha evidenziato i limiti degli strumenti a disposizione della PA e l’impossibilità di attendere oltre per superarli. 

Quali vedete come sfide prioritarie per la Pubblica Amministrazione centrale e locale per il 2021?
Non è facile fare una previsione su quali saranno le sfide che la PA, e in generale il mercato, dovrà affrontare nel 2021, considerando il clima di instabilità attuale. Sicuramente una priorità sarà completare i cantieri aperti nel 2020: progetti innovativi, nati dall’urgenza dello stato emergenziale, che vanno consolidati e strutturati. Secondo il piano di trasformazione digitale della PA, centrale e locale, il 2021 ha come obiettivo l’implementazione del modello di digitalizzazione che è stato abbozzato nel corso degli ultimi anni e che risulta fondamentale per riuscire a creare l’interoperabilità tra persone, servizi, dati, piattaforme e infrastrutture, sempre prestando attenzione a mantenere il corretto livello di sicurezza. A livello più generale, però, un aspetto è evidente e assolutamente prioritario: serve una linea strategica chiara, unica e condivisa che possa guidare le scelte e l’adozione di soluzioni digitali, innovative e integrate. 

Quali sono i principali elementi che possono differenziare nel nuovo scenario le esigenze della PA rispetto al comparto privato? 
Si può dire che l’emergenza abbia dato una scossa alla PA e al settore privato, trasformando un problema in un’opportunità di innovazione. Quando si parla di trasformazione digitale, non si intende unicamente infrastrutture, software, hardware e procedure, ma un concetto che ha un forte impatto su persone e competenze. Quest’ultimo aspetto rappresenta oggi la vera sfida per la PA in Italia, in tono certamente maggiore rispetto al comparto privato, visto il gap che spesso si deve colmare. Inoltre, la PA, rispetto al privato, deve avere delle linee guida precise a cui deve fare riferimento e uniformarsi, visti gli impatti che le implementazioni hanno su tutta la comunità. A questo riguardo, il punto di riferimento resta comunque il piano triennale dell’adozione dell’informatica nella PA e le sue linee strategiche.  
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